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Mercato San Severino: lo sfogo di Gaetano Rispoli, giovane positivo al Covid-19

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Mercato San Severino: lo sfogo di Gaetano Rispoli, giovane positivo al Covid-19
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Gaetano Rispoli, giovane di Mercato San Severino risultato positivo al Covid-19, scrive alla cittadinanza: “Ora basta cattiverie”

Gaetano Rispoli, un giovane ragazzo residente a Mercato San Severino e risultato positivo al Covid-19 scrive, tramite una lunga lettera pubblicata sui social, alla cittadinanza in merito alle critiche e alle cattiverie nei confronti dei suoi familiari derivate dalla decisione di non diffonde la sua identità.

“Il mio nome è Gaetano e sono il concittadino anonimo risultato positivo lo scorso 29 luglio. Non pensavo che la mia decisione di mantenere l’anonimato diventasse oggetto di tante polemiche e critiche, anche perché è stata presa sulla base del fatto che frequento molto poco il territorio comunale e le poche persone che ho incontrato prima dell’isolamento sono state prontamente avvisate.” Inizia così il lungo messaggio scritto da Gaetano Rispoli sui social.

“Mi dispiace dirlo -continua il giovane- ma la maggior parte delle persone che hanno speso parole negative riguardo la mia scelta, forse si sono preoccupate così tanto perché rappresentano quella piccola parte di popolazione che tutt’oggi gira senza protezioni; la stessa cosa vale per i negozianti che hanno le attività “in piazza”, a mio avviso preoccupati solo perché non hanno preso le giuste precauzioni e non rispettano le direttive degli organi competenti, ma su questo forse hanno avuto ragione perché sarebbe necessario un controllo maggiore e sanzioni più elevate proprio per quelle attività che non fanno rispettare le norme di base, che ormai conosciamo tutti, solo per il loro interesse personale, al fine di garantire la sicurezza dei consumatori. Mi hanno divertito commenti, sotto un post anonimo, di quelle persone che hanno sostenuto di conoscermi, ma di cui ignoravo l’ esistenza. Mi ha disdegnato venire a conoscenza di episodi di puro razzismo “Covid”, nei confronti di parenti, che oltretutto non vedevo da mesi, colpevoli solo del fatto di portare il mio stesso cognome.”

“Non voglio essere un martire nè fare pena a nessuno, anche perché, per fortuna ho presentato sintomi davvero lievi, ma quello che non potete sapere è che il virus vi distrugge anche in assenza di sintomi. I primi giorni sono i peggiori, i sensi di colpa pensando di aver contagiato qualcuno e la paura di sviluppare i sintomi più gravi sono un pensiero fisso, poi inizia il conto alla rovescia per il tampone di controllo, con la speranza che risulti negativo, ed è proprio allora che l’ ansia prende il sopravvento. Sono stato accusato di superficialità ed incoscienza, ma purtroppo parlare senza conoscere i fatti oggi è diventata una triste moda; chi come me è rientrato dall’estero esattamente un mese fa ed ha provato a richiedere un tampone con la sola motivazione del viaggio, non è stato preso nemmeno in considerazione, quindi io, con molta superficialità, poco senso civico ed irresponsabilità, ho provveduto, a mie spese, a sottopormi a test sierologici settimanali (tutti negativi), di cui l’ ultimo con data 24/07, vale a dire pochi giorni prima del tampone che sarebbe risultato positivo.” aggiunge Rispoli.

“Vi allego la foto del mio ultimo test sierologico, che, a detta dei medici, renderebbe improbabile che il mio contagio fosse riconducibile al viaggio all’estero, sulla base dei vari studi sui tempi di incubazione e sviluppo della malattia. Ieri ho avuto un’ulteriore conferma che la mia decisione di non aver consentito la divulgazione del nome è stata corretta, visto che i concittadini risultati positivi ieri hanno reso pubblica la loro identità, ma ad alcuni non è bastata nemmeno quella. Auguro una pronta guarigione a queste persone e mi rendo disponibile per qualsiasi domanda riguardante la mia esperienza personale. Non credo di aver offeso nessuno, ma nel caso sono pronto anche a chiedere scusa; coloro i quali si sentiranno accusati saranno quelli che hanno fatto parte della task force che ha indagato sulla mia identità, preso le foto dal mio profilo e diffuse sui vari social, proprio come una fotosegnaletica.”

“Ringrazio tutti coloro che -conclude la lettera- si sono resi disponibili per la consegna dei beni di prima necessità, tra cui amici, vicini, impiegati comunali ed alcuni negozianti della mia frazione, quelli che mi hanno augurato il meglio e quelli che tentano invano di difendere i diritti e la privacy dei positivi da coloro che sembrano essere alla sola ricerca di un nome per avere un argomento interessante di cui discutere. Consapevole del fatto che la mia storia ormai non interessa più a nessuno, ci tengo a precisare che il mio comportamento ha causato il contagio di una sola persona, consapevole tra l’altro del mio recente rientro dall’estero. Non auguro questa brutta esperienza a nessuno, ma voglio solo invitarvi a riflettere prima di giudicare perché chi sta in isolamento ha molto tempo per leggere i vostri commenti e per pensare, e potrebbe stare male a causa di una vostra frase; quindi pensate prima di commentare perché ricordatevi che nessuno è immune.”