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Marcello Ravveduto parla di mafie ai microfoni di Zerottonove

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Marcello Ravveduto parla di mafie ai microfoni di Zerottonove

Negli studi di Unis@und l’intervista a Marcello Ravveduto in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno Civile del 21 marzo

Marcello Ravveduto è assegnista di storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Salerno, presidente dell’associazione antiracket Coordinamento Libero Grassi ed editorialista di La Città e un attento studioso della “modernizzazione delle mafie”.

( per vedere l’intervista integrale clicca qui  https://www.youtube.com/watch?v=iCsTj3BhvH8)

Ieri, 17 marzo, è ritornato presso la sede di Unis@und dove, nel 2012, è andato in onda un programma radiofonico sulle mafie. L’Italia e le mafie è il titolo del libro realizzato a partire da quell’iniziativa e – come sostiene Marcello Ravveduto nella prefazione – “da quel seme è cresciuta una pianta coltivata, puntata dopo puntata, dai giovani redattori di Unis@und”.

Marcello RavvedutoAttraverso l’accantonamento dei luoghi comuni e degli stereotipi, le mafie sono descritte come uno “specchio deformante” che  mostrano “un’immagine parallela e complementare della storia italiana“. Il punto di partenza  da demolire è infatti “l’idea che la mafiosità sia caratteristica peculiare dell’identità meridionale“, da cui è derivata una “pulsione mitopoietica” tesa a motivare ideologicamente le violenze dei clan.

L’analisi di Marcello Ravveduto dei fenomeni mafiosi  è un tentativo di studiare i rapporti tra mafia e stato e il “modello identitario” creato dalle “tre sorelle” (Mafia, ‘Ndrangheta e Camorra), che “non sono solo crimine organizzato ma relazioni comunitarie, materiali ed immateriali”. La stabilità delle mafie nel lungo periodo ha prodotto, infatti, un processo di identificazione che è emerso sistematicamente nei momenti cruciali della storia italiana.

Marcello Ravveduto descrive, durante l’intervista, le mafie come degli “organismi vivi adattabili al contesto in cui vivono”; fermando la sua attenzione sul “rapporto sinallagmatico” tra politica, mafia e impresa, mostra come  uno degli aspetti fondanti delle mafie sia l’individualismo, base della loro “modernizzazione“. Nella prefazione di L’Italia e le mafie sono paragonate ad un pendolo perché caratterizzate da una vera e propria “metamorfosi adattiva”, che consente loro il superamento indenne dei passaggi storici.

Marcello RavvedutoDurante l’intervista si è toccato un argomento molto caro a Marcello Ravveduto: la storia di Libero Grassi, “intellettuale, politico, imprenditore, pensatore europeista e liberista” ucciso il 29 agosto del 1991 dalla mafia.

Nella sua biografia Libero Grassi. Storia di un siciliano normale del 1997 è ricostruita la storia di uno dei “nuovi mille” che hanno – secondo Marcello Ravveduto – “rifatto l’Italia”; le vittime innocenti delle mafie, illustri o meno, sono infatti i nuovi patrioti.

Mostrando come il Mezzogiorno, sempre definito passivo, nella lotta alle mafie sia parte attiva della Repubblica appare chiaro che “La resistenza alla mafia rovescia la geografia dell’eroismo nazionale,

Marcello RavvedutoL’intervista rilasciata per Zerottonove è stata fortemente voluta in occasione del 21 marzo, XIX Giornata della Memoria e dell’Impegno Civile organizzata da Libera, associazione che dal 1995 porta avanti la sua battaglia contro le mafie. Libera ha formato diverse generazioni educandole ad una “cittadinanza attiva” attraverso la sua presenza nelle scuole e nelle piazze.

Di recente in zona si sono, inoltre, inaugurati tre nuovi presidi di Liberaa Mercato San Severino, Scafati e Pagani, un altro a Salerno è in formazione. Marcello Ravveduto chiarisce l’importanza di un presidio di Libera all’interno dell’Università degli Studi di Salerno per promuovere ricerche scientifiche, storiche, antropologiche e urbanistiche delle mafie.

Marcello RavvedutoL’invito di Ravveduto va ben oltre il giorno commemorativo delle 900 vittime di mafia del 21 marzo perché “bisogna avere la capacità di portare giorno dopo giorno la testimonianza di cittadinanza attiva”. L’utilità sociale dei beni confiscati alle mafie, ad esempio, è la dimostrazione di come bisogna trasformare il male in bene comune “pulito”.

Marcello Ravveduto lascia gli studi di Unis@und mostrando la sua completa disponibilità per approfondire in futuro “la modernizzazione delle mafie”.