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Lucy di Besson: la donna che visse tutte le volte

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Lucy di Besson: la donna che visse tutte le volte

Luc Besson nel film fantascientifico Lucy mischia biologia a discussioni metafisiche, raccontando in 89 minuti, tramite la Johannson, il cervello umano

[ads2]È uscito nelle sale cinematografiche Lucy:  il nuovo film di Luc Besson ha conquistato al botteghino due milioni di euro in tre giorni. Il film francese attraverso la 24enne Lucy, interpretata da Scarlett Johannson, racconta l’uomo rapportato al tempo. L’essere umano è ciò che comunica e ciò che tramanda (e lascia) agli altri, il film è una narrazione che si muove a passi velocissimi tra l’evoluzione dell’uomo e le facoltà innate delle nostre cellule di riprodursi e tramettere conoscenza. L’interrogativo posto da Besson allo spettatore è quello di vedere cosa (ipoteticamente) succederebbe se l’uomo, invece che sfruttare il 10% delle sue capacità intellettive , usasse le potenzialità del suo cervello dal 30% in poi. Il viaggio temporale è allora quello tra Lucy, l’australopiteco più antico, e la somma conoscenza che diventa Dio.

lucyLucy, studentessa a Taipei (Taiwan), diventa corriere umano della droga per conto del capo di un’organizzazione criminale, Kang (interpretato da Choi Min-sik). A causa dell’ingerimento di alcuni grammi del CPH4, un’enzima usato in realtà come droga, Lucy comincia a sviluppare alcuni poteri sconosciuti all’essere umano, come il controllo della materia e lo spostamento spazio-temporale. Il film mischia riflessioni metafisiche e biologiche in un intreccio d’azione alla Besson: non mancano gangster e poliziotti. Il professor Samuel Norman (interpretato dal premio Oscar Morgan Freeman), ordinario di Biologia all’Università di Parigi, è il destinatario di tutte le conoscenze acquisite dalla protagonista. La visione del nuovo lavoro del regista francese è scandito, nei suoi 89 minuti, dalle percentuali usate ogni volta da Lucy, fino ad arrivare al 100 %.

Lungi dal conferire al film validità scientifica, si fa vedere senza nessuna pausa o tempi morti. Al film Luc Besson ha lavorato ben 9 anni:  «Quello che mi ha interessato di più del film è recitare un personaggio che è in una costante fase di transizione – ha detto -. Più la droga va in circolo, più Lucy perde la capacità di empatia e di provare dolore. Così, anche se può immergersi profondamente nella memoria di qualcun altro e controllare le persone, perde via via la sua capacità di giudizio e di opinione. È stato interessante. Per non rendere la mia performance piatta e monotona bisognava evidenziare le emozioni dietro le sue azioni».

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Mi chiamo Danilo Ruberto, sono laureato in Filosofie e Scienze della Comunicazione e della Conoscenza presso l'Università della Calabria. Attualmente sono iscritto al secondo anno della laurea magistrale in Teoria della Comunicazione. Informare significa offrire diverse possibilità di guardare un determinato fatto. Tra le mie passioni vi sono la letteratura e il cinema. Vengo da brevi esperienze in testate on line, con particolare attenzione verso l'attualità e il mondo cinematografico. "Il cinema non dice cosa desiderare, ma come desiderare" (Slavoj Zizek)