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L’Oratorio San Domenico Savio di Gaiano a sostegno del Burkina Faso

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L’Oratorio San Domenico Savio di Gaiano a sostegno del Burkina Faso

L’esperienza di Vanessa Gioia, una missionaria portatrice di speranza

 Solo l’amore per il prossimo e il costante impegno di offrire il proprio aiuto umanitario a sostegno dei più bisognosi rendono una missione o una semplice azione degne di ammirazione e di una rinnovata speranza. Quella stessa speranza che anima, da più di dieci anni, l’Oratorio “San Domenico Savio” di Gaiano, frazione del Comune di Fisciano e il gruppo “Caritas Madre Teresa di Calcutta” costituitosi al suo interno grazie alla collaborazione di donne semplici, che col loro prezioso aiuto contribuiscono a donare un sorriso ai bambini dell’Africa e in particolar modo al popolo del Burkina Faso. Tra queste un meritato attestato di stima va attribuito a Vanessa Gioia, che da otto anni si reca nel piccolo Stato del Continente Nero per portare un messaggio di speranza e di solidarietà alla maggior parte di questa popolazione che vive di stenti e di sofferenze. Vanessa, tornata a fine gennaio dal Burkina Faso dopo quasi un mese di permanenza, si è fatta ancora una volta carico di un’esperienza unica, che non è possibile comprendere se non si vive direttamente sul campo, tra la gente di quella terra, tanto martoriata quanto desiderosa di rinascita per una vita migliore.

Questo sogno di “ammodernamento” lo stanno facendo vivere, già dal 2000, i ragazzi e la comunità di Gaiano che cercano, nel loro piccolo, di aiutare gli abitanti del Burkina Faso. Coi quali hanno stilato un vero e proprio accordo missionario per portare un po’ di sollievo e la possibilità di trasformare un sogno in realtà. In questi anni, col contributo della cittadinanza gaianese sono state realizzate già due forage che consistono in pozzi di minimo 80 metri di profondità, costruito un campanile, per far capire loro che a che ora ci si alza, a che ora si va a scuola e come si gestisce una giornata. E’ stato acquistato un gruppo elettrogeno per dare luce alla sala parrocchiale e in Chiesa, microfoni, carrozzini per disabili e si è riusciti a mettere insieme circa 300 adozioni a distanza che permettono di dare a queste persone da mangiare e vestire.  L’obiettivo di quest’anno è cercare di terminare i lavori di una sala polivalente da utilizzare per organizzare dei corsi di educazione domestica e accogliere tutti quei bambini che non vanno a scuola. “Dovete pensare – racconta Gioia dopo le sue esperienze – che qui la vita non è facile, in realtà da queste parti non si vive, ma si sopravvive”.

Un concetto difficile da far comprendere a chi è abituato ad avere tutto a portata di mano, a chi non deve pensare a cosa mettere a tavola ogni giorno: “La gente è disperata – continua Gioia – non ha niente da mangiare. Il loro pasto primario è il To, una sorta di polenta fatta di farina di miglio, il cibo che noi diamo ai canarini, tanto per intenderci. L’acqua è un miraggio. Le donne, in modo particolare, per andare a prendere un secchio di acqua devono percorrere dai 20 ai 25 km. a piedi. La loro vita, poi è organizzata con la luce del sole. Non avendo corrente elettrica tutto quanto viene svolto dall’alba al tramonto, vale a dire, dalle 5 del mattino sino alle 18.30 della sera. Poi sono le stelle e la luna a dover dare un conforto di luce alla notte”. Per quanto riguarda l’organizzazione scolastica “I bambini che vanno a scuola – racconta Gioia – non hanno una macchina o un bus che li trasporta, si devono alzare alle 5 del mattino e a piedi incamminarsi per una ventina di chilometri. Le maestre raccontano che a volte i più piccoli arrivano così stanchi che si accoccolano con la testa sul banco e dormono. Tutte queste cose sembrano assurde e quando le vedi ti piange il cuore. E’ una dura realtà. Sembrano cose da documentario storico, invece sono vita quotidiana come le malattie, qui si sviluppano rapidamente e senza nessun controllo: malaria, lebbra, aids e tutte le malattie tropicali tipiche del posto. Non è facile spiegare le difficoltà della loro vita; certi aspetti per comprenderli appieno bisogna viverli, solo così si puo’ dare il vero valore alle cose che noi abbiamo la fortuna di avere a portata di mano”.

Un racconto commovente, che fa comprendere il profondo stato di disagio di questo popolo. Vanessa, a cui va il ringraziamento del parroco della comunità di Gaiano, don Alfonso Rinaldi e dell’intera cittadinanza, continuerà anche nei prossimi anni il suo viaggio della speranza, motivata da grandi sentimenti e desiderosa di offrire un contributo concreto per il riscatto di un popolo che ha tanta voglia di vivere e di migliorarsi.