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Litoranea Globale

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Litoranea Globale

Percorro ogni giorno la litoranea, la definisco la “strada globale”. In 20 kilometri vedi tutto il mondo. Dal Bangladesh alla Repubblica Ceca, dal Marocco all’India. Ucraina, Nigeria, Polonia e ancora tanti altri. Disseminati tra baracche e centri di accoglienza. In bici, a piedi, con una birra, una zappa, una busta. Portano avanti gli orti della Piana, li aprono alle 5 del mattino e li chiudono alle 6 di sera

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La “strada globale”, sono già decenni che gli extra comunitari ci risiedono. Se ricordate i “Vu cumprà” sono arrivati sulle spiagge pestane a metà degli anni ‘70. Generazione nata nel ’50, oggi nonni di nipoti maggiorenni, nati italiani, anzi salernitani e cresciuti con noi.

Litoranea direzione Sud
Litoranea direzione Sud

A detta delle più alte autorità investigative internazionali non sono i più vecchi a preoccupare, ma i loro figli, i loro nipoti. Mi chiedo qual è la differenza tra nonno e nipote extracomunitario? Non dovrebbe essere più integrato il giovane nato e cresciuto a Battipaglia? Che parla quasi esclusivamente l’italiano, il più delle volte condito dal dialetto locale? Vissuto tra mille link con la modernità, informato su tutto ciò che accade ad anni luce, tra un Ipad e un Pokemon Go?

A detta delle autorità investigative la risposta è no, è proprio tra di loro che si annida il foreign fighter, come si chiama oggi il ribelle combattente, giovane di seconda o terza generazione. E come generazione, sulla “strada globale”, ci siamo.

Se i presupposti sono questi, e se il fenomeno del nuovo terrorismo avrà ancora una durata considerevole, allora, anche in provincia di Salerno, non possiamo dirci fuori dalla sua influenza, dovremmo iniziare a porci qualche interrogativo, fare un’analisi più approfondita, ognuno nel suo orto.

Perché l’analisi non è tanto distante ed astrusa dalla nostra realtà locale? Non solo per la concentrazione di stranieri sulla “strada globale” ma perché con la minaccia che incombe oggi non c’è porzione di Terra che può dirsi esclusa. Se parliamo solo degli ultimi sei mesi a Dacca è stato ucciso un beneventano, a Bellizzi è stato catturato un terrorista. Con questo non voglio dire che abbiamo i terroristi in casa ma semplicemente che non possiamo credere che il problema del terrorismo non ci riguardi, che siamo esclusi dalle sue dinamiche.

Dovremmo rimboccarci le maniche ed ognuno dal proprio orto cercare di guardare oltre. I nostri orti saranno al sicuro se tutti gli orti del mondo saranno sicuri. E’ un passaggio semplice ma difficilissimo da fare. Il passaggio semplice è che per essere sicuri tutti devono avere il proprio orto da coltivare, dove seminare, lavorare e cogliere i frutti a fine giornata. La cosa difficile è distribuire la porzione di terra. Finché c’è anche una sola persona che non semina nessun orto è sicuro.

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