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La riforma costituzionale, le ragioni di una scelta: sì o no?

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La riforma costituzionale, le ragioni di una scelta: sì o no?

La riforma costituzionale discussa durante un aperitivo culturale, sabato 1 ottobre all’ Hotel Holiday Inn, Cava de’ Tirreni. A confronto una maggioranza del Sì contro la minoranza del No. 

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Un aperitivo culturale organizzato dal prof. di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Salerno, Armando Lamberti. Un incontro che ha visto la maggioranza del Sì al cambiamento del referendum costituzionale previsto il 4 dicembre, contro una piccola parte del No, rappresentata da Raffaele Chiarelli, professore presso l’Università G.Marconi di Roma, ospite per un confronto sulle ragioni del SI.la riforma costituzionale

Per i saluti introduttivi, sono intervenuti Domenico Campeglia e Massimiliano De Rosa, rappresentanti del Comitato ‘Basta un Sì’ e presentati al convegno dal direttore del TG3 Campania, Giuseppe Blasi.

Le ragioni del Sì

A spiegare la riforma costituzionale e le ragioni del SI, un sempre più animato Armando Lamberti, professore e consigliere comunale di Cava de’ Tirreni. Il comitato del SI prevede l’eliminazione del bicameralismo paritario o perfetto, in Italia la Camera dei Deputati e il Senato hanno gli stessi poteri, due camere elette da due corpi elettorali ben diversi, e con l’avvento del Movimento 5 stelle, si è passato a una realtà politica tripolare. Italia si parla di crisi costituzionale.

“La crisi della democrazia rappresentativa, – afferma Armando Lamberti ha rappresentato la lontananza la riforma costituzionaledei cittadini alla politica, poiché la difficoltà è prevedere una maggioranza politica in tanti partiti. Basta pensare che dal 1947 al 2013 la percentuale degli astenuti è salita dal 7% al 52%. Per questa ragione noi ci proporremo di andare nelle piazze. La modifica del Titolo V è una delle motivazioni più avvincenti, la revisione del rapporto tra stato e regioni, molte materie passano alla competenza dello Stato. E per ultimo, la riduzione dei costi della politica con un risparmio di milioni e milioni di euro, solo se si pensa alla riduzione del numero dei senatori, da 315 a 100.”

Al convegno, presente anche il Sindaco Servalli, sostenitore del SI e del cambiamento del referendum costituzionale.

 “La Città si trova ad affrontare ogni giorno questioni diverse di grande importanza, come l’ambiente, il territorio, e aver sempre presente una tematica importante, quella dell’accoglienza, soprattutto insegnarlo ai nostri figli, educati a comprenderla e a non aver paura della diversità. Questa riforma deve convincere, rappresenta una battaglia per l’Italia, e se ciò non avvenisse, perderemmo ancora altri anni per trovare un cambiamento.”

Carlo Malinconico, professore presso l’Università di Roma Tor Vergata, ribatte sul problema dei decreti legge presentati in Parlamento. – “Con la mia esperienza al Palazzo Chigi, ho visto la presentazione di ben cento decreti legge, quando i decreti legge devono essere presentati in caso di estrema urgenza. Questo non è buon rapporto tra potere esecutivo e Parlamento. Il cambiamento del Bicameralismo, il cambiamento del Titolo V, il procedimento legislativo viene semplificato, accelerando i tempi di decisione.”

Le ragioni del Nola riforma costituzionale

L’unico a sostenere le ragioni del NO, Raffaele Chiarelli dell’Università G. Marconi di Roma. Durante il convegno sono state presentate delle diapositive per spiegare tali ragioni. In particolare sono interessanti alcuni punti.

Supera il Bicameralismo? NO, il Bicameralismo non viene abolito, e continuiamo ad avere due Camere che legiferano liberamente.
Riduce i costi della politica? No, solo di un quinto e vale la pena dare un occhio ai deputati, che sono ben 630.
Amplia la partecipazione diretta da parte dei cittadini? NO, triplica da 50’000 a 150’000 le firme per i disegni di legge di iniziativa popolare.
È una riforma innovativa? NO, conserva e rafforza il potere centrale a danno delle autonomie, private di mezzi finanziari.
La riforma costituzionale è legittima? NO, perché è stata prodotta da un parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale.

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