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La Favola di “Amore e Psiche” al Tunnel Borbonico

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La Favola di “Amore e Psiche” al Tunnel Borbonico
Amore (Valerio Gargiulo) e Psiche (Livia Bertè) al Tunnel Borbonico - Photo Pietro Avallone

“Chimera. La favola di Amore e Psiche negli occhi di Dino Campana”. Una rappresentazione teatrale anticonvenzionale, un omaggio a Carmelo Bene, al Tunnel Borbonico nella scenografica cornice del nudo tufo

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Con un doppio appuntamento serale, Domenica 22 Marzo, al Tunnel Borbonico è ritornato in scena lo spettacolo “Chimera, la favola di Amore e Psiche negli occhi di Dino Campana”. Una rappresentazione teatrale anticonvenzionale, ideata nel 2012 da Livia Bertè, con l’intento di celebrare il grande artista Carmelo Bene, nella ricorrenza del decennale della sua morte.

Fulcro dello spettacolo è la favola di “Amore e Psiche”, narrata da Apuleio nel II sec. nell’opera “Le Metamorfosi”, ma secondo alcuni risalente ad una tradizione orale precedente. Nel riadattamento teatrale della Bertè, che ne è anche regista nonché interprete, la storia classica è arricchita da alcuni versi, tratti liberamente dai Canti Orfici di Dino Campana e cavallo di battaglia teatrale del “genio incompreso”.

Sovrapposizione che, con l’ausilio di tecniche vocali ai limiti della sperimentazione, evoca continue e speciali suggestioni. L’intento della Bertè, per altro riuscito, è quello di donare alla favola un’atmosfera notturna, sognante e seducente, sospesa tra l’ “Eros” ed il “Thanatos”. A donare fluidità all’esperimento la musica inedita per arpa e violino, composta da Gianluca Rovinello, ed eseguita dal vivo dallo stesso autore, coadiuvato da Annarita Di Pace.

amore e psicheLa minimale scenografia, costituita da luci non artificiali quali bracieri, fiaccole, lumi e candele, è volta a conferire forza e sincerità alla vicenda. Nella rappresentazione proposta al Tunnel Borbonico, nelle stanze e nei cunicoli “rivestiti” dal nudo tufo, tale aspetto si è enfatizzato ulteriormente, assumendo un carattere ancor più suggestivo, virato quasi ai confini del surreale.
Lo spettacolo – della durata di circa 80 minuti – consta di due parti, la prima itinerante con il pubblico in piedi che si muove insieme agli attori e la seconda, invece, eseguita da un palcoscenico, per l’occasione tufaceo, con gli spettatori comodamente seduti.

La rappresentazione è risultata gradevole, l’ennesima conferma dopo i successi già riscontrati precedentemente in altri luoghi. Bravi e coinvolgenti gli interpreti, che oltre a narrarci una vicenda del mondo classico, reinterpretata in chiave moderna, sono riusciti a trasmettere ai presenti suggestioni ed emozioni, tipiche di un mondo onirico.

La favola di Amore e Psiche nella versione ideata da Livia Bertè è uno spettacolo che può essere proposto in diversi luoghi, anche insoliti rispetto a quello canonico del teatro, come confermato nella messa in scena alla Galleria Borbonica. Chissà quale valenza può assumere in un sito archeologico della levatura di Pompei o Paestum.

Galleria fotografica dello spettacolo – All Rights Reserved Pietro Avallone

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Laureando in architettura, Flaneur e fotografo. Nel 2004 vince il concorso fotografico "Spalle al mare" indetto dalla Feltrinelli di Napoli. Al suo attivo le mostre fotografiche "Altrove che quì" (IX meeting del mare, Marina di Camerota 2005), "Scelte di vita" (Expressioni, Lacco Ameno-Ischia 2005). Partecipa ad A.GA.T.A. con 2 retrospettive di cui cura personalmente anche gli allestimenti (Camerota, 2009, 2010). Per Edizioni dell'Ippogrifo è autore delle foto dei libri "La nuova Cucina di Napoli" di F. Aiello (2013) e "Sorbillo La pizza di Napoli" di F.Aiello (2014). Nel 2014 una sua foto è pubblicata sul sito del TIME