Home Cronaca La Città della Scienza è completamente distrutta, e con lei anche Napoli

La Città della Scienza è completamente distrutta, e con lei anche Napoli

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La Città della Scienza è completamente distrutta, e con lei anche Napoli

La Procura di Napoli ha avviato, in data odierna, quella che sarà l’inchiesta campana più importante del 2013: l’incendio della Città della Scienza, avvenuto questa notte nell’area di Bagnoli, dove il Museo e i suoi padiglioni sono andati completamente distrutti, nonostante gli accaniti sforzi dei Vigili del Fuoco per spegnere le fiamme. Hanno speso tutta la notte per domarle, mai ormai era troppo tardi.

Da questa mattina è in corso un sopralluogo della Polizia e del Magistrato locale, e si fa strada l’ipotesi – niente affatto ufficiale – che l’incendio sia stato provocato da qualcuno che intendeva produrre un gesto simbolico, forse un avvertimento, contro la città e contro coloro che intendono renderla “vivibile” promuovendo attività “sane” (anche culturali). Numerosi messaggi stanno arrivando da tutto il mondo a coloro che sostano in lacrime davanti alle ceneri della Città della Scienza, ovvero i circa 160 dipendenti della struttura, che si sono radunati per cercare di capire quanto successo e avere rassicurazioni sul futuro, insieme agli addetti dell’indotto.

L’incendio nell’area dell’ex Italsider di Bagnoli non ha causato feriti, dal momento che il lunedì è giorno di chiusura settimanale. I danni invece sono ingentissimi: restano solo i muri perimetrali, l’interno dei padiglioni è totalmente devastato.

Le testimonianze possedute riferiscono di una estensione rapidissima dell’incendio, complice la massiccia presenza di legno e altri materiali infiammabili. In pochi minuti, è andato in fumo un complesso da 350.000 visitatori all’anno – nato per opera di Vittorio Silvestrini, Presidente della Fondazione Idis – che in una dozzina d’anni aveva guadagnato consensi da tutto il mondo, non solo come luogo per apprendere ed esperire le leggi della scienza,  ma anche come centro congressi, centro di alta formazione, incubatore di imprese.

Com'era prima.
Com'è adesso. Fonte: http://www.ilgiornalediolbia.it/

L’area, inaugurata nel 2001, si estende ora in 10-12 mila metri quadrati di macerie, praticamente l’intero centro a eccezione del ”Teatro delle Nuvole”, un corpo separato che ospitava rappresentazioni. Il custode racconta di aver visto una colonna di fumo e di aver dato subito l’allarme, ma in pochi minuti il fuoco si è impadronito del legno degli interni, diventando indomabile.

Sono state ore di sgomento anche per tutti gli abitanti di Bagnoli, che temevano di rimanere intossicati dal fumo denso e nero, poi invece sospinto dal vento verso il mare aperto.

Dopo gli interventi di riconversione, i dipendenti collocati nella struttura temono ora di non trovare più occupazione. Un appello per ricostruire la Città della Scienza è del fisico Luciano Maiani. “E’ un danno irreparabile, e spero davvero che scienza e industria si mobilitino per ricostruirla quanto prima”, ha detto l’attuale Presidente della Commissione Grandi Rischi.

“Il complesso di Bagnoli” afferma Maiani “è stata il simbolo della volontà del Mezzogiorno di partecipare allo sviluppo industriale, soprattutto in questo momento di grave crisi”. E’ stato anche un incubatore di nuove aziende ed il simbolo di una collaborazione attiva fra scienza e industria. Lancio quindi un appello alle aziende, e spero in una mobilitazione pronta e rapida”.

Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, partecipa allo strazio collettivo. “Governo e Regione hanno il dovere di intervenire subito, e devono assumersi l’impegno di far ripartire il sito quanto prima possibile, dando certezza degli investimenti necessari e della celerità degli interventi, e inoltre devono garantire continuità per le lavoratrici e i lavoratori”. E prosegue: “Le immagini dei lavoratori in lacrime davanti al rogo della Città della Scienza testimoniano quanto il mondo del lavoro sia colpito dalla distruzione di un simbolo positivo di innovazione, riqualificazione e riscatto in un’area, quella di Bagnoli, che aveva vissuto la dismissione dell’Ilva ma aveva ritrovato, proprio nella Città della Scienza, il primo segno di uno sviluppo possibile e di un’attrazione internazionale”.