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La Bella e la Bestia: analisi di un amore “riciclato” dal grande schermo

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La Bella e la Bestia: analisi di un amore “riciclato” dal grande schermo

Quando un film ha troppi precedenti…

La bella e la bestia non è solo una fiaba, è una delle storie d’amore più belle che siano mai state scritte. La sua essenza prende forma dai concetti di bellezza interiore e di personalità, dalla possibilità di amare una persona per ciò che è e non per come appare.

Tutti abbiamo amato la versione cinematografica della Disney del 1991 e per molti di noi, quella è la vera favola della Bella e la Bestia. Un rapporto affettivo, quello con il cartoon che però ci ha dato una versione della storia, edulcorata e fruibile, giustamente, da un pubblico giovane.

La vera storia di Belle ha in realtà origini molto antiche e la fonte principale risale alle Metamorfosi di Apuleio e precisamente al famoso racconto di Amore e Psiche. La prima edizione del testo sarebbe, presumibilmente, risalente al II sec d.C.

L’autore francese Jeanne- Marie Leprince de Beaumont adattò una versione di La Bella e la Bestia da un racconto di Madame Gabrielle- Suzanne Barbot de Villeneuve che si rifaceva appunto al racconto di Amore e Psiche.

Come tutti i racconti di successo, la storia d’amore di Belle con la Bestia è stata trasposta in diverse versioni: quella a cartone animato del 1991 ad opera della Disney è stata solo la più recente dopo una versione lirica del 1771, ma soprattutto dopo il film del 1946 di Jean Cocteau e Jean Delannoy con l’attore francese Jean Marais, dal titolo, appunto, La Belle e la Bête.

Dal 1991 il cinema non vedeva un adattamento cinematografico di quest’immortale immortale, fino allo scorso 27 febbraio, quando è approdato nelle sale La Belle e la Bête di Christophe Gans con Léa Seydoux e Vincent Cassel nei panni dei protagonisti.

Più fedele all’originale che al cartoon, e in parte anche alla versione di Cocteau, qui vediamo che Belle è figlia, appunto, di un mercante ed ha due sorelle viziate e superficiali ( che somigliano alle sorellastre di cenerentola in verità) e due fratelli.

Dei cinque figli, Belle è la più piccola e desidera cose semplici e una vita semplice, quando il padre cade in rovina perchè una tempesta ha distrutto le sue navi da carico, tutta la famiglia si trasferisce in campagna. Per una circostanza fortuita una nave delle tre disperse in mare, viene recuperata e il mercante deve compiere un viaggio in città per recuperare i pochi reperti. Qui viene colto da una serie di disavventure e per scappare da un gruppo di malfattori si ritrova in un castello apparentemente abbandonato dove incontra la bestia. Questi cattura il padre di Belle e gli permette di vedere la propria famiglia solo per un giorno. Belle sarà l’unica dei figli a sacrificarsi per il padre e a cedere la propria vita al mostro. Poco alla volta i due, che si incontrano tutte le sere, sempre alla stessa ora, si innamorano, ma un gruppo di malviventi con cui uno dei fratelli di Belle ha dei debiti tenta di uccidere la Bestia e saccheggiare il castello.

Rispetto al racconto Disney, qui non ritroviamo la rosa incantata, ma bensì tante rose, che sembrano essere il simbolo del potere magico della Bestia. Il passato di quest’ultimo è molto più dettagliato e riprende un po’ il modello mitologico delle metamorfosi; vi troviamo addirittura una ninfa dei boschi e suo padre, il dio della foresta.

Il racconto sembra per questo avere radici più classiche che romantiche, anche se manca di azione, salvo nelle scene di combattimento che vediamo alla fine e che per la grafica e l’esecuzione al computer sembrano uscite da un recente videogioco.

Gran parte del film, infatti, è realizzato al computer e molto poche sono le scene dal vero. Anche se della Bestia sostanzialmente sappiamo tutto, la maggior parte delle inquadrature sono dedicate a Léa Seydoux e al suo personaggio.

Più volte vediamo l’azione sospendersi per lasciare spazio alle inquadrature della Bella con gli sfarzosi abiti che le regala la Bestia, quasi si trattasse di una sfilata.

Tutta l’azione del film viene concentrata nel combattimento finale, come si è detto, e per quanto riguarda quella amorosa fra i personaggi, la trasformazione del sentimento avviene in maniera quasi impercettibile. Nessuno dei due fa nulla per l’altro, soprattutto la Bestia, che nelle versioni precedenti le prova tutte per farsi amare, in questo caso, a parte i molti regali, non compie gesti romantici.

Il legame fra i due nasce e cresce troppo velocemente, finendo per passare in secondo piano rispetto alle scene d’assieme, alla scenografia e ai costumi. Non si capisce bene a che genere appartenga il film; proprio perchè non vi è approfondimento delle situazioni e troppi generi vengono affrontati e messi insieme contemporaneamente.

I nostalgici della versione disneyana non avranno certamente apprezzato il film di Gans, o comunque avranno avuto difficoltà a immergersi nella storia. Daltronde è impossibile non fare dei confronti. Il film andrebbe, invece, visto con uno sguardo vergine e libero da tutte le versioni precedenti, anche quelle letterarie. Ma ciò vale per tutti i film che derivano da fonti pregresse e in questo caso ci si può soltanto godere l’ottima grafica e l’interpretazione degli attori che in questo caso è stata buona.