Home Cultura Ivano Troisi e l’alchimia degli elementi

Ivano Troisi e l’alchimia degli elementi

0
Ivano Troisi e l’alchimia degli elementi

Leggerezza della terra è l’ultima mostra presentata dalla Fondazione Filiberto Menna presso il Museo Archeologico Provinciale di Salerno per il ciclo “Tempo Imperfetto”, a cura di Stefania Zuliani e Antonello Tolve. L’autore delle opere è Ivano Troisi, giovane artista salernitano

[ads2] Leggerezza della terra è un titolo che si presenta come un ossimoro, in genere il concetto di terra riconduce a un’idea di pesantezza, invece Ivano Troisi con le opere presentate al Museo Archeologico Provinciale cerca di dare alla terra un senso d’inconsistenza che evapora nelle trame della carta. La mostra è l’ultima del ciclo “Tempo Imperfetto”, curato da Stefania Zuliani e Antonello Tolve e promosso  dalla Fondazione Filiberto Menna rappresentata dal presidente Angelo Trimarco. La serie di cinque mostre che si sono svolte tra la primavera e l’autunno di quest’anno giunge al termine con un’operazione site specific (opere pensate e realizzate appositamente per quel luogo) realizzata da un giovane artista, salernitano di nascita, e che chiude in un certo senso il cerchio dei vari “sguardi presenti” volti al Museo Archeologico – come appunto recita il sottotitolo di “Tempo Imperfetto“.

Ivano Troisi inoltre è presente nel panorama artistico salernitano almeno dal 2012, anno in cui ha presentato una sua opera per la manifestazione Door to door (29 e 30 settembre 2012) e si è svolta la suaIvano Troisi prima personale presso la galleria Tiziana Di Caro (dicembre 2012 – marzo 2013). Vive e lavora a Roma, dove si è diplomato all’Accademia di Belle Arti e dove è nato il suo interesse verso la carta, frequentando workshop, osservando gli antichi procedimenti di lavorazione che tramandano i musei di Frabriano, Amalfi e Basilea. Da questo suo percorso di studi è partita la sperimentazione sulla carta, che di volta in volta mostra un’evoluzione nella sua lavorazione. Nel suo studio-laboratorio Troisi unisce le materie prime (terra, cotone, ecc.) e lavora la polpa, produce i telai che vengono progettati su misura a seconda del risultato da ottenere, segue il procedimento di essiccazione monitorando i cambiamenti della carta. Il recupero della processualità è al centro della sua pratica artistica, che considera quasi un rituale, un qualcosa che nasce e si sviluppa sotto i suoi occhi: «Mi godo tutto quello che avviene, è questa la cosa bella: il processo non è immediato», afferma. Lavora la carta ogni volta con una consapevolezza diversa, sperimentando nuove sostanze e utilizzando i materiali naturali che catturano la sua attenzione.

In questo contesto l’attenzione di Ivano Troisi è verso l’alchimia e lo studio degli elementi, in un’operazione che ricorda quella degli antichi maestri artigiani. Le opere realizzate per il Museo Archeologico lavorano inoltre sulla sospensione, tra il piano terra e il primo, e sulla trasparenza, a sottolineare come nell’archeologia il reperto venga liberato dalla terra per tornare “all’aria”. E su questi due elementi si gioca l’opera di Ivano Troisi intitolata Leggerezza della terra: l’aria e la terra. La terra che entra a far parte del procedimento di realizzazione della carta è quella proveniente dall’Area Archeologica di Pontecagnano. L’aria è il luogo in cui queste opere si librano, sospese tra antico e contemporaneo. I segni che ha scelto d’imprimere sui due fogli sospesi possono significare nella simbologia alchemica, a seconda del punto di vista, “aria” o “terra”. Attraverso il gioco alchemico degli elementi restituisce al pubblico il suo personale rapporto con il Museo, una visione che passa anche tramite i dettagli. Infatti Troisi concentra la sua attenzione sull’ornamento, sui particolari degli oggetti custoditi nel museo. La prima opera che accoglie i visitatori sin dall’esterno è Trasparenze, una sagoma a forma di cavallo, che riprende un tema decorativo tipico di alcuni reperti conservati al Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano, creando un ponte invisibile tra i due musei. Altri elementi ripresi fanno parte invece della collezione del museo salernitano, come gli ornamenti di un corredo funerario femminile ripresi nell’opera denominata appunto Ornamento, realizzata con la particolare tecnica della stampa a secco su carta impastata con terra. Infine la mandibola di un Elephans antiquus è protagonista dell’opera Memoria, ottenuta tramite la tecnica del frottage, riprendendo fedelmente la forma della mandibola.

Ivano Troisi

Il punto di contatto tra queste opere e l’archeologia, oltre alla riflessione sugli elementi e l’ornamento, è il tempo. Il dialogo tra opere d’arte contemporanea e reperti archeologici è la costante sfida posta dal progetto Tempo Imperfetto. Questi lavori in particolare si accordano con i manufatti custoditi nel museo per la loro origine comune: la terra. Le opere di Troisi sono tutte realizzate con cotone, terra di Pontecagnano, cortecce e foglie di iris. Se la terra è la matrice comune, il tempo è ciò che le accomuna nel procedimento di “emersione”. Gli oggetti antichi tornano “all’aria” dopo secoli o millenni di sepoltura, così come la messa a punto del foglio di carta che necessita di una sua temporalità. Come afferma Ivano Troisi: «È stato possibile produrre questi lavori perché già quattro o cinque anni fa ho fatto delle prove, adesso posso fare dei lavori sapendo che il colore è stabile e che la carta non si rovina. Soprattutto per il colore ci vuole tempo. Se decido di fare il rosso, ad esempio, di sicuro non posso fare una mostra con dei lavori in rosso quest’anno, dovrò aspettare almeno quattro o cinque anni, lasciando i fogli fuori alla finestra a scolorire, vedendo che limite ha quel colore». L’artista si riappropria così del tempo e della manualità nella realizzazione dell’opera d’arte, a dispetto di quella “riproducibilità tecnica” che ha comportato la perdita dell’hic et nunc dell’oggetto artistico. I lavori di Ivano Troisi sono frutto di una sperimentazione continua e di una lotta contro il caso. Dopo quasi otto anni di esperienza, questa materia per l’artista è diventata duttile e controllabile, permettendogli di scegliere di volta in volta il grado di deterioramento da raggiungere. Nella sua prima personale alla galleria Tiziana Di Caro ha presentato un’opera la quale nel tempo ha cambiato colore: non fissando la clorofilla questa piano piano è svanita dai fogli, variando dal verde al beige.

Fino al 29 novembre Ivano Troisi è presente con una mostra personale alla galleria Tiziana Di Caro, con una serie di lavori incentrati sul ritrovamento da parte dell’artista di alcune conchiglie. Quest’ultime, dalle dimensioni microscopiche, sono state disegnate e studiate da Troisi per essere riproposte nell’opera Acquafredda, nella disposizione del loro ritrovamento, e nella serie CaCO3 che ricalca la forma del light box, ma con un’illuminazione esterna che svela lentamente alla vista le forme impresse a filigrana.

La mostra al Museo Archeologico Provinciale di Salerno sarà visitabile fino al 15 novembre. In occasione della chiusura del ciclo Tempo Imperfetto è stato annunciato da Stefania Zuliani, insieme al presidente della Fondazione Filiberto Menna Angelo Trimarco, la presentazione di un catalogo che documenta questo incontro tra antico e contemporaneo con un appuntamento a fine novembre.

Per maggiori informazioni:

Museo Archeologico Provinciale di Salerno

Fondazione Filiberto Menna – Centro studi di Arte Contemporanea

Galleria Tiziana Di Caro

Previous article Salerno, muore in via Baratta dopo una lite
Next article Il Napoli vittorioso in trasferta
Laureata con lode in Storia e Critica d'Arte presso l'Università degli Studi di Salerno con una tesi in Teoria della Critica d'Arte dal titolo "Spettatorialità e svolta sociale: la riflessione critica di Claire Bishop". Scrive per ZON dall'estate del 2014, occupandosi principalmente di arte, cultura e viaggi. Cura il blog personale "Cartabianca" e collabora con varie riviste di settore, come "Exibart" e "Arte e critica".