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Iran, scandalo nella nazionale femminile

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Iran, scandalo nella nazionale femminile

Nella nazionale di calcio femminile dell’Iran sospese quattro giocatrici perché non hanno completato il cambiamento di sesso e quindi risultano trans. 

Scoppia lo scandalo nella nazionale femminile iraniana con ben quattro giocatrici (o meglio giocatori) che non hanno ancora completato l’iter per diventare a tutti gli effetti delle donne e per questo la Firi (Federazione iraniana) ha sospeso le giocatrici.
«Alle giocatrici che verranno scoperte non essere donne, verrà proibito di partecipare ai campionati femminili fino a quando non si saranno sottoposte a trattamenti medici», sostiene Ahmad Hashemian, capo della commissione medica della federazione calcistica iraniana.

«Se ricorreranno all’operazione per effettuare il cambio di sesso verranno reintegrate e potranno tornare in campo».

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Giocatrice nazionale iraniana

Il cambio sesso in Iran è legale dal 1979, cioè da quando è stato dichiarato legale in base a una fatwa (o pregiudiziale religiosa) pronunciata nel 1987 dall’ayatollah Ruhollah Khomeini, leader spirituale della rivoluzione islamica del 1979.

Già nel 2009 durante una partita molti spettatori rimasero sorpresi delle doti fisiche del portiere avversario, ma l’altro ieri è scoppiato lo scandalo quando la federazione ha fatto dei controlli a sorpresa dopo aver scoperto che sette delle giocatrici di punta della popolarissima lega, quattro delle quali persino rappresentanti della nazionale femminile iraniana, sono in realtà uomini. E ha imposto alle società verifiche sulla sessualità delle calciatrici prima di formalizzare il loro tesseramento.

Secondo la legge islamica le donne possono giocare solo davanti ad un pubblico femminile e non è permesso che assistano da spettatrici ad una partita maschile, ma a chi vuole cambiar sesso il governo islamico paga metà delle cure mediche.
Chissà se è la volta buona che l’Iran integri definitivamente le donne nel mondo maschile. Noi ci crediamo e pensiamo che questo sia il primo passo verso l’integrazione.