Home Eventi Giffoni, seconda giornata: Gomorra, Bomer, Riera e Storaro

Giffoni, seconda giornata: Gomorra, Bomer, Riera e Storaro

0
Giffoni, seconda giornata: Gomorra, Bomer, Riera e Storaro

Seconda giornata del Giffoni Film Festival che vede protagonisti i ragazzi di Gomorra, Matt Bomer, Micaela Riera e Vittoria Storaro che riceve il “Premio Truffaut” alla carriera

«Ci rivediamo l’anno prossimo a Giffoni. Presenterò il film che ho deciso di produrre sul ‘caso Eternit’. Mi dicevano tutti che non ce l’avrei fatta e invece per l’anno prossimo sarà pronto». È questo il nuovo progetto di Marco D’Amore, ‘Ciro Di Marzio’ di Gomorra – La serie, che è intervenuto nella mattina di ieri al Giffoni Experience insieme a Salvatore Esposito che nel titolo rivelazione dell’anno interpreta Genny Savastano.

Gomorra è di sicuro l’evento televisivo dell’anno. Indiscutibile il successo di pubblico, osannata dalla critica, la serie è stata già venduta in oltre sessanta Paesi. «È la conferma – ha dichiarato Salvatore Esposito – dell’assoluta qualità del prodotto. È questo il segreto del successo di Gomorra che oggi viene accostata a grandissime produzioni americane. Dovrebbe essere un vanto per l’Italia, al di là delle polemiche».

L’Italia esporta solo prodotti sulla criminalità? Non è questa la lettura di Marco D’Amore: «È assurdo – spiega – pensare che Gomorra sia solo un luogo geografico. Se si è onesti intellettualmente non si può non capire come sia, invece, un luogo della coscienza con cui bisogna fare i conti. Gomorra è stata venduta in tutto il mondo perché racconta del mondo».

giffoni

Gomorra, dunque, come narrazione di una realtà, ma anche come luogo dell’anima, mistura corrosiva di razionalità e bestialità, carnalità e freddezza: «È svilente – ha continuato D’Amore – che al giorno d’oggi si continui a dividere il mondo in buoni e cattivi. Svegliamoci in Italia perché fuori c’è un mondo che corre velocissimo. Parlando del mio personaggio, posso dire di aver fatto un percorso insieme a lui, provando ad approcciare alla sua storia senza pregiudizi. Può sembrare paradossale, ma sono riuscito a vivere, grazie a lui e insieme a lui, sprazzi di gentilezza e di umanità. Probabilmente non riuscirò più a vivere con tanta forza certi sentimenti nella mia vita fuori dalle scene».

E se la serie rappresenta un’occasione di arricchimento dal punto di vista professionale, non va sottovalutata l’esperienza di vita: «La gratitudine e la solidarietà che abbiamo trovato sul territorio – ha dichiarato Salvatore Esposito – mi ha commosso. Abbiamo girato per nove mesi nelle zone cosiddette malfamate di Napoli del suo hinterland e ovunque abbiamo trovato solidarietà, aiuto, vicinanza. Mi rendo conto che tutto questo non faccia notizia, ma bisogna sottolineare come tutto questo sia il segno evidente che non tutto lì è marcio».

I progetti futuri di D’Amore ed Esposito passano per Gomorra, ma vanno anche oltre. E se D’Amore si è lanciato nella produzione e ha appena finito di girare “Perez” con Luca Zingaretti, Esposito si guarda intorno: «Il mio primo progetto – ha detto – è quello di pagare le tasse. Fuori dagli scherzi, sto valutando alcune proposte. È vero che arrivano progetti che ricalcano Gomorra e questo credo sia un limite del cinema italiano».

Un messaggio, infine, ai giovani giurati di Giffoni: «Ho dedicato la mia vita allo studio – ha detto Marco D’Amore – Ho fatto tanti sacrifici. Sono andato via da casa a 18 anni, ho perso tanti momenti belli della mia famiglia. Ho lavorato per mantenermi durante gli studi. Questa per me è la risposta più efficace, che va oltre le polemiche che sinceramente non mi riguardano».

[ads2]

Matt Bomer spalanca gli occhi, quasi incredulo, entrando nella Sala Sordi della Cittadella del Cinema del Giffoni Experience per il primo Meet & Greet della 44esima edizione. Una mare di ragazzi coloratissimi che lo accolgono con entusiasmo e non fanno che domandargli del suo ruolo in The Normal Heart, titolo HBO per il quale ha ricevuto la candidatura agli Emmy Awards.

“È stato un ruolo difficile da affrontare – risponde a chi dalla platea lo ‘interroga’ sul mestiere dell’attore –ho cercato di tirare fuori tutta la voglia di vivere del personaggio, in maniera sempre più forte via via che la sua personale situazione si faceva dura”. Un ruolo che lo ha fisicamente provato: “Mi sono preparato a lungo perché volevo che il personaggio venisse fuori così come pensato dagli autori. Più mi calavo nel personaggio più perdevo peso, immedesimandomi nelle sue difficoltà. E grazie all’affinità che si è venuta a creare con il protagonista ogni scena è venuta meglio della precedente”.

Matt BomerUna carriera decisamente versatile quella di Bomer: se nel suo passato di attore c’è una storia difficile come quella di The Normal Heart, nell’immediato futuro c’è il sequel di Magic Mike (“Sono entusiasta di tornare a lavorare ancora con quel cast”) e un titolo perfettamente in linea con il target di Giffoni, B.O.O. (Bureau of Otherworldly Operations), film d’animazione della DreamWork in uscita negli USA nel giugno 2015 che lo vede al fianco di Melissa McCarty. Tranchant invece sulle voci che sono circolate sul suo nome come della trasposizione cinematografica di 50 Sfumature di Grigio.

A chi gli confessa di aver letto il libro pensando che fosse un ruolo perfetto per lui risponde cortesemente, ma anche piuttosto fermo: “Onestamente non ho letto il libro, so che è stato molto dibattuto e sono lusingato che si sia pensato a me per quel ruolo, ma di fatto non so di cosa si stia parlando”, lasciando intendere di non aver ricevuto ancora contatti.

Intanto, molti i progetti per la TV: proprio in questo periodo Matt sta terminando le riprese della sesta e ultima stagione di White Collar. “Mancano appena due settimane prima della fine delle riprese – ha detto – certo che White Collar mi mancherà: ormai sul set siamo una famiglia, ma tutte le cose belle finiscono”. Su come sarà il series finale Bomer ha assicurato “sconvolgente”. “Sarà densa e risolutiva. Mi ero fatto un’idea di come dovesse finire e sono contento perché gli autori hanno accolto le mie idee. Sarà un finale sconvolgente per alcuni versi, ma credo che sia un bene essere emozionati e commossi dal finale”.

Ha confessato, poi, che un ritorno nel cast di Glee, che lo ha già visto guest star – e di cui domani arriva la protagonista Lea Michele – gli piacerebbe, ma nel frattempo lavora a un documentario sulle condizioni e le discriminazioni dei gay in Russia.

“Sono assolutamente convinto che la crescita dei ruoli gay al cinema e in TV possa aiutare le persone a sentirsi meno sole, sempre che non vengano stereotipati: l’importante è che i personaggi siano scritti, pensati e interpretati bene, per farne  prima di tutto degli esseri umani credibili. Come attore sento la responsabilità di rappresentare credibilmente quelle che sono ‘persone’, che hanno tra le loro tante caratteristiche quella di essere gay, ma non è questo che le definisce come esseri umani”.

I ragazzi applaudono e Bomer li saluta con un caloroso, e anche emozionato, “Be Different!”: il tema del Giffoni 2014 è perfetto per chiudere la prima parte della giornata di Matt Bomer alla Cittadella del Cinema e segna anche l’esordio dell’incontro con i giornalisti. “Be Different? Davvero un bel tema. È una gran cosa insegnare ai ragazzi a essere diversi. Mi viene in mente una citazione di Oscar Wilde ‘Sii te stesso perché tutti gli altri sono già occupati. Mi piace che qui a Giffoni sia enfatizzata la condivisione del valore dell’essere unici”. Unici come poteva essere Marcello Mastroianni, cui Bomer ammette di essersi ispirato nello stile anche per interpretare il personaggio di White Collar.

Unica anche la sua impressione su Giffoni e i ragazzi delle giurie Generator, che ha poi incontrato in Sala Truffaut: “Sono incredulo e nello stesso tempo grato per l’accoglienza: non sapevo cosa aspettarmi venendo qui, ma non pensavo di essere così popolare anche qui. Mi sono davvero  commosso”.

giffoni

Grande entusiasmo per Micaela Riera, star della nuova serie targata Disney Channel, Cata e i segreti della sfera. La 22enne argentina ha già incantato il Giffoni Film Festival durante i primi appuntamenti di una fittissima agenda che si chiude nel pomeriggio di sabato con l’incontro con i piccoli giurati della manifestazione.

“Giffoni – ha detto Micaela Riera – è il festival perfetto per Cata: io faccio il mio lavoro per i bambini ed è meraviglioso aver avuto la possibilità di venire qui in Italia a conoscerli. Il tema, poi, Be different, è molto simile al messaggio del nostro telefilm, che invita i ragazzi a essere sempre originali”.

Un fascino acqua e sapone il suo, incorniciato da occhioni da cerbiatto e sorriso innocente: la nuova eroina di teen e tweenager è già fenomeno nel Belpaese. E la protagonista ammette di somigliare molto al suo alter ego TV, Cata: “Siamo molto simili, anch’io sono una grande sognatrice, da sempre: mi piace fare dei progetti a lungo termine e m’impegno a realizzarli. Fisso degli obiettivi: fra tre anni vorrei essere lì… e agisco di conseguenza”.

Nel telefilm Cata è una liceale di talento che protegge due alieni gemelli fingendo che siano suoi cugini. “Tra i messaggi positivi – ha aggiunto la giovanissima star – uno mi sta particolarmente a cuore: non ci si deve mai allontanare dalle proprie emozioni, come invece fanno i cloni nelle puntate. I valori di condivisione con la famiglia e gli amici si associano a quelli della cultura. Ecco perché Giffoni mi ha conquistato: l’arte mi ha cambiato la vita, mi ha permesso di connettermi con il mondo in maniera autentica ed è talmente importante che i più piccoli vengano a contatto con essa che bisognerebbe clonare questo, moltiplicarlo in modo tale che ogni Paese abbia il suoi. È il primo festival a cui partecipo, ma so che non ce ne sono di simili al mondo. Esistono tante manifestazioni del genere per adulti, ma i bambini no. Ripeto: questo è davvero il posto perfetto per Cata e per tutti i piccoli”.

giffoniCon la lezione di Vittorio Storaro, grande autore della fotografia cinematografica e vincitore di tre Oscar, hanno preso il via gli incontri alla Masterclass della 44esima edizione del Giffoni Experience all’Antica Ramiera di Giffoni. È stata l’occasione per tributargli il Premio Truffaut alla carriera.

«Ho avuto un sogno – ha dichiarato Storaro nel ricevere il premio – che è il cinema e sono andato fuori per realizzarlo. Claudio Gubitosi ha avuto lo stesso sogno e ha portato il cinema di tutto il mondo a Giffoni. Questo è Claudio Gubitosi e questo è il segreto di Giffoni. Questo premio alla carriera è il riconoscimento di un percorso che oggi vi ho raccontato. Il più grande riconoscimento che ho avuto è quello di aver lasciato una traccia e il mio auspicio è che qualcuno la possa seguire».

“Oggi – ha dichiarato il direttore artistico del Giffoni Experience, Claudio Gubitosi – avete avuto modo di conoscere un grande uomo che vi ha raccontato un sogno. Alla fine Giffoni è una piccola realtà ed è diventato un luogo fantastico che vi da questa opportunità, quella di provare a trovare le soluzioni ai vostri dubbi”. La cerimonia di consegna del premio Truffaut ha concluso l’incontro con Vittorio Storaro, un viaggio attraverso la luce, i colori, gli elementi e le Muse come tasselli non solo di  una carriera di grandissimo prestigio, ma di un’esperienza di vita. Il maestro Storaro ha donato al Giffoni Experience il volume “L’arte della cinematografia”, libro che ha curato con Lorenzo Codelli e Bob Fisher e che raccoglie l’esperienza cinematografica di centocinquanta autori che hanno fatto la storia del cinema: «Mi auguro – ha dichiarato Storaro – che questo libro possa rappresentare la prima pietra di una biblioteca dedicata al cinema che manca al Giffoni Experience e che presto potrà essere inaugurata».

La lezione di Storaro ha attraversato i capitoli di una carriera fatta d’incontri importanti con mostri sacri del cinema: da Bertolucci a Coppola fino a Warren Beatty e, contemporanea, ha ripercorso le tappe di un percorso fatto di studio e di ricerca.

«Conosco i ragazzi – ha dichiarato Storaro – ho vari allievi con me e vedo che nelle menti dei giovani c’è poca considerazione per il passato, si pensa molto al presente. Mentre la vita è fatta di capitoli, di segmenti. Ho iniziato a studiare il significato della luce e dell’ombra, del conscio e dell’inconscio. Sono poi entrato nello studio dei colori. Poi ho cercato di capire il rapporto tra due elementi, tra luce e ombra, tra colori caldi e colori freddi, tra passione e razionalità. Recentemente mi sono appassionato alle grandi guide spirituali. Nella vita riceviamo grandi lezioni. Non dobbiamo aspettare che le cose vengano a noi, dobbiamo andare loro incontro.  Se non credete nei vostri sogni e non li amate, è molto difficile che si realizzino. Se c’è una cosa alla quale tenete, allora dovete prepararvi bene per realizzarla, per ottenerla».

Il cinema che cambia, che si evolve e si trasforma, come accade oggi all’epoca del digitale: «Con il digitale – ha spiegato Storaro ai ragazzi della Masterclass del Giffoni Experience – si  pensa che un film si possa fare da soli quando invece il cinema è sempre un racconto corale, ma soprattutto per fare il cinema è necessario che si conoscano tutte le storie del passato. È per questo che sento di ringraziare tutte le persone che ho incontrato nella mia vita, i grandi maestri, ma sento di dover ringraziare tutti gli autori dei cinema, perché senza queste personalità probabilmente si sarebbero fatti gli stessi film, ma non sarebbero mai stati gli stessi».