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Erasmus, una generazione che non si ferma mai

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Erasmus, una generazione che non si ferma mai
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Erasmus: è come un film già visto centinaia di volte. Gesti che si ripetono con la precisioni di danzatori esperti. Apri la porta, saluti, chiedi informazioni, compili decine e decine di documenti

“Stmp” il rumore sordo del timbro, il leggero fruscio della penna che scivola leggiadra sul il foglio. E dentro di te riecheggia sempre la stessa vocina che ti chiede e richiede fino all’esasperazione “Stai facendo la scelta giusta?”.

Dalla porta dell’Ufficio Relazioni internazionali dell’UNISA entrano ed escono centinaia di ragazzi ogni anno, tutti diversi tra loro: hanno diversa nazionalità, diverso credo politico, diverso colore di occhi e pure tutti così profondamente e intimamente uguali: fanno tutti parte della “generazione Erasmus”.

Questo’oggi ESN Salerno ha incontrato e intervistato due ragazzi Erasmus, uno appena tornato dal Portogallo, l’altra immersa nei preparativi pre-partenza. Vediamo cosa ci hanno detto.

Il primo, Francesco Lippi, nato e vissuto a Salerno, classe ’88, studente di Scienze Ambientali ci racconta: «Oggi è il primo “compimese” del mio rientro in Italia, dopo ben 6 mesi trascorsi in quel di Coimbra».

Ripartiresti?
«Dov’è il biglietto? Anche immediatamente e senza valigia al seguito».

Cosa pensavi quando sei partito?
«Che stavo finalmente coronando un sogno e che speravo quest’esperienza Erasmus mi cambiasse profondamente. Cosa che poi è stata».

Il progetto Erasmus ha disatteso le tue aspettative?
«Per niente. È stata, anzi, più di quanto mi aspettavo. Mi ero fatto una mezza idea su cosa potessi incontrare basandomi su discorsi di amici che avevano vissuto quest’esperienza, ma viverla sulla propria pelle è tutt’altra cosa».

Quali erano le tue paure?
«Alla partenza le paure erano quelle di essere inadatto a fare qualcosa del genere; è stata la prima volta che ho vissuto fuori di casa per un periodo tanto lungo e anche la gestione della casa era una paura. Il dover stirare la più forte di tutte. C’erano poi tutte le paure legate al dover partire completamente da solo, senza casa e senza conoscere il posto in cui sarei andato a vivere. Al ritorno, invece, le paure sono diametralmente opposte. Sono quelle di non poter più assaporare sensazioni del genere, di non avere più possibilità di stare così a stretto contatto e per tanto tempo con diverse culture da tutto il mondo».

Raccontaci le tue emozioni.
«Indescrivibili. Il senso di libertà che ti dà una cosa del genere è grandioso, sapere di stare a chilometri di distanza da tutto quello che prima chiamavi casa dà una scarica di adrenalina mostruosa. Ti senti in grado di fare tutto. Figurarsi che io mi sono scoperto idraulico, elettricista e muratore lì. Adesso l’emozione principale è la nostalgia per quella che era diventata la MIA casa e quelle che erano diventate la MIA seconda famiglia».

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Consiglieresti questa esperienza?
«A occhi chiusi e a chiunque. Anzi lo sto già facendo a chiunque mi chieda come è andata in Portogallo. Per cui farò lo stesso con chiunque legga questa intervista. SE POTETE……PARTITE!!!!!!».

La nostra seconda intervistata è Federica Speziale, membro attivo di ESN Salerno e studentessa in Lingue e Letterature straniere.

Federica, tu hai già svolto l’Erasmus in Germania, ma ora stai per ripartire, come mai?
«Il progetto europeo  a cui prenderò parte questa volta è l’”Erasmus Placement” , è un periodo di tirocinio all’estero, nel mio caso in Germania, e la partenza è prevista per fine mese».

Come mai hai deciso di ripartire?
«La mia scelta di partire per una seconda volta è dovuta a molteplici fattori: da un punto di vista prettamente didattico, trascorrere un periodo all’estero significa imparare, migliorare e perfezionare una o più lingue straniere, conoscere nuove persone con cui poter condividere le somiglianze e le differenze culturali; da un punto di vista personale è un’esperienza unica per crescere e imparare a conoscersi un po’ di più, trovarsi da solo in un paese sconosciuto a dover affrontare i piccoli problemi quotidiani rende sicuramente indipendenti e più adulti. Ho già trascorso un periodo all’estero, sempre in Germania, tramite il programma Erasmus per studio. Riparto perché l’esperienza erasmus è un capitolo della mia vita che non voglio ancora concludere, sento di aver ancora tanto da imparare e questa nuova esperienza non potrà far altro che arricchirmi».

Le tue emozioni e preoccupazioni sono le stesse di quando sei partita la prima volta?
«Un po’ diverse. Mi sento particolarmente emozionata rispetto alla prima volta perché dovrò svolgere un lavoro e c’è sempre quella paura di non riuscire alla perfezione. Tuttavia, credo che l’ansia pre-partenza sia normale ed anche costruttiva per riuscire a non abbassare mai la guardia e a dare sempre il meglio di se stessi».

Che ti senti di dire ad un tuo coetaneo indeciso o troppo spaventato per compiere un passo del genere?
«Mi sento di consigliare un’esperienza di studio o lavoro all’estero a chiunque sia desideroso di mettersi alla prova e di vivere un momento di crescita personale e professionale: carpe diem!».

A cura di

Simona Lodato