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Donna, salute e Medicina di Genere alla Camera di Commercio

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Donna, salute e Medicina di Genere alla Camera di Commercio

Ieri, Giornata Internazionale della Donna, la Camera di Commercio ha ospitato il convegno della CGIL sulla salute della donna e Medicina di Genere

Nella Giornata Internazionale della Donna la Camera di Commercio ha ospitato il convegno del Comitato Donne della CGIL sulla Medicina di Genere e la salute femminile.

Sono intervenuti la dott.ssa Stefania Parlato, specialista in Chirurgia Generale alla ASL di Salerno, il prof. Maurizio Guida, presidente del corso di Laurea in Ostetricia e Ginecologia all’Università di Salerno e la dott.ssa Maria Aolide Tonin, primario di Ginecologia e presidente ADOS.

L’introduzione alla Medicina di Genere sosteneva che questa terminologia può essere facilmente fraintesa con una medicina legata soltanto alla donna, che è pure una discussione di forte interesse, ma ha invece un più ampio significato che affonda le sue radici nella Storia.

Medicina Antropocentrica

Inizialmente infatti la letteratura medica era fortemente antropocentrica, ovvero i sistemi di diagnosi e cura venivano tarati esclusivamente sul corpo maschile. Le donne erano rappresentate, a livello scheletrico, come piccole, gracili, addirittura poco sviluppate nell’ossatura.

La società ed i medici dell’epoca le consideravano alla stregua di bambini, per cui necessitavano di un uomo che si prendesse cura di loro. Per secoli la donna è stata  anche considerata inadatta a svolgere una qualsiasi attività perchè, si pensava, influenzata dal suo ciclo mestruale ed affetta, in molti casi, da isterismo. 

Contro questa inferiorità però, sono sorte delle giuste ribellioni, che hanno visto il culmine durante il Movimento Femminista.

Non era soltanto la donna ad aver bisogno di più visibilità in questo senso, ma per esempio anche la categoria dei bambini, all’epoca pressoché inesistente e degli anziani, che necessitano di cure ancora più specifiche.

Una Medicina su misura

Ad oggi quindi la Medicina di Genere vuole cercare di spostare l’asse non più sul genere maschile, ma su qualunque tipologia di essere umano, come la donna o il bambino.

Infatti diverse sono le esigenze, le reazioni alle patologie, la risposta alle terapie farmacologiche in base a delle caratteristiche particolari dell’individuo come il sesso (ben diverso dal genere), l’età e lo stato generale.

L’incidenza di particolari malattie in un sesso oppure nell’altro non è determinato dall’appartenenza a quest’ultimo, ma a tutti quei fattori ormonali o fisici che creano un quadro clinico assolutamente soggettivo (ad esempio l’età fertile in una donna o la struttura corporea di un uomo).

Più pesi e più misure

Bisogna cercare di usare quindi più pesi e più misure, senza mai dimenticare, soprattutto per la donna, il suo diritto all’autodeterminazione, cioè essere libera di avere una vita sessuale, scegliere se abortire o quando avere un figlio, senza per questo essere discriminata o penalizzata sul lavoro. Essere proprietaria unica ed assoluta del suo corpo e delle sue scelte.