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Demian di Hermann Hesse: la lunga via verso se stessi

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Demian di Hermann Hesse: la lunga via verso se stessi

Demian è il romanzo di Hesse del 1919 che descrive il tormentato cammino di un giovane per diventare uomo, un cammino che prevede la dissoluzione di tutti i valori precostituiti

Quando si dice Hermann Hesse la maggior parte dei lettori penserà quasi immediatamente  a Siddhartha, il celebre romanzo del 1922 ambientato in quell’India tanto cara allo scrittore, ma se gli stessi lettori facessero appena un passo indietro si Hesseimbatterebbero in un breve e intenso capolavoro del poliedrico premio Nobel.

Demian, reso noto da Hesse sotto lo pseudonimo di Emil Sinclair, fu pubblicato nel 1919: la guerra era terminata da poco e a essa l’autore, noto tra l’altro per il suo pacifismo, fa riferimento nella chiusura del romanzo. La guerra è il sintomo di un’epoca stanca, di un mondo che vuole rinnovarsi e non trova altro modo per farlo che la violenza, ma la guerra non è certo il tema portante dell’opera; Demian si potrebbe definire un romanzo di formazione e il sottotitolo “Storia della gioventù di Emil Sinclair” fa pensare, tra le altre cose, a un intento autobiografico da parte di Hesse.

Quello che il romanzo mostra sin dall’inizio è un giovane protagonista in balia di una tra le più radicali alternative, quella tra Bene e Male, che resterà il filo conduttore dell’opera fino al suo totale venir meno in quanto scelta tra due opposti inconciliabili. Seguendo la linea tracciata dalla questione del Bene e del Male, Hesse mostra il difficile cammino di Emil per diventare uomo, il suo faticoso incedere verso se stesso:La vita di ogni uomo è un cammino verso se stesso, la ricerca di un cammino, la traccia di un sentiero. Mai nessun uomo è stato in tutto e per tutto se stesso; ognuno lotta comunque per diventarlo, uno cupamente, l’altro più luminosamente, ognuno come può”.

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Hesse parla di un cammino, dunque qualcosa da seguire, come se si fosse se stessi sempre e solo in potenza e mai in atto; per far sì che Emil imbocchi la strada verso se stesso compare sul suo cammino una figura enigmatica, quella di Max Demian, poco più grande del protagonista eppure già adulto nel modo di fare e di pensare, “Come un principe travestito, che si trova tra figli di contadini e fa di tutto per sembrare uno di loro”.

La figura di Demian, sin da subito, seduce e allo stesso tempo respinge il giovane Sinclair, genera quel misto di attrazione e repulsione che impedisce allo sguardo di distogliere l’attenzione dall’oggetto che lo produce. Avvicinandosi a lui il protagonista è costretto a mettere in discussione i concetti di Bene e Male, in apparenza tanto chiari e distinti; il fratricida Caino e la completa reinterpretazione della sua storia danno il via a un sempre maggiore sbiadimento dei confini tra valori opposti.

Hermann HesseL’uscita dall’infanzia prevede l’abbandono delle semplici certezze del bambino e questo processo Hesse lo illustra magistralmente, guardandosi indietro con un’indiscussa attenzione a ogni dettaglio che abbia contribuito alla formazione dell’uomo in quanto opera finale di quello stesso processo.
Demian fornisce a Sinclair la determinante visione di un Dio, non un ente puramente buono e giusto come vorrebbe la tradizione cristiana, ma una divinità che comprende il mondo intero, che arriva a includere anche il suo contrario, il diavolo: “Vorrei che si venerasse e chiamasse santo tutto quanto, il mondo intero, e non soltanto questa metà “ufficiale” artificialmente separata dall’altra! Accanto al culto di Dio ci deve anche essere un culto del diavolo”.

La distruzione del rassicurante Dio del passato, che illustra all’uomo cosa fare e cosa non fare, lascia in eredità la responsabilità: il raggiungimento di se stessi si misura dalla capacità di scegliere, di essere responsabili del proprio essere.
Chi vuole nascere deve distruggere un mondo” afferma Hesse e, se si guarda alla conclusione del romanzo e quindi alla guerra che coinvolge gli stessi protagonisti, si può affermare che il mondo stesso, per passare a un nuovo stato, debba imboccare necessariamente la via dell’autodistruzione.