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Crisi grave dell’edilizia salernitana: nel 2013 il trend è ancora in discesa

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Crisi grave dell’edilizia salernitana: nel 2013 il trend è ancora in discesa

Dal 2008 persi circa 8000 posti di lavoro.

 

I dati del Centro Studi ANCE Salerno confermano la grave crisi del comparto. Le prime proiezioni sul consuntivo 2013 evidenziano trend ancora in discesa per produzione, fatturato ed occupazione.

Per il presidente dell’ANCE Salerno, Antonio Lombardi «È assordante ed inquietante il silenzio delle istituzioni, mentre si realizza il fallimento annunciato di centinaia di imprese del comparto delle costruzioni e dell’indotto. Permangono gravi anche i ritardi nell’immissione di liquidità nel sistema, attraverso il pagamento dei crediti vantati dalle aziende».

Questa mattina il presidente di ANCE Salerno Antonio Lombardi – nel corso dell’incontro a Palazzo Sant’Agostino con i componenti della Commissione Provinciale per il Lavoro – renderà nota un’anticipazione dei dati previsionali (analisi qualitativa) sullo scenario del comparto delle costruzioni al 31 dicembre 2013.

«Le elaborazioni del Centro Studi ANCE Salerno presentate nello scorso mese di giugno – ha spiegato Lombarditrovano conferma in un quadro di aggravamento complessivo della situazione che si deduce dalle prime proiezioni sul consuntivo 2013. La compressione dei parametri relativi alla produzione, al fatturato ed all’occupazione si intreccia con il persistere della stretta creditizia che orienta le imprese edili a rilanciare fortemente l’allarme sul rischio-usura».

In particolare, le aziende salernitane iscritte all´ANCE segnalano, oltre ad un costo del denaro sensibilmente più alto rispetto ad altre aree del Paese, che il credit crunch si manifesta principalmente attraverso la richiesta di maggiori garanzie sui prestiti (95% degli intervistati); il rifiuto di nuovi finanziamenti (83,3%); maggiori garanzie su prestiti già concessi (68,4%); richieste di rientro su prestiti già concessi (66,7%).

Il contesto generale in provincia di Salerno mette in luce una dinamica fortemente recessiva deducibile dal seguente quadro di riferimento:

  • giugno 2008/giugno 2013: – 8.000 posti di lavoro (16.000 unità considerando l’indotto);
  • fatturato complessivo su base annua (elaborazione al 30.06.2013): 1.206 milioni di euro (-32% rispetto al 2009 e – 40% rispetto al 2007);
  • operai iscritti alle Casse Edili (dato regionale): – 13,8% rispetto al 2008.

La strategicità del comparto delle costruzioni per l’economia provinciale si evince dal numero delle imprese attive (2647) e dai livelli occupazionali: oltre 40 mila addetti (fonte: Cassa Edile Salerno).

«Nel corso dell’incontro in Provincia ribadiremo – dichiara ancora il presidente Antonio Lombardiche continueremo la nostra azione di tutela delle aziende attraverso il monitoraggio dei pagamenti dei crediti vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, vigilando sul rispetto degli accordi per le agevolazioni alle imprese siglati a livello nazionale e quasi sempre non attuati in provincia di Salerno. Sono in corso contatti con l’Abi per verificare l’operatività di iniziative concrete, in assenza delle quali, come già anticipato nei giorni scorsi, abbiamo già predisposto azioni legali».

«Abbiamo avuto un proficuo e collaborativo incontro – ha continuato ancora il presidente Lombardi – con il Prefetto di Salerno al fine di verificare l’estensione delle “white list” alle imprese di costruzioni nella nostra provincia e nei territori campani, anche in seguito all’apprezzamento espresso dal Presidente della Regione On. Stefano Caldoro».

«Non si può che esprimere – ha concluso Lombardi – grande preoccupazione per le dinamiche in atto nel settore edile che diventano ancora più evidenti leggendo i parametri nazionali. Gli investimenti sono calati di un altro 5,6%; la produzione di nuove abitazioni si attesta al -14,3% e l’edilizia privata segnala un -8,2%. Per i lavori pubblici siamo al -9,3%. Il valore aggiunto in Campania è calato dal 2007 al 2011 del 24,4%, a fronte di una media italiana del -16%. A fine 2012 si è perso un ulteriore 6,9%. Di fronte a questi numeri diventa davvero inquietante registrare il silenzio assordante della maggior parte delle Istituzioni».