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Emergenza Coronavirus, in viaggio da Baronissi per la Lombardia: la commovente lettera di Stefano

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Emergenza Coronavirus, in viaggio da Baronissi per la Lombardia: la commovente lettera di Stefano

“Non sono un eroe, gli eroi sono altri o forse di eroi non esistono ma esistono le persone, ecco, io sono una persona, ora affilo le mie armi e vado a combattere questa battaglia, tornerò vincitore” queste le parole di Stefano Santoro, infermiere che ha deciso di rispondere all’appello dei colleghi impegnati sul fronte dell’emergenza Coronavirus

Chi in questo periodo digita la parola infermiere su Google si ritrova un risultato chiaro e deciso che può ben riassumersi in tre parole: lavoro-urgente-Lombardia. E sono davvero tanti gli infermieri che decidono di lasciare il Sud e partire volontariamente, rispondendo all’appello dei colleghi impegnati negli ospedali per l’emergenza Coronavirus. È questo il caso di Stefano Santoro, infermiere partito oggi da Baronissi, destinazione Lombardia. 

La lettera

“Ho deciso, vado!”. In viaggio ora, partito da Baronissi destinazione Lombardia. I social, le tv, le radio, i miei ex colleghi e gli amici di Milano, quella Milano che mi ha accolto per 10 anni; un continuo sollecitare la mia natura, fino a che mi sono detto: ”Stefano c’è bisogno anche di te lì”. Da quel momento in poi ho iniziato a costruire dentro di me la risposta a questa voce. Questa volta però non è stato il mio solo istinto a indicarmi la strada, non potevo lasciare a lui l’esclusiva di questa decisione. Ho dovuto mettere tutta la mia vita sulla bilancia e le variabili che spostavano la risposta verso un “Stefano resta a Baronissi” erano tante ma ora mi ritrovo su un treno deserto, spettatore dal finestrino di questo mondo surreale. Porto sulla mia spalla le lacrime di mia figlia, 8 anni, e il suo amuleto che mi ha attaccato al cappotto. Porto nel petto la preoccupazione di tutte le persone a me care. Servirà anche questo. Porto con me la paura, esatto, “ho paura” ma porto anche lei con me perché averne è la dimostrazione che rispettiamo il miracolo della vita. Porto anche i sorrisi e l’incoraggiamento di chi ha condiviso con me questa scelta. Porto nelle mie viscere tutti i “ti aspetto” che mi sono stati detti, custodirò questo impegno con forza. Porto già con me la sofferenza di chi mi accoglierà con il sorriso e la gratitudine quando arriverò in Lombardia. Perchè il Coronavirus è anche questo, è tempo sospeso, è lasciarsi andare, è il riscoprire la sacralità dei silenzi, è la dimostrazione che i confini e la loro venerazione non sono altro che limiti mentali, il Covid-19 sono i canali limpidi di Venezia e le lepri nei parchi di Milano, è la prova che siamo tutti uguali, lui non fa distinzioni, è e sarà il volano di un mondo migliore, di un mondo che correva troppo veloce e noi con lui, è la scoperta della nostra vulnerabilità. Non sono un eroe, gli eroi sono altri o forse di eroi non esistono ma esistono le persone, ecco, io sono una persona, ora affilo le mie armi e vado a combattere questa battaglia, tornerò vincitore. Torneremo tutti vincitori.

A presto mondo

A presto figlia mia”