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Chiusura delle chiese: la lettera di Monsignor Bellandi

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Chiusura delle chiese: la lettera di Monsignor Bellandi
foto da pixabay

L’Arcivescovo Andrea Bellandi ha diramato una lettera con la quale comunica la decisione di prolungare la chiusura delle chiese almeno fino al prossimo 14 aprile

L’Arcivescovo Andrea Bellandi ha diramato una lettera con la quale comunica la decisione di prolungare la chiusura delle chiese dell’Arcidiocesi almeno fino al prossimo 14 aprile.

La lettera

“Ci stiamo avvicinando a quella Settimana che per noi cristiani è “Santa”, in quanto in essa si fa memoria dell’evento centrale della nostra fede: la Passione-Morte-Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. E nell’annuncio pasquale degli apostoli che la Chiesa continuamente attinge i motivi profondi della propria esistenza, le ragioni della sua speranza e il contenuto della propria missione nel mondo. Quest’anno, cari amici, dovremo vivere questo tempo di memoria e di grazia in una condizione di particolare sacrificio. L’emergenza provocata dal Covid-19 non permetterà infatti di vivere insieme, nelle nostre chiese e comunità, le celebrazioni di questa Settimana Santa e neppure di accostarsi ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, pur rimanendo la possibilità — ampiamente richiamata dai recenti documenti della Santa Sede — di ottenere il perdono del Signore attraverso un atto di contrizione perfetto e di unirsi in comunione spirituale a Gesù Eucaristia.

L’emergenza che ancora viviamo nel nostro Paese e nella nostra Regione non consente azioni che possano mettere in pericolo la salute delle persone e conseguentemente il rallentare anche un positivo evolversi in tempi ragionevolmente brevi di questa situazione critica. Tutti gli organi competenti a livelli diversi — ce lo stanno ripetendo instancabilmente in questi giorni. Dopo aver ascoltato vari pareri ed essermi consultato anche con alcuni esperti in ambito giuridico, sono quindi giunto alla conclusione — sofferta, credetemi — di continuare a non consentire l’accesso dei fedeli alle chiese della nostra Arcidiocesi (come già stabilito nella mia Lettera del 12 marzo u.s.), almeno fino a quando le condizioni generali non lo permetteranno; in ogni caso fino al 14 aprile.

So che questa decisione provocherà forti critiche da parte di alcuni — altri invece vi plauderanno — e so anche che altrove sono state prese posizioni differenti, giustificate dal fatto che la Nota del Ministero degli Interni consente tale possibilità, pur se a condizioni molto rigide (e, a mio parere, difficilmente osservabili nel nostro contesto sociale e di fede, in cui una chiesa aperta — grazie a Dio — costituisce per molti ancora un invito a entrarvi e a sostarvi).

Ritengo tuttavia che tale restrizione sia un gesto di ulteriore attenzione di carità rivolto ai nostri fratelli: se anche una sola persona dovesse risultare contagiata per un nostro comportamento poco prudente — al di là di tutte le accortezze che in coscienza potremmo avere — ciò risulterebbe ai nostri occhi un fatto assolutamente increscioso e ingiustificabile.

Per questo chiedo a tutti di offrire — come preghiera per la propria conversione e per una pronta liberazione dal flagello della pandemia — il sacrificio della rinuncia a varcare la soglia delle chiese, vivendo altresì all’interno delle proprie case gesti e momenti di preghiera che aiutino a vivere consapevolmente questi giorni così importanti per la nostra fede. Seguire le celebrazioni del Santo Padre — o quelle trasmesse dai propri Parroci e dal Vescovo — pregare in famiglia accompagnati dai sussidi messi a disposizione, preoccuparsi di rendersi presenti ai propri familiari o conoscenti che vivono in solitudine, offrire — qualora ve ne siano le possibilità — un proprio contributo economico alle tante iniziative di solidarietà messe in atto per i più poveri o rivolte alle strutture ospedaliere in emergenza — costituiscono modalità altrettanto significative e feconde per vivere santamente questi giorni di preparazione alla Pasqua.

Assumendomi — come sempre — la piena responsabilità davanti al Signore di queste difficili e sofferte decisioni e auspicando al contempo che esse vengano trasmesse a tutti con le ragioni che vi stanno a monte, tenendo presente ognuno di voi nella mia quotidiana preghiera, condividendo con tutti le preoccupazioni e purtroppo — in taluni casi — il dolore per la perdita di un proprio caro, vi saluto con affetto impartendovi di cuore la mia benedizione. Che il Signore realizzi compiutamente il desiderio profondo di salvezza presente nei nostri cuori.”