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Centro Studi Ance Salerno, “Turismo bloccato e 200milioni non spesi”

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Centro Studi Ance Salerno, “Turismo bloccato e 200milioni non spesi”

Il Centro Studi Ance Salerno, nel report di questa settimana, evidenzia come numerose imprese della filiera del turismo risultino danneggiate dagli scarsi investimenti sulla prevenzione del rischio idrogeologico

Preoccupante il monito proveniente dal Centro Studi Ance Salerno, che fotografa numerose criticità dovute alla scarsa prevenzione del rischio idrogeologico, con le imprese in caduta libera e danneggiate dalle cattive condizioni di viabilità e territorio nell’intera regione campana.

[ads2] Queste le parole di Ernesto Pappalardo, direttore del Centro Studi Ance Salerno: “Il report di questa settimana del Centro Studi Ance Salerno si concentra sull’analisi dei riflessi sul sistema economico e produttivo provocati dalla mancata prevenzione del rischio idrogeologico ed ambientale. Grazie ad un’analisi di Unioncamere, abbiamo rilevato che i danni provenienti da frane, piogge insistenti o principi di alluvione hanno un impatto molto negativo anche sulla filiera dell’accoglienza turistica“.

“La Campania, anche da questo punto di vista, risulta molto danneggiata, e ancor più danneggiate le imprese legate alla filiera della ricettività extra-alberghiera. Tutto questo si traduce in una condizione di precarietà delle strutture e in danni concreti rispetto al giro di affari. Al di là del rischio delle persone, la quantificazione del danno prende in considerazione la mancata occasione di business, ma la questione non può essere sottovalutata, né in relazione ai residenti né rispetto ai turisti in soggiorno”.

“Le istituzioni delegate – evidenzia Pappalardo – non agiscono in una logica di servizio al territorio. La Campania rientra tra le regioni maggiormente colpite da questo fenomeno. C’è poi anche un problema di fondo, legato alla mancata prevenzione degli incendi e ad un forte inquinamento ambientale”.

Anche il presidente di Ance Salerno, Antonio Lombardi, si pronuncia sulla questione: “Le imprese sono danneggiate 2 volte, perché da un lato vivono in una condizione che non consente di sviluppare al meglio il loro business, e dall’altro, nella filiera delle costruzioni, sono danneggiate dai mancati investimenti che potrebbero essere attivati, perché ci sono delle risorse che non vengono utilizzate”.

“È evidente – continua Pappalardo – che bisogna intervenire anche sui meccanismi di spesa di questi fondi per accelerare le procedure e procedere per priorità, e la messa in sicurezza dei territori della campania è sicuramente una priorità sostanziale”.

Centro Studi Ance Salerno
Centro Studi Ance Salerno

Ancora, Antonio Lombardi sottolinea come “abbiamo dei fondi da spendere, circa 200 milioni, un vero e proprio tesoretto da impiegare per lavori di riqualificazione ambientale e danni derivanti da dissesto idrogeologico, ma non riusciamo a spendere questi fondi e, anzi, abbiamo creato danni per le 335 aziende campane che nel 52% dei casi hanno attribuito alle calamità naturali i danni del settore turistico; numerose le lamentele degli operatori turistici. La nostra regione presenta una serie di criticità tra le quali annoveriamo diverse tragedie, come quella di Sarno nel 1998 e il disastro del 2010 tra Scala ed Atrani, ma numerose sono anche le frane in territorio cilentano”.

“La Provincia di Salerno, in particolare, presenta un alto rischio idrogeologico per il quale è stata predisposta una mappatura puntuale, ma altrettanto non è stato fatto sul versante della prevenzione. Ne è un esempio la strada franata tra San Nicola di Centola e San Mauro La Bruca, sprofondata ormai da 18 mesi, nonché la strada regionale che collega Acerno con il resto della provincia, danneggiata da tempo. La nostra è una viabilità molto precaria, se prendiamo ad esempio la Mingardina e la Cilentana, quest’ultima ancora interrotta da maggio 2013. Spesso assistiamo ad una mancata regimentazione delle acque, ed è un peccato, perché la nostra è una provincia turistica con diverse aree SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e patrimonio dell’Unesco che diventano, così, quasi irraggiungibili”.