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Caso Ciclope, parlare non è dire la verità

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Caso Ciclope, parlare non è dire la verità

La tragedia del Ciclope suscita continue polemiche e riflessioni. Il diritto alla vita s’incontra con il diritto all’informazione

Editoriale a cura di Annarita Cavaliere 

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Quando accadono tragedie come queste, ci sentiamo spesso tutti coinvolti.

Ognuno di noi sente il bisogno sociale di essere compartecipe, esprimere il proprio dolore, il risentimento e la disapprovazione.

Quando accadono le tragedie, diventiamo improvvisamente la società modello, che sa già come sono andati i fatti. A questo punto ognuno diventa il reporter di se stesso, realizza la propria dinamica, giunge alle conclusioni.

Se la tragedia, come il caso del Ciclope, si verifica in bilico tra le cause naturali e quelle politico-economiche, l’opinione pubblica assume un altro ruolo; si eleva così a predicatore del bene, sviscerando problematiche variopinte, che analizzano l’accaduto da un altro punto di vista.

Il punto di vista è riuscire a dare un dato concreto ai simboli che, in molti contesti, “vivono” di luce propria rifrazione di tante sfumature, che si vedono soltanto quando attraversa un prisma.

Siamo arrivati alla geometria perché, il caso Ciclope deve essere raccontato con una rigorosità geometrica che implica l’annullamento del sentimentalismo, dei rimorsi, delle chiacchiere e dell’opinione.

La vita di una persona ha il suo valore in tutte le sue forme. Non ci interessa se quella vita stava sognando, stava amando, stava godendo, perché alla società (nel senso nobile del termine) deve interessare la tutela della vita, e basta.

ciclope
Discoteca Il Ciclope

Crescenzo Della Regione, il giovane 27enne muore il 10 agosto al Ciclope, la nota discoteca sul litorale di Camerota. Accade in una notte di temporali, portando alla paralisi di diverse zone, disattivando i servizi e creando disagi. Potente, improvviso e pericoloso, il maltempo è stato fatale per il ragazzo. Dall’autopsia è chiaro che la morte sia stata causata dalla caduta di un masso, dall’altezza di circa 60 metri, essendogli stati riscontrati: “lo sfondamento del cranio e del torace, la frattura della colonna vertebrale, la perforazione del polmone destro e la frattura del femore destro“, come ha accertato e dichiarato l’ospedale San Luca di Vallo della Lucania.

Il masso, però, è scomparso. Non si trovano le prove fisiche della morte di Crescenzo, pur parlando chiaramente l’autopsia.

Indagati il Sindaco di Camerota (Antonio Romano), il gestore del locale (Raffaele Sacco) e due tecnici di Caserta nel registro del capo procuratore di Vallo della Lucania.

In questi giorni continuano le risposte tra le parti. In primis il parroco di Marina di Camerota, don Gianni Citro, parlando di “morte annunciata“, e, ritornando su un tema già affrontato lo scorso anno dopo la morte di un ragazzo, diffida le cariche istituzionali a partecipare alle processioni religiose.

La situazione sta prendendo altre strade, quelle che continuano a saziare l’opinione pubblica di suggestioni, mentre la prova della morte rimane in sospeso.

Il Sindaco di Camerota risponde alle dichiarazioni disparate e, attraverso il pensiero di papa Francesco, le definisce “strumentalizzazione del dolore“.

Perché il Ciclope fa parlare così tanto a molte persone?

il ciclopeParlare è come provare a decifrare quel simbolo, che impera in un luogo preciso e a rischio erosione, ma che nel momento della tragedia, ripetutamente, è un luogo contro cui occorre sentenziare.

Parlare, di fatto, non riporta il masso al suo posto, non determina il corretto uso delle leggi, non “giustifica” la morte di Crescenzo. A volte, in situazioni così apparentemente complesse come queste, l’approccio geometrico dovrebbe essere l’unico possibile.

La morte di Crescenzo presso il Ciclope, accaduta in maniera raccapricciante (come alcuni testimoni lasciano intendere), riporta in campo un altro elemento non sempre chiaro: il diritto alla vita s’incontra con il diritto all’informazione in una proporzione perfetta.

Se la vita di Crescenzo è così importante per tutte queste voci che circolano sui giornali e sui social network, le operazioni legali devono procedere con rigore, una volta per tutte, e definire seriamente quel luogo, il Ciclope. L’identità della discoteca deve uscire fuori, senza farsi influenzare da ciò che trapela dagli altri, senza lasciarsi coinvolgere troppo dalle rivalità politiche, perché il pensiero singolo non compone la vera immagine del Ciclope.

In un paese civile questi compiti appartengono ai professionisti della verità, a coloro che devono tutelare la vita.

Siano un politico, Forze dell’ordine, un parroco o un geologo, ma alla società deve arrivare l’informazione. Chi si prende questa responsabilità? Perché quando si vuole davvero comprendere il sistema si deve avere paura di esprimersi, di scontrarsi con le varie opinioni? Non siamo opinionisti, siamo cittadini.

Il caso Ciclope trascina con sé sempre una componente di ambiguità. Non sappiamo mai cosa e in che modo è accaduto, scientificamente, né se la discoteca è in regola, e neanche se è un luogo di divertimento o qualcosa di diverso.

Tutte queste immagini sono il riflesso della stessa luce, che quando si rifrange nel “prisma” parla, ma non determinano la verità. Per sapere la verità dobbiamo risalire al prisma, anzi dobbiamo attendere che chi sceglie di essere al servizio della società, abbia la possibilità di sentirsi il referente della verità che stiamo cercando.

Allora il prisma sarà la forma geometrica determinata dalla finitezza e dalla semplicità.

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Laureata in D.A.M.S presso l'Università di Udine, giornalista pubblicista, curo da un anno la rubrica ZONmovie con un bel gruppo di collaboratori. Cerchiamo di seguire gli interessi dei lettori, ma allo stesso modo vogliamo garantire i contenuti, sempre ben argomentati e fondati rispetto a ciò di cui parliamo. Analizziamo la rubrica in relazione all'arte, all'animazione americana e seguiamo le migliori serieTv e, con speciali dedicati, offriamo retrospettive sulle serie più attese. Inoltre, anche la nuovissima rubrica "Dal libro allo schermo" garantisce una pluralità di contenuti. Non solo. ZONmovie propone anche una sezione dedicata alla WebSerie, con appuntamenti settimanali.