Il punto di vista dei cittadini di Bracigliano e quello dei produttori. Le sviste amministrative e l’iter mai concluso dei marchi DOP

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Bracigliano è il testimonial perfetto di quella cultura “glocal“ che negli ultimi tempi è tornata in voga in merito all’alimentazione e i suoi benefici.

Il tempo della modernità sembra essersi fermato nel piccolo paese in provincia di Salerno da sempre in lotta con le cucine di alto rango e a favore invece delle consuetudini della tavola povera.

Una vera e propria antologia dei buoni prodotti, da quelli della terra, ciliege, castagne, olio, a quelli della tavola, pane, biscotti, taralli, salumi.

Una gamma di produzione che però non ha mai portato al riconoscimento effettivo di tali.

L’esperienza industriale cittadina è nulla, il paese vive di manodopera contadina e solo pochi illuminati hanno avuto il coraggio d’investire sulle risorse del proprio territorio.

Sulla questione i cittadini si dividono tra chi accusa le correnti politiche locali di non aver realizzato a pieno i propri prodotti e chi invece ne fa una lode al Signore per non aver mai trattato tali prodotti in maniera industriale.

Alla questione “progresso/regresso” non si riesca a venirne fuori. Il dato di fatto però rimane.

Bracigliano è uno dei pochi paesi in zona a non avere annoveri tra le marchiature DOP nonostante la sua fama e la sua dedizione all’agricoltura sia totale e intensiva.

Lo stimolo principale resta quello di elencare alcuni prodotti, la ciliegia su tutti, per cercare di consacrarli a veri e propri protagonisti della scena agricola territoriale.

Le sagre cittadine, che sono il maggiore spot dei prodotti tipici di Bracigliano, per quanto ben organizzate e soddisfacenti agli occhi dei visitatori, non potranno mai rivestire il ruolo istituzionale di un’amministrazione il cui scopo resta quello di difendere e diffondere le proprie eccellenze.

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