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Sale Bingo, la protesta dei lavoratori

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Sale Bingo, la protesta dei lavoratori

La chiusura delle due sale bingo significherebbe un taglio di personale di 124 unità, con gravi ripercussioni su tante famiglie che si ritroverebbero senza più occupazione né reddito

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Continua a tenere banco la questione delle sale bingo di Pastena e Fratte. La protesta dei lavoratori si è fatta sentire e forte.

«Abbiamo iniziato nei giorni scorsi ad avere i primi incontri con l’azienda (la trattativa è al livello nazionale), che ha messo sul tavolo delle proposte irricevibili – ha commentato Elvira Campitiello segretario generale della Uiltucs di Salerno nell’edizione cartacea di Cronache– a fronte delle due non chiusure (all’inizio paventate dalla Codere) sembra che al momento non ci sarebbero più i 124 licenziamenti previsti, ma l’azienda si è comunque riservata il diritto di licenziare dei lavoratori non comunicandoci però, al momento, il numero preciso. In pratica la multinazionale non ha ritirato i licenziamenti, ma ha chiesto ai lavoratori di ridursi le ore contrattuali del 45/50%.  Questo significherebbe che per i dipendenti full time si passerebbe da 40 a 20 ore lavorative, mentre per i dipendenti part time da 20 a 12/13 ore. Oltre a questo hanno proposto un congelamento degli scatti di anzianità per almeno 3 anni, le promiscue manzioni e un taglio di alcuni benefit, ad esempio il premio presenza notturno, il premio festività e l’indennità di cassa: insomma di tutto e di più.

Con queste proposte non abbiamo capito di cosa si debba discutere – ha proseguito la sindacalista della Uiltucs – di fatto si smantella il contratto collettivo nazionale. Ci dicano chiaramente cosa vogliono e non calpestino sempre i diritti dei lavoratori, perché alla fine sono sempre i lavoratori a subire e a pagare le conseguenze di queste decisioni. La cosa più brutta che emerge da questa situazione è che i lavoratori della regione Campania e in particolare  del territorio salernitano vengono calpestati e maltrattati ogni volta che c’è una trattativa a livello nazionale. I motivi del perché si ripete sempre questa stessa situazione dovrebbero spiegarcela i politici. Anche loro dovrebbero fare la loro parte, chi amministra il territorio dovrebbe domandarsi cosa sta succedendo a livello locale e provare a dare un contributo e delle risposte, invece in questo momento tutti sono in silenzio. Noi abbiamo bisogno anche delle istituzioni territoriali perché da soli non possiamo farcela» ha concluso la segretaria generale della Uiltucs.

I dipendenti della sala bingo di Pastena hanno rifiutano in modo compatto la proposta fatta dalla casa madre spagnola: Emanuele Avagliano, dipendente da 8 anni, giudica «le proposte fatte dall’azienda, attraverso i sindacati, inaccettabili e disumane. Tra di noi ci sono persone sposate con figli, persone dove marito e moglie lavorano per la stessa azienda e significherebbe per chi ha uno stipendio full time che supera i 1000 euro, lavorare per guadagnare 500/550 euro al mese.

Ovviamente con l’abbassamento di livello e l’abbassamento delle ore diminuiscono anche gli assegni familiari e tutti i benefit che ne scaturiscono. Invece per un dipendente part time che guadagna 700 euro, significherebbe lavorare e vivere con 350 euro al mese. Tutto questo non è dignitoso. La nostra protesta è innanzitutto un modo per far sentire la nostra voce a Salerno, perché stiamo parlando di 124 famiglie, un grosso numero, e anche perché il problema dei licenziamenti e il problema occupazionale è un problema non solo di chi lo vive ma di tutta la società civile nel suo complesso.  Giovedì 13 ci sarà un ulteriore tavolo sindacale e questo sciopero è stato fatto con l’obiettivo di far capire all’azienda in modo chiaro ciò che chiediamo, affinché i nostri rappresentanti sindacali possano dire, sul tavolo delle trattative, che noi non stiamo scherzando e che siamo disposti a fare ulteriori scioperi, occupazioni e proteste, anche a Roma presso la nostra sede nazionale».

Marianna Fleres, lavora con Codere da 15 anni, sottolinea come «l’azienda non ha toccato i vertici ma il livello gioco, infatti tutti i dipendenti di primo livello, i dipendenti quadri non sono stati assolutamente toccati da questa decisione aziendale. Loro continueranno a vivere con 2000/3000 euro al mese mentre noi saremmo costretti a vivere con 350 euro per i part time o 500/600 euro per i full time. Noi pensiamo che in una squadra di calcio se non ci sono i risultati si cambiano gli allenatori e non i giocatori. Invece qui vogliono tagliare le ruote portanti di questo carro cioè coloro che portano la sala avanti quotidianamente e tutto questo è impensabile».bingo

Anche Sergio Mazza, sposato con 2 figli, lavora da 15 anni con la multinazionale spagnola «sono un venditore di cartelle inquadrato come 4 livello. L’azienda dopo aver proposto la chiusura totale delle due sale, nelle riunioni successive con i sindacati ha fatto delle proposte inaccettabili. Per evitare la chiusura hanno chiesto la riduzione del personale e il dimezzamento delle ore settimanali. Io ad esempio sono full time quindi lavoro 40 ore a settimana, ora dovrei passare a 20, inoltre ci sarebbe anche la riduzione dei livelli occupazionali per cui io, che sono attualmente di quarto livello, dovrei passare al sesto che significherebbe una riduzione dello stipendio.

In pratica dai 1200 euro lordi attuali scenderei a meno di 500 con la perdita anche delle percentuali sui notturni e sulle tariffazioni speciali, cioè perderei tutte quelle agevolazioni che si hanno dai contratti lavorativi, compresi anche i famosi 80 euro di Renzi che si ridurrebbero a 40. Per non parlare della manzione promiscua che prevede il cambio concreto di lavoro svolto. In pratica se oggi faccio il venditore domani potrei fare il cameriere o fare il cuoco, facendo venir meno anche quell’esperienza lavorativa che ho accumulato nel corso degli anni. Così diventa una situazione imbarazzante. Dopo 15 anni ti viene tolto tutto. Tu hai dato in tanti anni di lavoro il massimo per l’azienda, senza metterti mai in malattia, cercando di essere sempre a disposizione compresi i cambi orari e i cambi turni. La proposta che ci è stata fatta noi la contestiamo in toto, sia come lavoratori che come iscritti al sindacato. Questo sciopero viene fatto anche per dimostrare che siamo tutti uniti e compatti in questa lotta.

Vogliamo lavorare ma vogliamo farlo in modo dignitoso, provando anche a venire incontro all’azienda. Con questa protesta non stiamo facendo un out out, ma stiamo chiedendo all’azienda una proposta accettabile. Io sono monoreddito, ho famiglia, un affitto sulle spalle, nel momento in cui mi viene ridotto il livello di inquadramento, le ore di lavoro e tutto il resto non riuscirò più ad arrivare a fine mese».

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