Home Territorio Battipaglia Battipaglia, Gianni Rivera presenta la sua autobiografia

Battipaglia, Gianni Rivera presenta la sua autobiografia

0
Battipaglia, Gianni Rivera presenta la sua autobiografia
Gianni Rivera

Si è svolta nel pomeriggio di domenica 28 maggio, presso il Salotto Comunale di Battipaglia, la presentazione dell’autobiografia di Gianni Rivera con il Golden Boy mattatore assoluto di serata

[ads1]

Domenica pomeriggio emozionante per gli appassionati di sport della città di Battipaglia. Presso il Salotto Comunale, in occasione del taglio del nastro del progetto Casa Battipaglia e Ciclolonga a cura di Radio Castelluccio, si è tenuta la presentazione dell’autobiografia del grande Gianni Rivera, con il “Golden Boy” letteralmente inondato dall’affetto dei tanti cittadini presenti in sala.

Al fianco della leggenda milanista c’erano diversi relatori, tra cui la prima cittadina del Comune della Piana delle Sele, Cecilia Francese, il presidente dell’associazione “A717 Battipaglia e oltre”, Nunzio Vitolo e l’editore di Radio Castelluccio, Lucio Rossomando.

L’idea dell’autobiografia

Rivera si è raccontato a 360 gradi al pubblico battipagliese, ripercorrendo, con dovizia di particolari ed un pizzico di ironia, una vita consacrata al grande amore nei confronti del calcio.

Partendo dagli anni della fanciullezza, vissuta in quel di Alessandria nel retaggio delle origini umili dei propri genitori, della tragedia della sorellina maggiore, Maria Luisa, morta ad appena nove mesi a causa del così detto “morbo blu”, imperfezione cardiaca fatale ai tempi, e del periodo bellico, l’ex pallone d’oro rossonero è riuscito a raccontare, in maniera cristallina, la parabola esistenziale di un calciatore che non ha mai smesso, nel corso della sua carriera ed anche oltre, di rimanere uomo dalla grande dignità e statura morale, quella che, avversari e compagni di squadra, non hanno mai potuto fare a meno di riconoscergli.

In quanto all’idea dell’autobiografia, Rivera ha ammesso che il progetto è nato dalla volontà di “scrivere finalmente un racconto veritiero della mia vita; ho voluto approfittare del lavoro fatto, in primis, da mio padre che ha raccolto e catalogato tutto il materiale presente nel libro e da mia moglie che si occupata con grande attenzione ed ottimi risultati del progetto”.

Gianni Rivera

Il personaggio Rivera

L’intelligenza dell’uomo Rivera ha sempre fatto il paio con l’arguzia del professionista e, dunque, nel corso della conferenza, impossibile non soffermarsi sulla psicologia di un campione e di un uomo sempre estremamente diretto ed in grado di accettare, con grande signorilità, le critiche di una lunga e più che esaltante carriera:

“Ho dovuto convivere con le critiche e con la condizione che il mio lavoro mi attribuiva; non mi sono mai sottratto ad esse, ma non mi sono neppure fatto condizionare da ciò che gli altri dicevano sul mio conto. Non potevano impormi, insomma, un modo di pensare, continuavo ad essere me stesso nonostante tutto”.

Il rapporto con Nereo Rocco

Una delle personalità più importanti in grado di far maturare Rivera tanto come uomo quanto come fuoriclasse sul rettangolo verde è stata senza dubbio quello del “Paron” Nereo Rocco.

All’allenatore triestino sono legati tantissimi ricordi di spogliatoio assolutamente indimenticabili : “Rocco è stato un personaggio unico, è stato lui ad inventare la cultura dello spogliatoio. Nello spogliatoio si costruiva lo spirito giusto per andare in campo nelle migliori condizioni possibili e spesso vincevamo proprio grazie alla sua mentalità che era sempre più la nostra mentalità.   

Gianni Rivera

La parola spogliatoio nasce con Nereo Rocco; a Milanello avevamo un grande salone con tanti piccoli armadietti dove ci cambiavamo e poi c’era lo spogliatoio dell’allenatore.

Rocco, e come lui anche Liedholm quando è diventato allenatore, non lo faceva e si cambiava insieme a noi nello stesso spogliatoio, avendo preso un armadietto per sentirsi parte del gruppo.

A questo tipo di dinamiche sono legati tantissimi ricordi assolutamente esilaranti. Era geniale e divertente, riusciva ad essere in assoluta empatia con tutti noi e la squadra beneficiava della sua grande personalità”.

L’idea dell’Academy

Passato, ma anche presente e progetti per il futuro. Gianni Rivera non ci pensa proprio a stare con le mani in mano e, come raccontato nel corso della serata, da qui l’interessante progetto relativo alla fondazione di una academy che porta il suo nome nonché il suo imprinting sul modo di fare ed insegnare calcio:

“Ho seguito i consigli esilaranti del mio amico Diego Abatantuono e mi son convinto a fare l’allenatore; scherzi a parte, non ci avevo mai pensato, ma da qualche anno ho iniziato a credere che forse una possibilità potrebbe esserci.

Sono presidente del Settore Tecnico, ma non posso per questo darmi titoli di allenatore da solo, ragion per cui ho partecipato al primo corso di allenatore per giovani e dilettanti e sono riuscito a conseguire questo riconoscimento che mi ha permesso di aprire la mia Accademia calcistica indirizzata ai giovani.

Su questo stiamo lavorando assiduamente e sul nostro sito, www.giannirivera.it, è possibile consultare format e regolamento. Ho deciso di coinvolgere un pò di amici in questo progetto e cerchiamo, dunque, di fare qualcosa di importante destinato ai giovani.

Puntiamo a lavorare soprattutto sulla tecnica, ho notato che negli ultimi tempi si è curato quasi esclusivamente l’aspetto fisico ed allora abbiamo pensato che, forse, la prima cosa da cui partire è proprio un lavoro certosino sull’aspetto tecnico. Il fisico è importante, ma se manca la tecnica, dopo un pò, non si diverte più nessuno, né il pubblico tanto meno i giocatori”.

Italia-Germania, 4-3

Gianni Rivera

Sollecitato dalle domande del pubblico e della moderatrice dell’incontro, Ertilia Giordano, Rivera ha risposto a numerosi interrogativi, il primo dei quali legato ad un aneddoto della “partita del secolo”, l’indimenticabile Italia-Germania di Messico 1970:

“Rivedendo la partita, in occasione del goal subito su calcio d’angolo, avrei potuto provare a salvare la nostra porta dalla realizzazione, ma non ci sono riuscito.

Tornando nella nostra metà campo, ho pensato che avrei dovuto immediatamente fare goal altrimenti non avrei potuto più rimettere piede in Italia. L’ho detto in maniera incosciente, sono andato a metà campo, mi son fatto dare subito la palla pensando di arrivare da solo dall’altro lato.

Ho alzato gli occhi e ho dovuto immediatamente rivedere il mio proposito a causa della buona organizzazione difensiva della difesa tedesca.

Tuttavia, abbiamo immediatamente costruito un ottimo attacco di squadra, io ho avuto il merito di seguire l’azione corale e mi sono trovato al posto giusto, nel momento giusto.

La cosa interessante che ho scoperto successivamente è che il goal l’ho realizzato di destro. Ero convinto di averlo fatto di sinistro perché ero partito con l’idea di tirare di collo nell’angolo opposto a dove veniva la palla dal momento che il portiere era sul primo palo e la porta, dunque, era tutta libera.

Poi, constatando che il portiere si stava buttando, ho cambiato indirizzo, ma originariamente la mia idea era diversa, invece, non ho cambiato solo direzione bensì posizione, piede e colpo”.

L’addio al calcio di Francesco Totti

In tema di numeri 10, impossibile non parlare del capitano della Roma, Francesco Totti che, proprio nella giornata di ieri, ha detto addio al calcio giocato raccogliendo la standing ovation del pubblico giallorosso e non solo.

L’idea di Rivera sulla vicenda Totti è piuttosto particolare dal momento che, dal suo punto di vista, quello che è accaduto a Roma negli ultimi tempi “non è una cosa bella a cui assistere.

Io, personalmente, ho l’impressione che Totti abbia già smesso da qualche tempo e ritengo che la Roma avrebbe potuto e dovuto parlargli più chiaramente circa i progetti per il futuro.

La società avrebbe dovuto prendere una strada netta, o suggerendogli che forse era il caso di smettere oppure stabilendo questo assunto in termini più diretti e meno equivocabili, perché la situazione è quella ed arriva un momento, per tutti i calciatori, in cui bisogna avere il coraggio di addivenire a quella decisione.

Il fatto di non riuscire più a giocare come una volta vuol dire che non ci sono più le condizioni per continuare a fare quello che era in fondo il suo mestiere. Quindi, ritengo che si stia chiudendo un rapporto in un modo diverso da quello che la situazione avrebbe meritato”.

Sulle nuove tecnologie a servizio del calcio

Spunto interessante anche quello relativo al ricorso, sempre più frequente nel mondo del calcio, alle nuove tecnologie:

“Penso che ormai bisogna adattarsi ai tempi che cambiano, la tecnologia è sempre più parte integrante delle nostre vite e, di riflesso, anche dello sport. Dal mio punto di vista, tendenzialmente, sono contrario. Ritengo che il calcio vada vissuto nella sua completezza”.

L’ipotesi presidenza della Federazione

Rivera ha raccontato alla nutrita rappresentanza battipagliese anche delle due possibilità che avrebbero potuto vederlo nelle vesti di Presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio; in entrambe le circostanze, tuttavia, come la storia insegna, i tentativi non sono andati a buon fine. Questo il racconto del Golden Boy in relazione a ciò:

“Ci sono state due possibilità: una, prima dell’elezione di Abete, quando il sistema di voto era un pò complesso al punto che era necessario raggiungere il 94% delle preferenze per vincere le elezioni, in quanto toccava registrare il consenso di tutte le componenti che votavano.

In quella circostanza, quando in molti decisero di superare il periodo della presidenza Nizzola, Lega, Associazione Calciatori, Allenatori e via dicendo, dopo che Abete raggiunse il 60%  delle preferenze senza tuttavia riuscire ad essere eletto, mi cercarono per perorare il mio impegno in tal senso.

In quel periodo ero al Governo come sottosegretario alla difesa. Quando corse questa voce, io risposi che avrei presentato un progetto molto serio, ma che mi sarei candidato a condizione di essere da solo e che non avevo intenzione di mettermi, come rappresentante del Governo, contro qualcun’altro.

Tuttavia, per fiutare meglio la situazione, chiamai Galliani e lui mi disse immediatamente dell’intenzione di farsi commissariare così da riportare Carraro dalla lega di B alla presidenza della Federazione.

La seconda circostanza, ancor più significativa, si verificò quando ero consulente per lo sport a Roma nella giunta Veltroni.

Ci fu, nel corso di quell’anno, un altro momento di tensione in Federazione, si dimise il presidente Carraro e c’era l’esigenza di individuare un commissario che sarebbe stato scelto dalla giunta del Coni.

Mi hanno raccontato che, nella giunta del Coni, l’area di centro-destra voleva che io fossi preso in considerazione come Commissario, al contrario, l’area di centro-sinistra decise ancora una volta di dare fastidio a sé stessa e, attraverso una telefonata di un collaboratore di Veltroni, mi fu presentata l’ipotesi di fare da vice a Rossi.

La mia risposta fu un secco no, sarebbe stato assurdo, dal mio punto di vista, fare da vice ad una persona che non aveva mai visto una partita di calcio. Il resto è storia e il centro-sinistra ha continuato imperterrito per la sua strada”.     

Gianni Rivera

Al termine della presentazione, applausi scroscianti per un disponibilissimo Gianni Rivera che si è prestato a tantissime foto ricordo con gli appassionati accorsi all’evento e che ha premiato i giovanissimi protagonisti, classe 2008, della Scuola Calcio Spes, della ASD Saponara e della Scuola Calcio Christian Manfredini .

[ads2]