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Accadde oggi… 23 novembre 1980, terremoto in Irpinia

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Accadde oggi… 23 novembre 1980, terremoto in Irpinia

Il 23 novembre 1980 alle ore 19.34 un violento terremoto colpì gran parte del territorio campano. La zone più devastate furono l’Irpinia e il salernitano

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«Sono tornato ieri sera dalle zone devastate dalla tremenda catastrofe sismica, dove ho assistito a spettacoli che mai dimenticherò…» – Sandro Pertini, Presidente della Repubblica 1978-1985

terremoto-irpinia-repubbli-jpgNon sono bastati 34 anni a cancellare il ricordo della spaventosa tragedia che colpì l’Irpinia, il 23 novembre del 1980. In un orario in cui la gente è a casa, sul calare di una fredda domenica di autunno, il pensiero più comune è quello di cenare e di coricarsi presto, per far fronte al lavoro e ai doveri quotidiani del giorno dopo. Anche i più giovani rincasavano per quell’ora: il giorno dopo si sarebbero alzati presto, per gli impegni scolastici a cui dovevano attenersi, a ormai inoltrate attività didattiche, scolastiche e accademiche.

Ma alle 19.34 di una domenica qualunque, una forte scossa di magnitudo 6.9 della scala Richter e del X° grado della scala Mercalli, della durata di circa 90 secondi con un ipocentro di circa 30 km di profondità, colpì un’area di 17.000 km² che si estendeva dall’Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza, spazzando via la vita e i progetti di 2.998 persone, ferendone 8.245 e causando circa 235.000 sfollati in quelle zone. In paesi dell’Irpinia come Sant’Angelo dei Lombardi e Lioni, ma anche nel salernitano e nel potentino come a Laviano e Balvano, le case si sbriciolarono di fronte la furia di un fenomeno tanto spaventoso quanto imprevedibile.

Ma alla distruzione materiale seguì quella morale: intere comunità, pur trovandosi in uno stato d’ansia dovuto all’apprensione per la vita dei propri cari rimasti sotto le macerie, in condizioni igieniche sanitarie degne di uno scenario di guerra e persino mortificate da alcuni fenomeni di sciacallaggio, furono costrette a vivere l’inadeguatezza di uno Stato che apparve inerme a fronteggiare tempestivamente l’emergenza territoriale.

I motivi principali dei ritardi nei soccorsi furono due: la difficoltà di accesso dei mezzi di soccorso nelle zone dell’entroterra, dovuta al cattivo stato della maggior parte delle infrastrutture, e la mancanza di un’organizzazione come la Protezione Civile che fosse capace di coordinare risorse e mezzi in maniera tempestiva e ottimale. Il primo a far presente questa grave mancanza fu il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il 25 novembre, nonostante il parere contrario del Presidente del Consiglio Forlani, Pertini si recò in elicottero sui luoghi della tragedia, dove lo aspettava l’allora Ministro degli Esteri, il potentino Emilio Colombo. Di ritorno dall’Irpinia, in un discorso in TV rivolto agli italiani, l’allora Capo dello Stato denunciò con forza il ritardo e le inadempienze dei soccorsi, che sarebbero arrivati in tutte le zone colpite solo dopo cinque giorni. Le dure parole del presidente della Repubblica causarono l’immediata rimozione del prefetto di Avellino Attilio Lobefalo, e le dimissioni (in seguito respinte) del Ministro dell’Interno Virginio Ronconi. Ma nello stesso tempo scosse anche l’opinione pubblica e il mondo politico, trascinando non solo un’intera nazione in opere di solidarietà in regione, ma anche incentivando aiuti da altri stati dell’Europa e del Mondo, che misero a disposizione fondi e mezzi idonei a fronteggiare la catastrofe appena sorta.

Alla fine la ricostruzione dell’Irpinia è costata circa 60mila miliardi di lire. L’ultima tranche, di 157.000 euro, è stata stanziata dal Governo Prodi con la finanziaria del 2007.