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Saharawi: la storia del popolo dimenticato

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Saharawi: la storia del popolo dimenticato

Ieri, presso il Centro Arci di Via Porta Catena (centro storico) è stato presentato il libro fotografico “Il deserto intorno” di Giulio di Meo, dedicato ai profughi Saharawi, la storia di un popolo dimenticato tra la tirannia dei potenti e lo sguardo dell’umanità rivolto dall’altra parte. Ha partecipato alla discussione anche Fatima Mahfud, rappresentante del Fronte Polisario in Italia

[ads1]Parlare di occupazioni di territori, di abusi politici, di violenze gratuite ai danni di popoli innocenti purtroppo lascia il tempo che trova nell’occhio e nella mente di chi legge: allora si prova ad utilizzare la fotografia, mezzo istantaneo che colpisce nel profondo, che smuove l’anima dal torpore.

Il popolo Saharawi lotta dagli anni ’70 per l’indipendenza, ma la terra che abita da millenni (Sahara Occidentale) è ricca di risorse minerarie ed ha tra le coste più pescose del mondo, perciò è sempre stata tra le mire delle potenze europee ed africane. Nel 1960 l’Onu inserisce la zona del Sahara occidentale tra quello che, attraverso un Referedum, devono stabilire se diventare indipendenti o meno. Tutto sembra pronto per il voto, ma il Marocco (stato confinante ed indipendente dalla Francia dal 1958) vuole impossessarsi delle risorse che il territorio dei Saharawi offre, e nel 1974 organizza un’operazione militare che occupa la zona e bombarda la popolazione civile, che riesce a scappare nel territorio algerino, dove viene accolta. Il Marocco poi, nel 1982, costruirà un muro protettivo contornato da 6’000 mine per impedire al popolo Saharawi di tornare nella terria natia. E’ l’unico muro, insieme alla Muraglia Cinese, visibile dal satellite. Tutt’ora i 200’000 del popolo Saharawi vivono nel territorio algerino, in attesa di un Referendum democratico e soprattutto di poter tornare a vivere nella loro terra.

Da qui parte Giulio di Meo,  fotoreporter e autore di “Il deserto intorno“, che in quella zona ci è stato e ci rilascia queste dichiarazioni: “Le foto presenti nel libro non urlano ma raccontano, magari riuscendo a far urlare poi chi quelle foto le osserva. Ho preferito raccontare il quotidiano senza soffermarmi su immagini più forti perchè credo che ormai si urla troppo a qualsiasi livello, non si cattura l’attenzione. Parliamo sottovoce per attirare l’attenzione, per far parlare del popolo Saharawi. L’esperienza umana che ho vissuto lì è stata fortissima e ricchissima, mi hanno accolto come se fossi uno di loro e da ciò ho preso spunto per il titolo “Il deserto intorno” che va a rappresentare la grande umanità del popolo Saharawi contornato però da tante atrocità”

L’iniziativa si è svolta attraverso la visione di alcune fotografie del libro e con la spiegazione da parte di Fatima Mahfud, rappresentante del Fronte Polisario in Italia,  della storia del popolo Saharawi. La manifestazione si è chiusa con un dibattito. [ads2]