Home Attualità Storie di ordinario degrado: il Parco urbano dell’Irno

Storie di ordinario degrado: il Parco urbano dell’Irno

0
Storie di ordinario degrado: il Parco urbano dell’Irno

Il Parco Urbano dell’Irno è un polmone verde del nostro territorio, potenziale attrazione turistica. Peccato che versa nel più totale degrado

[ads1]

Il Parco Urbano dell’Irno (visita la pagina Facebook) è una delle perle più belle a corona del nostro territorio, un polmone verde dalle possibilità che variano dal campeggio al trekking. Attraversato dal Fiume Irno, questo parco è stato congegnato quale luogo di ristoro e aggregazione.

La questione

Il problema è emerso nel corso del Consiglio Comunale di Baronissi tenutosi lo scorso 28 aprile. Il consigliere comunale Francesco De Simone ha presentato un’interrogazione relativa allo stato in cui versa il Parco Urbano dell’Irno. “Lungo il percorso del fiume periodicamente si rileva la presenza di sversamenti di chiara natura industriale che oltre a inquinare le acque creano timore nella popolazione, tanto che hanno dato luogo a diverse denunce e proteste dei cittadini. La sostanza inquinante di colore arancione fuoriesce da tubi presenti nelle mura di contenimento depositandosi nel letto del fiume tra Acquamela e Cologna”.

L’assessore alle Politiche ambientali Serafino De Salvo risponde: “Il colore rossastro che insiste lungo tutto il percorso del fiume sembrerebbe essere determinato da residui argillosi, da elementi che non determinano un fenomeno di inquinamento preoccupante. Ciononostante è doveroso compiere degli approfondimenti. In seguito ad una sollecitazione della Procura della Repubblica, sono stati incaricati i NOE di effettuare delle verifiche su tutti gli sversamenti che avvengono nell’area del parco. L’analisi svolta sarà poi sottoposta al vaglio della Procura”. 

Lo scenario presentatoci

Su istanza di alcuni lettori, noi di ZerOttoNove siamo andati a visitarlo.

Lo scenario del Parco Urbano dell’Irno è agghiacciante: una radura incolta e secca, sterile, è il primo acchito. Inoltrandoci nel sentiero è subito evidente il contrasto tra la meraviglia dei luoghi, la maestosità del verde che prova a respirare e lo scempio di chiazze oleose che scompongono la luce in arcobaleno sull’acqua sporca.

L’acqua pare pulita: il sudicio è ben visibile depositato in strati dalla consistenza quasi fangosa, di colore rugginoso. Il colore rossastro di questo materiale depositato sul fondale ha anche tinto alcuni dei massi della diga oramai divaricata. Non conosciamo cosa sia, ma sappiamo che il circolo Valle dell’Irno di Legambiente ha già disposto degli esami dell’acqua che pubblicherà (qui tutte le iniziative di Lagambiente Irno).

Intanto, nell’acqua galleggiano oggetti in plastica e altra spazzatura. Piuttosto strana, anche, la schiuma che aleggia sul fiume, soffice e soda nella sua noncuranza del panta rei delle acque.

Non solo Legambiente: anche la FAI ha a cuore il Parco Urbano dell’Irno. Visita  la pagina web dedicata!

In bella vista anche i tubi, verosimilmente, del sistema fognario. A riguardo, già sono state varie le occasioni in cui gli sversamenti di questo genere hanno depauperato la fauna marina (qui rimettiamo un articolo di Legambiente). Sembra che, periodicamente, il collettore del sistema fognario straripi e sversi nell’acqua l’eccedenza di cui trabocca. Poco distante da qui la sede della Protezione Civile.

Proseguendo nella nostra escursione, il degrado è sempre più evidente. Diverse zone sono erbose e i nostri accompagnatori ci spiegano che quelli sono laghetti disseccati. Non ne conosciamo il motivo e non sembra che ciò debba destare preoccupazione: è probabile che i diversi lavori effettuati nell’area prevedessero questo nuovo assestamento.

Quello che invece preoccupa è il pattume che qui e lì arricchisce la rigogliosa flora del Parco Urbano dell’Irno; se ad arrivarci, ci siamo presto abituati alla plastica qui e lì depositata, quello che vediamo sul fiumiciattolo acquietato dalla stagione è realmente inquietante.

Tra i relitti di plastica abbandonata, scorgiamo addirittura un barattolo degli aiuti alimentari prodotte dalla Comunità Europea (CE). Questo particolare è molto importante: colloca quel barattolo in un dato momento storico preciso, dato che la CE è UE già da un pezzo, oramai. Non solo: una batteria fa il suo bagno sul letto del fiume e poco distante da questa c’è una lastra di marmo, un pezzo di lapide, che continua il suo riposo eterno in questo luogo ameno.

Ci si domanda come siano arrivate. Stando al residente che ci ha accompagnato, la condizione del Parco Urbano dell’Irno sarebbe andata degenerando da circa sette anni a questa parte. Noi non possiamo saperlo. Ma ci turba un’altra cosa che ci mostra: smuovendo la terra dell’alveo dell’Irno, scopre della terra nera, scura come pece. Dice che non è normale. Poco più in là indica diverse zone in cui la terra ha un colore rossiccio, ancora una volta anomalo. Ci mostra dei fori del terrazzamento di cemento che costeggia l’Irno: sono sporchi di quel colore rugginoso che abbiamo visto all’inizio. Ci indica, sulla stessa parete, il segno dell’acqua. Dice che quel segno dimostra quale livello avesse l’acqua in passato.

Il Parco Urbano dell’Irno potrebbe essere un ulteriore orgoglio del nostro territorio e vederlo ridotto a questo grado di incuria ed abbandono lascia perplessi, anche per l’alto tasso di inquinamento.

Articolo, foto e video a cura di Carlo Del Regno e Gerardo Stromillo. 

[ads2]