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Lettura spettacolo de “Il piccolo principe” presso La Feltrinelli di Salerno

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Lettura spettacolo de “Il piccolo principe” presso La Feltrinelli di Salerno

«Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi», questo il messaggio che Antoine de Saint-Exupéry lasciò ai suoi lettori attraverso la stesura del libro: “Il piccolo Principe” nel 1943, e che il regista di Scena Teatro, Antonello De Rosa, ha riproposto come lettura/spettacolo presso La Feltrinelli di Salerno lo scorso 28 novembre.

Un capolavoro intramontabile, che nel corso degli anni non ha mai smesso di emozionare i lettori di varie fasce d’età, e non solo i bambini a cui è dedicato; “a tutti i grandi che sono stati bambini e non se lo ricordano più”, recita l’introduzione. Una semplicità disarmante, un viaggio attraverso il mondo dell’infanzia e della fantasia, dove l’ingenuità e la purezza ancora non sono stati corrotti dalla superficialità e dall’arrivismo, falsi ideali che rischiano di farci perdere di vista il vero senso della vita, dell’amicizia, dell’amore per se stessi e per gli altri.

Compito del regista De Rosa è stato quello di mettere in scena le avventure del Piccolo Principe in questa loro profonda semplicità, servendosi del prezioso aiuto degli attori Alessandro Tedesco e Victor Stasi, della costumista Simona Fredella e dell’assistente regista Gina Ferri. Un gruppo ben scelto che ha saputo interpretare con grande professionalità non solo la storia del protagonista, ma soprattutto le speranze e gli insegnamenti che il Piccolo Principe ha interiorizzato nel corso del romanzo, attraverso una lettura/rappresentazione coinvolgente ed emozionante fra i libri de La Feltrinelli.

La storia prende avvio dall’incontro tra un aviatore precipitato accidentalmente con il suo aereo nel deserto del Sahara e il Piccolo Principe, che chiede all’uomo di disegnargli una pecora. Passato lo stupore iniziale dell’aviatore, il bambino comincia a raccontarsi. Dice di provenire da un pianeta molto piccolo e molto lontano, l’asteroide B612, un luogo particolare nel quale viveva in solitudine, prendendosi cura di una rosa scorbutica e vanitosa. Ma la lontananza gli fa rivalutare il rapporto con la sua rosa, trovando nell’amore la risposta alle sue preoccupazioni e alla mancanza. Proprio per salvare la sua amata rosa gli serve una pecora che mangi tutti i rami di baobab che stanno rischiando di soffocare il suo Pianeta.

Durante il viaggio che lo condurrà sulla Terra, il Piccolo Principe sosterà in diversi pianeti, incontrando personaggi strani e assurdi, dai quali però riuscirà a trarre preziosi insegnamenti: il re triste che vuole comandare ma non ha uomini a servirlo, gli ubriaconi che bevono per dimenticare la vergogna di farlo, l’uomo d’affari che conta le stelle del cielo pensando che gli appartengano, il geografo che sta seduto alla sua scrivania aspettando di conoscere tutti i pianeti e il lampionaio che deve accendere le luci a un ritmo forsennato, preoccupato di non lasciare al buio i suoi concittadini. Il Piccolo Principe, con la sua candida ingenuità ci fa notare che spesso gli uomini perdono il contatto con la realtà e diventano vittime dei loro stessi vizi, delle trappole della vita, della sete di ricchezza, delle prigioni create dalle “opinioni altrui”, e questo li rende tristi, fragili, disillusi, incapaci di guardare il cielo, di sentire il profumo di un fiore, di sorridere, di emozionarsi ancora..

Sul Pianeta Terra avviene l’incontro speciale con la volpe, che ridesta le speranze del Principe chiedendogli di essere addomesticata. Addomesticare vuol dire creare legami, andare oltre le apparenze, vedere con il cuore, rendere l’oggetto delle nostre attenzioni unico al mondo in virtù dell’amore che su di lui riversiamo. Metafora dell’amicizia e della cura dei rapporti umani questo capitolo è uno degli esempi più belli per rendere senza troppi artifici retorici la grandezza e l’importanza dei sentimenti nella nostra esistenza.

”Addio”, disse la volpe.” Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
“E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
“E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa…” sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
“Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…”
“Io sono responsabile della mia rosa…” ripeté il piccolo principe per ricordarselo.

Dopo aver parlato con la volpe il Principe capisce l’importanza della sua rosa e fa di tutto per poter tornare da lei e salvarla. Ma per farlo deve farsi mordere da un serpente. Ed è qui che avviene il famoso colloquio con l’aviatore, che viene teneramente invitato dal bambino a non dimenticarsi di lui e a ritrovare la sua immagine nelle stelle ogni volta che alzerà gli occhi al cielo. Entrambi riprendono il loro viaggio, seppur in direzioni diverse. Trascorsi sei anni dalla morte del Piccolo Principe, una sera, contemplando nel cielo le stelle, l’aviatore si chiede se nell’asteroide B612 la pecora e la rosa siano riuscite a convivere senza l’ausilio di museruole o spine, servendosi soltanto di amore e rispetto sincero. Una domanda a cui naturalmente non viene data risposta.

Un libro che segna e insegna, soprattutto se riletto alla luce delle consapevolezze acquisite con l’età adulta, e che ridesta, al contempo, quel candore fiabesco dell’infanzia che la memoria conserva gelosamente, per paura che la realtà possa contaminarne il ricordo. La performance degli attori, che hanno recitato con indiscussa maestria le scene dell’opera, si è conclusa con un lungo applauso, tra lo sguardo ancora sognante dei partecipanti e degli organizzatori. A chiudere la rappresentazione è stato il regista De Rosa, entusiasta del risultato ottenuto. Stringendo fra mani il libro di Antoine de Saint-Exupéry, ne ha sottolineato la forza emotiva, il valore mai scemato negli anni, il potere che ancora adesso ha di attirare un numero così vasto di persone.

“Noto con grande piacere che ad assistere non ci sono solo bambini, ma anche e soprattutto adulti, e questo vuol dire che anche voi, come il Piccolo Principe, conservate ancora una speranza”, ha concluso tra sorrisi ed applausi. La speranza, mia e forse anche degli altri, è che i segreti della felicità infantile, come la sincerità, l’innocenza, la semplicità, l’affetto gratuito, possano restare inalterati negli anni e diventare le fondamenta di un mondo eticamente migliore, in cui si possa davvero riuscire a vedere ed agire con il cuore.