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“La visione” di Lorenzo Talamo. La Persepoli gotica

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“La visione” di Lorenzo Talamo. La Persepoli gotica

Lorenzo Talamo scrive La visione, primo classificato al “Premio Muse” nel 2013. Il premio nasce nel 2012 dalla Scarenz Editore, con l’obiettivo di conoscere e dare una possibilità di pubblicazione ai giovani autori

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[ads2] Giovanissimo, a soli 17 anni (oggi maggiorenne), Lorenzo Talamo è il primo classificato del “Premio Muse” della scorsa edizione con il racconto La visione, che rientra nel genere “gotico classico”. Da Camerota, Lorenzo si lascia trasportare dalla sua immaginazione e arriva a Persepoli, in un passato preciso, che coincide con la distruzione del regno sotto la guida di Alessandro Magno. Due riferimenti storici su cui l’autore decide di costruire la sua “visione”, che come un’apparizione prende una forma dettagliata davanti ai suoi occhi, il quale s’immedesima fino a donarla al lettore con precisione ed empatia.

Siamo già nella Persepoli distrutta, questo si comprende dalle prime righe. L’atmosfera è subito misteriosa, cupa e tragica. Lorenzo interpreta la fine di questo regno come un luogo dominato da cadaveri, silenzio e desolazione. Il sentimento dell’autore, la sua compartecipazione alla sofferenza dei soldati, il declino di un ‘mondo’, si tramuta in forze esterne indomabili e timorose. Nel gotico le interiorità slittano in entità esterne, natura e paesaggio sono in funzione di personaggio e, non solo interagiscono con gli altri personaggi della storia, ma spesso diventano i protagonisti principali della storia.

la visione Lorenzo Talamo è visionario. Costruisce frasi impregnate di aggettivi, immagini forti, che trasportano il lettore nell’atmosfera:”Dopo lente e silenziose ore di buio, un vento si alzò da Oriente e portò con sé una fitta coltre di nubi ramate che man mano si addensavano e si infrangevano, come cateratte, contro le altre pareti rocciose“.

Il linguaggio di Lorenzo è articolo e ricercato, ma chiaro ed efficace. Il suo sguardo è attento a ogni singola cosa, a cogliere il senso della tragedia e le contrapposizioni. La scelta di rientrare nel genere gotico rappresenta per l’autore la possibilità di divagare e interpretare anche un fatto storico preciso, per raccontarlo con quel sentimento che la storia deve omettere.

Ecco che un fatto e un personaggio storico, come in questo caso Alessandro Magno, possono diventare espedienti narrativi per formulare un discorso universale, affrontare tematiche come la guerra, con un atteggiamento “poetico” e personale. L’autore dunque, si lascia guidare dal bisogno di interpretare. La chiave gotica è solo uno dei modi, forse quella più vicina a Lorenzo per avvicinarsi a un passato mitologico, da cui dedurre risvolti didascalici.

La visione è la morte, quella che fa visita ad Alessandro Magno, il quale immerso nella sua ambita ricchezza, è continuamente torturato dalla sua coscienza e dai ricordi. Il sangue, è ossessionato dal sangue (Lorenzo o Alessandro?). Lorenzo è così bravo nel passaggio, dallo scenario esterno all’interno della reggia di Alessandro Magno, che descrive con la stessa minuzia con cui ha raccontato la gelida e disperata atmosfera di Persepoli. Questa contrapposizione è subito efficace nel racconto, perché insegna quanto sia stato inutile e catastrofico annullare le vite altrui per una mania di grandezza.

Siamo alla fine del racconto e la visione, quella che ha guidato Lorenzo e la visione come personaggio narrativo, s’incontrano per punire, idealmente, il personaggio negativo della storia: Alessandro Magno. Come recita la nota A’ livella di Antonio De Curtis, la morte mette sullo stesso livello dominatori e dominati. Una giustizia dal sapore gotico, terrificante, porta Alessandro Magno in un luogo affollato di vendetta; così come la “visione” di Lorenzo ha voluto.