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Alfonso Esposito ospite di C’è chi dice no

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Alfonso Esposito ospite di C’è chi dice no

Presidente del Consiglio comunale di Camerota, Alfonso Esposito, riparte dall’ultimo Consiglio tenutosi a Lentiscosa. Non solo, ma anche un lungo discorso sull’arretratezza della politica, ritornando sul Palazzetto 

[ads1] Nella nona puntata del format C’è chi dice no, Alfonso Esposito riparte dalla vicenda dell’Alberghiero a Lentiscosa, ed in particolare parla del Consiglio straordinario come elemento per comprendere la politica. Precisa che la scelta di rivolgersi direttamente al territorio lentiscosano è stata motivata da una concreta volontà d’incentivare l’economica del paese, portando però ad un epilogo che ancora fa discutere.

Come Presidente del Consiglio comunale, Alfonso Esposito, ricorda il gioco del pallone tra giovani coetanei di 50 anni fa, quando chi prendeva la palla in mano solitamente lasciava il campo, perché richiamato dalla propria mamma ai diversi doveri. Erano tempi in cui la povertà portava ad un continuo prendere e lasciare, atteggiamento dettato dall’impossibilità di completare il gioco, portando all’improvvisa sospensione della partita. La vicenda dell’Alberghiero e di quel Consiglio a Lentiscosa, ha qualcosa di questa metafora adoperata dal Presidente.

Entra nello specifico, poi, quando arriva a parlare della Provincia, discutendo la trasparenza che invece dichiara di avere, spesso rinchiusa in se stessa nella scelta di decisioni importanti relativi al territorio.

Cosa ci vuole comunicare con la metafora calcistica? Una vittoria o una sconfitta dell’Amministrazione?

Alfonso Esposito sottolinea la bravura del Sindaco di Camerota, Antonio Romano, tra i migliori nella preparazione della documentazione; ritornando sul caso dell’Istituto Alberghiero riconosce che ci sia stata una grave scorrettezza politica.

Nonostante la scarsa affluenza dei cittadini di Lentiscosa, il Presidente introduce un’altra motivazione: il cittadino oggi, l’elettorato, ha tutte le capacità per informarsi autonomamente, e farlo attraverso la Tv e i social. Questo, per Esposito, è un fattore anche positivo, in quanto il cittadino non va mai sottovalutato. In fondo, però, l’interesse attivo nei confronti della politica, rientra in un dibattito nazionale che sta vedendo una chiara crisi dell’elettorato rispetto alla rappresentanza.

Sull’ultimo periodo tumultuoso nell’Amministrazione, Alfonso Esposito consiglia il dialogo, il dibattito politico ma costruttivo; in quanto Presidente del Consiglio comunale, si è “allenato” ad un’idea di cooperazione reale. Davanti alle esigenze della comunità e agli errori, ai problemi, proporre idee e soluzioni piuttosto che opporsi a prescindere.

Un errore a livello nazionale, senza dubbio, perché non si lavora più insieme: maggioranza e opposizione dovrebbero avere lo stesso fine. Elogia la calma in Consiglio e la possibilità di esprimere il proprio pensiero senza annichilire l’avversario, seguendo la logica del confronto. Esposito confessa come nonostante i momenti difficili, non sempre è stato applicato il regolamento del Consiglio, e in tale prospettiva si è cercato di dare sempre spazio a tutti, sottolineando però che non sono mancate le occasioni in cui si è andato oltre. La speranza nel cambiamento di rotta è nei discorsi di Alfonso Esposito, strutturando una politica come equilibrio, un allenamento nel rispetto tra le parti, al dibattito.

Entrando nel vivo del confronto, il Presidente rileva due aspetti gravi di quest’Amministrazione:

La crisi della maggioranza, che si è poi manifestata con il distacco da parte di Orlando Laino e Marco Garofalo, ma prima di tutto c’è stata la crisi della minoranza; Esposito si ricollega alle dichiarazioni che i vari consiglieri del PD hanno fatto nei confronti del loro capolista.

Anche l’intervistatore conduce l’argomentazione verso l’esigenza, forse, di un’opposizione più costruttiva.

A questo punto il Presidente Alfonso Esposito introduce il discorso sul Palazzetto dello sport, più volte affrontato nel corso del format e soprattutto discorso centrale di Mario Scarpitta nella puntata 8 (QUI). Di fronte alla soluzione di abbatterlo, l’attuale Sindaco in campagna elettorale aveva garantito di risolvere la questione, portando al completamento della struttura, nel giro di 3 mesi; riconosciuto il ritardo da parte della maggioranza, ora Esposito ci tiene a precisare che i lavori sono partiti e la struttura sarà completata. Perché continuare quindi ad opporsi di fronte alle buone cose per il bene comune? Si ritorna così al fulcro del pensiero di Alfonso Esposito, il quale si definisce sempre più contrario a quest’atteggiamento politico controproducente e sterile di soluzioni concrete.

Il Palazzetto è una vetrina importante per il territorio, delineando anche la scelta del Comune di essere legato allo sport. Quando si dice che il Sindaco è stato bravissimo di fronte al una tale situazione così complessa, è una verità oggettiva. Se ci sono manchevolezze ed errori, è giusto che vengano fuori (facendo ancora riferimento all’articolato discorso di Mario Scarpitta), ma ognuno dovrà prendersi le responsabilità di ciò che ha detto; così Esposito esprime il suo giudizio sulla questione legata al Palazzetto.

Siamo quasi alla fine, i toni si fanno più intimi e Alfonso Esposito parla di sé, in quanto politico, che continua a coltivare i suoi due sogni. Il porto di Marina di Camerota, a cui si sta lavorando nonostante il temporaneo rallentamento per uno studio geologico, e infine l’area marina protetta. Il mare è la nostra “fontana”, parafrasando Angelo Vassallo, e la ricchezza di Camerota deve derivare soprattutto dal mare e dal suo potenziale, in quanto patrimonio da sfruttare e valorizzare. Precisa che anche sull’area marina protetta ci sono continui rimandi, perché dovuti ad un Ente Parco che non ha ancora trovato i suoi rappresentanti, rinviando continuamente e paralizzando ogni idea costruttiva.

Rimane il legame del Presidente del Consiglio comunale con l’insegnamento della politica tradizionale del passato, che era appunto il confronto tra le idee, determinando la crescita sia culturale sia territorio. La politica è quindi potere, ma è anche responsabilità; i giovani potrebbero cambiarla, dovrebbero farsi avanti e proporsi, non avere paura ma sfidare il territorio. Politica è rivolgersi alle persone, comprendere i loro problemi, dare delle risposte.

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