9 Marzo 2022 - 11:31

Michele Rosiello ai microfoni di Zon: “Le Stelle? Un po’ di magia sicuramente c’è!”

Guida Astrologica per Cuori Infranti, l'intervista a Michele Rosiello: "Non penso che le stelle siano custodi del nostro destino, ma credo che in fondo ci sia un po’ di magia"

Lo abbiamo visto in altri ruoli in passato: una piccola parte in Gomorra, poi al fianco di Gianni Morandi ne L’Isola di Pietro, poi ancora in Rai con la fiction Mina Settembre. Per non parlare del suo primo ruolo al cinema, in una pellicola di Ettore Scola. Mancava soltanto Netflix alla lista di Michele Rosiello e, pochi mesi fa, l’attore napoletano classe ’89 è riuscito a spuntare anche quella voce.

Lo abbiamo sentito al telefono qualche giorno fa, proprio in occasione dell’uscita della seconda stagione di Guida Astrologica Per Cuori Infranti, lanciata dal colosso streaming l’8 marzo.

Sei un attore, ma anche un ingegnere. Come mai questo dualismo? La recitazione è sempre stata una strada che volevi perseguire oppure era una passione latente che si è poi sviluppata negli anni della maturità?

Da piccolo ero timido, la mia maestra di italiano, quando c’erano le recite a scuola, mi costringeva a partecipare dandomi parti molto lunghe, per spronarmi a parlare. È stato così che ho rotto il ghiaccio, poi pian piano ci ho preso gusto. Ero sempre in prima fila quando c’erano delle recite e volevo sempre essere tra i personaggi principali. Tuttavia, per tanto tempo, non ho mai pensato di fare teatro.

Poi, crescendo, avevo la videocamera di mio padre sempre a portata di mano e ho iniziato a riprendere i luoghi e le persone che mi circondavano e a divertirmi e sperimentare col montaggio. Da lì a scrivere e girare dei veri e propri cortometraggi il passo è stato breve. Inizialmente i miei amici erano piacevolmente coinvolti, poi quasi costretti! Arrivavo a girare piccoli film da 60-80 minuti. Intanto, essendo bravo con i numeri, scelsi di iscrivermi a ingegneria, la strada “più sicura”; ma ormai il tarlo per il cinema si era insediato in me.

La svolta c’è stata durante una gita a Sperlonga. Ho partecipato ai casting per delle figurazioni e, quando ho vissuto il mondo del set, ho capito che era quello che volevo fare da grande. Quindi ho iniziato a studiare recitazione, prima alla Scuola Pigrecoemme di Napoli, poi sono stato ammesso nella neonata Scuola Gian Maria Volonté di Roma. Il tutto senza mai lasciare l’Università. Ho mantenuto le due cose. Una volta finita la Magistrale, sono giunto al bivio: ingegnere o attore? Ho rischiato con la seconda strada, e per ora mi è andata bene.

Nel tuo curriculum si annoverano partecipazioni sia a pellicole cinematografiche, che a serie tv. C’è un settore che preferisci? Oppure ti piacerebbe continuare a lavorare in parallelo tra le due cose?

Oltre all’esperienza con Scola, quel cinema che per primo mi ha fatto appassionare a questo mestiere, considero prodotti di cinema anche Gomorra e Guida Astrologica per Cuori Infranti. Dietro entrambi c’è un’idea registica ben precisa che non deve seguire o rispettare canoni classici della serialità televisiva. Ciò corrisponde spesso ad una cura più specifica di ogni dettaglio da parte di tutti i reparti.

Noi attori abbiamo molto più tempo per lavorare sui personaggi e sulle scene. Questo respiro più ampio, unito ad una maggiore attenzione al racconto, si traduce in un forte stimolo da un punto di vista artistico.

Al contrario, nella serialità più classica i ritmi e il carico di lavoro quotidiano sono molto alti, e questo ti aiuta ad acquisire più flessibilità e padronanza del set. Spesso le riprese durano diversi mesi e, se fortunati, si crea un microcosmo dove noi attori e la troupe ci sentiamo parte di una grande famiglia. Inoltre questo tipo di serialità ti fa entrare nelle case delle persone, si crea un rapporto “più intimo” con gli spettatori, quasi ti vedono come qualcuno di famiglia.

Capita, attraverso i social, che qualcuno si lasci andare a veri e propri sfoghi, o chieda consigli, conforto. In questi casi, resto sempre un po’ spiazzato. Chi sono io per dire la mia? Eppure mi rendo conto che a volte basta rispondere anche con un semplice saluto per cambiare la giornata di una persona. E, quindi, provo a fare del mio meglio. Oltretutto, senza pubblico cosa siamo?!

Quindi direi che, per motivi diversi, mi piace lavorare su entrambi i fronti. L’importante è prendere parte a progetti o interpretare personaggi che abbiamo qualcosa da dire, che rappresentino dei nuovi tasselli da aggiungere al mio puzzle.

Sardi (il tuo personaggio) avvolto ancora nel mistero: un bacio con Alice e poi un altro con una donna apparsa quasi dal nulla. In questa seconda parte lo vedremo diverso? Si abbatterà quel muro di riservatezza e distacco che lo ha caratterizzato finora?

È vero, c’è tanto mistero intorno alla figura di Davide. Sicuramente riservato, non proprio distaccato. Più che altro, sfuggente e non capiamo perché. Non appena un discorso tocca una sfera più intima, lui scappa. Crede di essere un uomo risolto, ma l’incontro con Alice prima lo incuriosisce, poi inizia a destabilizzarlo fino a mettere in discussione le proprie certezze. Quello che posso dire è che vedremo un Davide destrutturarsi via via, costretto a fare i conti con i suoi fantasmi per tornare davvero a sorridere.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Rosiello-Gusmano-GAPCI_102_Unit_00681RC-LUCIA-IUORIO-PH-1200x800.jpg

Se vi è piaciuta la prima stagione, la seconda sarà ancora più entusiasmante! Molti personaggi avranno una curva drammaturgica ed emotiva inaspettata, per certi versi viscerale. Quindi sia i momenti più “comedy” che quelli più “romance” saranno 2.0!!

Hai girato una serie interamente dedicata all’oroscopo (Guida Astrologica per Cuori Infranti). Tu ci credi?

Prima non molto. Poi, dopo aver conosciuto meglio questo mondo durante le riprese, ho iniziato a crederci un po’ di più. Ho avuto modo di parlare con un’astrologa che, a partire dal mio tema natale, senza conoscermi, ci ha preso su diversi aspetti del mio carattere. Non penso che le stelle siano custodi del nostro destino, ma credo che ci sia un po’ di magia e che, in fondo, le stelle influenzino il nostro modo di agire o, più in generale, il nostro modo di stare al mondo.

Oltre a Davide Sardi, hai avuto modo di interpretare vari personaggi nel corso degli anni, anche molto diversi tra loro. Ce n’è uno tra questi che porti nel cuore? Qualcuno ti ha anche cambiato un po’ la vita?

Quando lasci un personaggio, dopo aver indossato i suoi panni per diverso tempo, è come se perdessi un amico. Quasi come una storia d’amore che finisce perché è scaduto il tempo. Il personaggio per il quale ho provato maggiore nostalgia è stato sicuramente Alessandro (L’isola di Pietro).

In quelle due stagioni sull’isola sono maturato sia come persona che come attore. Complici tutti coloro che mi hanno accompagnato in quell’avventura, ero totalmente immerso sia nel ruolo che nel luogo fisico di Carloforte, da diventare quasi un punto di riferimento per gli abitanti dell’isola, così come lo era il Commissario Ferras nella finzione.

In passato ti sei definito molto incline all’ascolto. Pensi che questo tratto del tuo carattere ti abbia aiutato nel capire ed interiorizzare i personaggi che dovevi interpretare?

Io credo che ogni attore abbia un suo personale approccio al mestiere, l’importante è il risultato. Personalmente, ne ho uno abbastanza matematico, metodico, almeno nella fase iniziale di studio. Quando mi si presenta un nuovo personaggio mi appunto tutto ciò che lo riguarda, dalla sua descrizione al non-scritto. Mi chiedo quale sia stata la sua vita fino a quando non lo incontriamo nella nostra storia, come parla o come si muove. Mi capita di prendere spunto anche da qualcuno che conosco, che per qualche aspetto me lo ricorda. Sto lì ad ascoltare, osservare e quindi a rubare.. un gesto, un atteggiamento. È un mestiere che non può prescindere dalla curiosità. Mi piace anche per questo!