3 Febbraio 2018 - 17:00

“Non mi avete fatto niente”: l’inno di Ermal Meta e Fabrizio Moro contro i mali dell’uomo

non mi avete fatto niente

Non mi avete fatto niente è il brano con cui Ermal Meta e Fabrizio Moro parteciperanno alla 68esima edizione del festival di Sanremo. Scopriamo insieme il testo per prepararci al primo ascolto di uno dei pezzi in gara più attesi

“Non mi avete fatto niente” sarà un’esplosione e non una di quelle nate da ordigni rudimentali a base di tritolo e terrore, sarà un’esplosione testuale e musicale cantata, anzi urlata, secondo gli schemi coinvolgenti e sconvolgenti del folk. Fautori e autori di un’impresa tanto nobile quanto coraggiosa sono loro, Ermal Meta e Fabrizio Moro.

A distanza di un anno dall’ultima partecipazione alla kermesse canora, i due cantautori uniti dalla passione per le belle parole, tornano in duetto con Non mi avete fatto niente, un brano con un testo importante che dapprima illustra e denuncia uno dei più brutali e gravi mali dell’uomo, il terrorismo e poi ne sbeffeggia la paura che esso innesca nell’animo con un ritmo incalzante al quale nessuno di noi potrà resistere.

Non sono nuove a Fabrizio Moro tematiche scottanti strappate alla realtà e prestate alle sette note, infatti nel 2007 aveva convinto tutti con la sua Pensa, proprio dal palco dell’Ariston aveva raccontato  i sacrilegi commessi dalla mafie in un appello corale che lo fece trionfare tra la categoria dei giovani. Lo stesso vale per Ermal Meta, è nel suo stile mutuare dal proprio trascorso personale temi attuali che possono e devono far riflettere le masse, non a caso l’anno scorso la sua Vietato morire, dopo essersi piazzata terza tra i big, è divenuta poi manifesto musicale di reazione contro ogni forma di oppressione sia essa fisica o morale.

Due cantanti con visioni comuni, due cuori che strabordano di passione e di fame di narrazione. Sarà questa la forza di Non mi avete fatto niente che al di là della melodia, ha già rubato l’attenzione di tutti per l’imponenza del testo. Il Cairo, Barcellona, Parigi, Londra, Nizza, tutte le città scelte e colpite dell’orrore del terrorismo vengono citate con i rispettivi attentati, in una maniera così fugace, ma dettagliata, da avere la stessa violenta risonanza di una trivellata. Fa male scorrere le immagini legate ad eventi che hanno inevitabilmente segnato non solo la storia, ma anche e soprattutto le vite di chi non ce l’ha fatta, ma allo stesso tempo è giusto ricordare, parlare, cantare, per far sì che la paura non vinca la voglia di reagire.

È questo il messaggio forte lanciato dalla canzone, il coraggio di guardare avanti e di riprendersi il diritto di vivere la normalità. Non bisogna spegnere la spia sul problema del terrorismo, perché c’è, esiste e va combattuto con le uniche armi di cui tutti siamo in possesso, queste armi secondo Ermal Meta e Fabrizio Moro sono gli abbracci, spazi primordiali in cui tutto si origina e si evolve. Gli abbracci non solo fisici, quelli tangibili, ma anche e soprattutto quelli ideologici, generazionali, quelli che insegnano a non aver paura.

Non è  difficile immaginare che la stessa esibizione del brano avrà l’aspetto di un abbraccio, quello di Ermal Meta e Moro alla platea di Sanremo e quello più in generale di chi non c’è più, ma continua a vivere in una canzone.

Non sappiamo se il duetto riuscirà a raggiungere la vetta del podio e magari sollevare il leoncino d’oro, ma siamo certi e crediamo fortemente che Meta e Moro abbiano già portato a casa il trofeo più valevole di tutti, la stima dei parenti coinvolti negli agguati del terrore.

Di seguito il testo così come riportato su Tv Sorrisi e Canzoni. 

Ecco il testo

A Il Cairo non sanno che ora è adesso
Il sole della Rambla oggi non è lo stesso
In Francia c’è un concerto
la gente si diverte
Qualcuno canta forte
Qualcuno grida a morte

A Londra piove sempre ma oggi non fa male
il cielo non fa sconti neanche a un funerale
A Nizza il mare è rosso di fuochi e di vergogna
di gente sull’asfalto e sangue nelle fogna

E questo corpo enorme che noi chiamiamo Terra

ferito nei suoi organi dall’Asia all’Inghilterra
galassie di persone disperse nello spazio
ma quello più importante è lo spazio di un abbraccio
di madri senza figli, di figli senza padri
di volti illuminati come muri senza quadri
minuti di silenzio spezzati da una voce
Non mi avete fatto niente

Non mi avete fatto niente
Non mi avete tolto niente
Questa è la mia vita che va avanti
oltre tutto, oltre la gente
Non mi avete fatto niente
Non mi avete tolto niente
Perché tutto va oltre Le vostre inutili guerre
C’è chi si fa la croce
e chi prega sui tappeti
le chiese e le moschee
L’immagine è tutti i preti
ingressi separati della stessa casa
miliardi di persone che sperano in qualcosa

Braccia senza mani
facce senza nomi
scambiamoci la pelle
infondo siamo umani
perché la nostra vita non è un punto di vista
e non esiste bomba pacifista

Non mi avete fatto niente
Non mi avete tolto niente
Questa è la mia vita che va avanti
Oltre tutto, oltre la gente
Non mi avete fatto niente
Non avete avuto niente
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre
Le vostre inutili guerre

Cadranno i grattacieli
e le metropolitane
i muri di contrasto alzati per il pane
ma contro ogni terrore che ostacola il cammino
il mondo si rialza
Col sorriso di un bambino
Col sorriso di un bambino
Col sorriso di un bambino

Non mi avete fatto niente
Non avete avuto niente
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre

Non mi avete fatto niente
Le vostre inutili guerre
Non mi avete tolto niente
Le vostre inutili guerre
Non mi avete fatto niente
Le vostre inutili guerre
Non avete avuto niente
Le vostre inutili guerre

Sono consapevole che tutto più non torna
La felicità volava
Come vola via una bolla
Non mi avete fatto niente: l’inno contro i mali dell’uomo di Ermal Meta e Fabrizio Moro

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