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Trash: da un buon libro a un ottimo film, quando la storia è tutto

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Trash: da un buon libro a un ottimo film, quando la storia è tutto

Trash: da un buon libro a un ottimo film, quando la storia è tutto

[ads2] “Tutto comincia dalla storia” la regola d’oro dei film, ma dell’arte del narrare in generale e in Trash di Stephen Daldry  la storia si vede e piace molto, fin dalle prime battute.

trashLa frase di apertura di questo pezzo è stata pronunciata dallo stesso regista presente ieri al Festival del Film di Roma per presentare nella sezione Alice nella città e Gala il suo film.

Si racconta dell’avventura di tre bambini che vivono nelle favelas di Rio De Janeiro e che lavorano in una discarica. Uno di loro, Raphael, trova un portafoglio con dentro del denaro e una chiave, più altre cose che all’inizio non sa spiegarsi. Ben presto lui e i suoi due amici capiscono che si tratta di qualcosa di prezioso, nel momento in cui la polizia cerca il portafoglio. Da qui inizia la loro avventura alla ricerca dei significati e del messaggio che il proprietario dell’oggetto ha voluto lasciare.

Il film ha dei macro-temi, in primo luogo quello dell’amicizia, l’amicizia come valore che supera tutte le difficoltà. Si percepisce il senso di unione dei ragazzi e il fatto che non si abbandoneranno mai. Il secondo tema è quello della giustizia. Alla domanda sul perché i tre bambini si siano avventurati in questa storia, soprattutto quando di mezzo ci sono soldi e corruzione, Raphael è il primo a dire: “Perché è giusto!”.

La storia è tratta dal romanzo di Andy Mulligan e in questo Daldry non smentisce il suo interesse per  la letteratura. Nel romanzo il narratore è un insegnante di inglese che ha avuto esperienza in India, nelle Filippine e in Brasile e questa è in un certo senso la sua storia. Daldry ha affermato, durante la Masterclass a lui dedicata, che la scelta è caduta sul Brasile perché ciò che lo ha colpito maggiormente è stato l’ottimismo di quelle persone, nonostante le condizioni di vita lì siano disastrose. Non si può dire altrettanto dell’Inghilterra che, come lui ha affermato, vive soprattutto di cinismo; ma questo è un sentimento che riguarda buona parte dei paesi agiati e industrializzati, come se si perdesse il senso del concreto e di ciò che nella vita conta davvero. Per tanto è proprio la speranza che emerge da un film come questo, una favola che al termine ci lascia sognare e ci regala un sorriso.

Nel corso della vicenda, che fra gli attori presi dalla strada vede anche Martin Sheen nei panni di un prete e Rooney Mara nelle vesti dell’insegnante d’inglese, vediamo un elemento che con quel contesto povero e arretrato centra poco. Si tratta di un videogioco e in una scena i bambini se lo contendono. Di sicuro il videogioco rappresenta un consumismo che non gli appartiene e che non li riguarda e, allo stesso tempo, va in conflitto con i grandi temi sociali che vediamo nel film. È un elemento di accordo fra i due mondi, forse inevitabile che dà uno spunto di riflessione.

Con Trash, Daldry si conferma il regista dei bambini, basta riportare il suo lavoro più celebre per capire questo, Billy Elliot, che è stato uno dei film migliori degli anni duemila, fra quelli che si ricordano nella storia perché hanno in sé un elemento rivoluzionario. Così si presenta anche Trash e per queste ragioni va visto.