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“SOTTO CULTURE”: impugnamo i nostri diritti

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“SOTTO CULTURE”: impugnamo i nostri diritti

Gran chiusura dell’evento “Sotto Culture”, organizzato e coordinato dal collettivo l’ “Altra Nocera”. Il workshop “diritti e riforme” ha abbracciato tutte le fasce d’età, dai giovani ai pensionati

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Un famoso detto recita che “chi ben comincia è a metà dell’opera” e questi ragazzi, con la tre giorni di “Sotto Culture”, hanno cominciato alla grande. Hanno messo le basi ad un progetto, anzi, a più progetti che potrebbero rivalorizzare non solo la nostra città bensì tutto l’Agro nocerino-sarnese. L’argomento che si è trattato ieri, ultimo giorno di eventi, è stato tra i più sentiti e coinvolgenti e ha acceso non pochi dibattiti e discussioni. “Diritti, riforme e futuro” è stato un workshop che ha esaminato tutte le sfaccettature politico-sociali del nostro Paese partendo dai giovani, passando per i lavoratori e arrivando ai pensionati. Così come nei giorni precedenti, anche ieri gli ospiti hanno analizzato i temi in maniera approfondita e concisa, dimostrando attraverso numeri e dati ogni punto che si andava a trattare.

sotto cultureIl target ancora una volta era incentrato sui giovani, che hanno partecipato attivamente fino alla fine del tavolo di lavoro. Proprio a tutela dei giovani, intesi come studenti, il primo ospite Sara Santoriello (direzione nazionale dell’UDS) ha esordito dicendo che «Uno studente deve avere coscienza critica ed argomentativa, deve ricevere una valutazione effettiva in base alle sue potenzialità e soprattutto deve avere una scolarizzazione adeguata, la quale registra livelli bassissimi in Italia». In effetti, non sono pochi gli appelli che l’Unione Europea ha rivolto al nostro Paese riguardante il risanamento della cultura, che non va intesa solo come scolarizzazione ma come un connubio di studi e saperi che ridarebbero forza e peso all’Italia. E infatti continua sostenendo che «i luoghi della cultura dovrebbero essere garantiti agli studenti, gli edifici scolastici dovrebbero essere migliorati e ristrutturati, le borse di studio dovrebbero essere di più e più fruibili, le ore di lezione andrebbero aumentate magari con materie come il diritto» Tutto ciò è racchiuso in una proposta di legge che l’UDS, unione degli studenti, ha presentato al governo già 6 anni fa ma che risulta ancora visionaria. Essa, oltre che cercare di tutelare quanto più possibile le giovani menti, contesta soprattutto le manovre degli ultimi governi Monti-Letta-Renzi, le quali hanno tagliato così tanti fondi alla scuola pubblica da costringere gli istituti a richiedere ai propri iscritti un “contributo scolastico volontario”, che poi è diventata una vera e propria imposta. «L’attuale Ministro dell’istruzione Stefania Giannini per ovviare a tale problematica ha proposto, insieme al premier Renzi, una riforma detta “La buona scuola”, la quale, in una dei suoi punti, prevede l’introduzione di privati al suo interno. Questo non farà altro che trasformare la scuola pubblica in privata, raggiungendo finalmente l’obiettivo del “berlusconismo”. I diritti degli studenti andrebbero completamente ignorati, il potere si accentrerebbe tutto nelle mani dei Dirigenti Scolastici e le scuole risponderebbero ai bisogni di una vera e propria impresa».

sotto cultureOggi la scuola italiana vive un momento di crisi profonda. I precari abbondano, la scolarizzazione diminuisce, l’età minima di alfabetizzazione si abbassa e i giovani si perdono in altre realtà. L’Italia investe nelle scuole  il 3-4 % della spesa pubblica, il che mette in moto un circolo vizioso che continua a creare instabilità al Paese stesso. I ragazzi che abbandonano la scuola sono costretti a cercare un lavoro senza un titolo di studio e, la maggior parte, è costretto a lavorare a nero oppure ad intrecciarsi in affari loschi. Il ciclo andrebbe bloccato immediatamente. Come? Basterebbe impugnare la Costituzione, sfogliarla fino all’art. 34 e rendersi conto che deve essere lo Stato a tutelare l’istruzione e le giovani menti, in maniera tale da investire non solo negli studenti bensì anche nei lavoratori, per rendere i cittadini artefici ed ideatori del loro futuro.

Si è analizzato molto il settore scuola e istruzione, passando anche la parola ad Alessandro Califano, professore scolastico e referente di “Libera contro le mafie”. «La scuola è diventata un’azienda che mette merce sul mercato ed è subordinata ad esso. I nostri riformatori non hanno capito che questo mercato non funziona e non funzionerà. Abbiamo avuto ministri che ci hanno raccontato che la scuola si basava 3 principi fondamentali, ossia informatica, inglese ed impresa. In realtà la scuola-azienda ha giustiziato coloro che erano già socialmente giustiziati e ha garantito coloro che erano già socialmente garantiti. Il MIUR si pone il “problema” di premiare la sotto culturemeritocrazia differenziando una scuola di Milano da una scuola di Scampia, ma non ha idea dei problemi sociali che le scindono radicalmente. Amministrare e aziendalizzare le scuole significa legarle a doveri ed oneri da rispettare mensilmente, distruggendo i diritti degli studenti e selezionandone solo quelli economicamente in grado. L’unica cosa da fare per risollevare la situazione è quella di ritornare alle origini, rendendoci conto che bisogna dire no al sistema capitalistico all’interno delle istituzioni scolastiche. I berlusconiani e coloro che erano intorno a Berlusconi hanno distrutto la cultura e la società che ruotava attorno ad essa, rendendo gli imprenditori assetati di soldi e limitando le libertà dei cittadini». Parole pesanti ma giuste se si pensa che ci troviamo in un Paese in cui si discute se togliere o meno il crocifisso dalle aule senza porsi il problema se in quelle stesse aule se ne cada l’intonaco dal soffitto. Bisognerebbe tornare a preoccuparsi della tutela fisica e culturale delle giovani menti, che negli istituti scolastici dovrebbero imparare cos’è la vita e come viverla. Il professor Califano ha concluso poi  ricordando che: «la scuola nacque in Europa nel Medioevo con le Università, libere associazioni di professori e di studenti, che dovrebbero tornare tali, depurandosi dall’aziendalizzazione e dal capitalismo. La scuola va intesa come cooperativa, che sappia promuovere conoscenza, che sia garante della pedagogia del bene comune proprio come recita l’articolo 3 della Costituzione. La scuola che si basa sullo stile aziendale ha convinto che il datore di lavoro non siano più gli studenti bensì i piani alti».

sotto cultureDopo l’ampissimo spazio dedicato ai giovani, che è comunque rimasto aperto fino alla fine, si è dato anche voce in capito a chi cerca di combattere quotidianamente per mantenere o cercare un lavoro. «I lavoratori, che sono l’effettivo presente della nostra società, sono continuamente nell’occhio del ciclone e vengono tutelati, la maggior parte, solo tramite indennizzi economici» sostiene l’avv. Attilio Tolino, il quale continua dicendo che «la riforma Fornero del 2012  ha cercato di mantenere e vincolare il recesso ad una giustificazione razionale, passando alla modifica dell’articolo 18». Un attacco motivato e sensato se si pensa alle migliaia di lavoratori che, dopo aver fatto appello all’art. 18, sono ancora in attesa di processo e quindi senza lavoro, in attesa di essere reintegrati o risarciti.

La politica, a tutela di essi, fa promesse soltanto in periodo di propaganda elettorale, dimenticandosene completamente quando poi ha raggiuntosotto culture i piani alti dello Stato. Proprio sulla questione “meno Stato più lavoro” ha avuto una larga parentesi l’intervento di Franco Mari, coordinatore provinciale di SEL, definendo il riformismo degli ultimi anni una forma più “annacquata” di integralismo.  «La politica – dice – deve ripartire dai disagi della popolazione, in maniera tale da disegnare un concetto di società nuova, che abbia i diritti che sono stati conquistati in passato».

In effetti, il tema della serata era proprio quello dei diritti, i quali sono alla base della nostra Carta Costituzionale costituita nel dopoguerra per permettere uno stile di vita uguale tra le parti. Ma oggi «dopo 60 anni la nostra costituzione non viene affatto messa in atto e viene calpestata e maltrattata quotidianamente. E’ dentro questa costituzione, di preciso nell’art. 3, che i cittadini a partire dal sesso e dalla religione sono visti tutti uguali secondo la legge. Perchè dunque non dovrebbe ancora essere così?». E’ questo l’interrogativo che Grazia Montoro, CGIL Salerno, ha fatto porre a tutti quanti nelle proprie coscienze, definendo l’operato degli ultimi premier molto vagheggiante e poco concreto.

La lente d’ingrandimento del workshop si è poi spostata sui pensionati con le parole pungenti e convincenti di Lorenzo Coretto (SPI di Nocera Inferiore) e di Lino Picca (SPI Campania). «Bisognerebbe instaurare un rapporto di collaborazione e mediazione tra cicli generazionali -sostiene Coretto – in maniera tale che i diritti che in passato sono stati raggiunti lottando possano essere ancora oggi tutelati».

Ed è proprio su questa sinergia tra generazioni passate e future che il prof. Lino Picca ha basato il suo lungo e variegato intervento: «La propaganda della destra sta portando avanti da 30 anni l’idea che la generazione lavoratrice degli anni 80′ abbia tolto il futuro ai giovani di oggi. E’ la propaganda di Berlusconi e post berlusconiana. Tant’è vero che oggi il governo Renzi continua le proposte che si erano portate avanti con i governi di fine anni 90′. La proposta di Renzi con il “Jobs Act” non creerà lavoro fino a quando non si metteranno in chiaro le effettive finalità dell’articolo 18. Neppure la “Legge di stabilità” renziana creerà lavoro in quanto taglierà fondi alle regioni, implicando ulteriori tagli alla sanità, alla scuola, agli enti pubblici ecc.».

sotto culture«Il progetto di SPI si denomina Memoria e Futuro e intende ricordare tutte le lotte del passato tramite le quali si ottennero quei diritti che oggi andrebbero consacrati. Esse, ad esempio, hanno portato alla stesura dello statuto dei lavoratori e della riforma sanitaria che ancora oggi sono utili al nostro Paese. Occorre modificare il presente per costruire un futuro prossimo, creando un connubio con i giovani. Il 10 % degli italiani detiene la metà della ricchezza del nostro paese; il restante 90 %, composto da pensionati, da giovani, da precari, da disoccupati, da esodati ecc. ne detiene l’altra metà. Il governo Renzi sembra non voler intaccare quel 10 %, ma sembra voler creare soltanto conflitti e disagi in quel 90 %, continuando ad effettuare tagli e istituendo nuove tasse da pagare».

Dopo il consenso tangibile degli ultimi interventi dei membri di SPI, il workshop si è volto a conclusione. Prima dello scioglimento del tavolo di lavoro, gli organizzatori Roberto Crispo e Giammarco D’Agosto hanno fatto un excursus sui temi che si sono andati a toccare durante la tre giorni di “Sotto Culture”, arrivando al nocciolo dell’evento e definendo meglio quali volevano essere gli obbiettivi. L’ “Altra Nocera”, sotto culture logocollettivo del quale fanno parte, deve servire da megafono per tutti coloro che si sentono soppressi dagli oppressori oltre che essere punto di giuntura tra chi ha lottato in passato e chi deve lottare oggi per difendere i propri diritti. Tramite “Sotto Culture” si è voluto creare una sinergia tra forze che non hanno paura di denunciare, manifestare, indagare, stare al contatto continuo con chi ha il diritto di essere difeso. Il tutto è rappresentato proprio nello stemma di “Sotto Culture”: lo stivaletto raffigura l’oppressore che tenta di schiacciare coloro che hanno quella forza di dire “No, questa è la mia libertà”, i quali rispondono all’oppressione con tutte le proprie energie coinvolgendo anche chi è scettico alla ribellione (omino bianco).

Il cambiamento c’è, si sente nell’aria. Esso porta il nome di l’ “Altra Nocera.