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Siamo Tutti Pazzi, la recensione “tardiva, ma di cuore”

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Siamo Tutti Pazzi, la recensione “tardiva, ma di cuore”

La mia personale recensione, anche se in netto ritardo, ma all’insegna del cuore e dell’emozione, di “Siamo Tutti Pazzi”, il disco de L’Erba Sotto L’Asfalto

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Tanto, troppo tempo è passato da quel 24 di settembre del 2016, quando il batterista de L’Erba Sotto L’Asfalto, ma, soprattutto, il caro amico Gianni Tramontano mi annunciò, in chat privata su Facebook e con tantissimo entusiasmo, l’uscita di “Siamo Tutti Pazzi”, l’album della band di cui fa parte e che ho seguito sempre con molto interesse, trovando in loro un modo originale di far musica, di esibirsi e, soprattutto, di raccontarsi al pubblico.

Siamo Tutti Pazzi, la recensione “tardiva, ma di cuore”Per tanto, troppo tempo la cartella che il buon Gianni mi aveva passato per farmi conoscere la nuova fatica musicale de L’Erba Sotto L’Asfalto è rimasta sul desktop del mio pc, a fissarmi, a guardarmi, in attesa di me che, preso da mille impegni e da lavori che ti tolgono l’anima oltre che il tempo (pur prezioso), a volte mi fermavo a guardarla, dicendo: “Lo devo ascoltare porca miseria! Sì, ma quando?”.

E oggi, finalmente, libero da qualsiasi impedimento, anche se in colpevole ritardo, di cui mi scuso sentitamente, in privato e in pubblico, con Gianni e con gli altri membri della band, mi sono seduto alla scrivania, ho acceso una sigaretta e ho lasciato andare le note di “Siamo Tutti Pazzi”, l’album della formazione del Vallo di Diano: il disco è stato anticipato dal singolo Caramelle che apre l’album e che ho avuto il piacere e l’onore di ascoltare e recensire e con la cui musica mi sono anche emozionato, ascoltando la storia di un ragazzo iperattivo e malato che veniva sedato con queste “caramelle” tanto speciali e tanto di moda al giorno d’oggi.

Siamo Tutti Pazzi – I brani

Beh, che dire, L’Erba Sotto L’Asfalto è un disco che ti coinvolge in tutto e per tutto; è d’ascoltare tutto d’un fiato nelle sue 11 tracce e, magari, da riascoltare per cogliere tutte le sfumature di una musica complessa e ricca (grazie anche a varie collaborazioni che indicheremo punto per punto nell’analisi delle canzoni) e di testi che mostrano l’evoluzione della band, pronta a confrontarsi con la realtà e l’attualità dell’Italia.

Un primo esempio lo abbiamo in “Caino dov’è tuo fratello Abele?” in cui si parla del menefreghismo e della corsa al successo della società contemporanea che non contempla sentimenti di fratellanza o solidarietà tra gli esseri umani.

In “Siamo Tutti Pazzi”, la title-track dell’album, si narra del mondo consumistico da cui ci si vuole liberare fuggendo via (una delle cifre stilistiche de L’Erba Sotto L’Asfalto); nel finale del brano compare la chitarra di Donatello Giorgi dei KuTso che pare sottolineare, con il suo assolo rapido e fulmineo, la necessità del moto centrifugo dalla società odierna.

Il confronto con la realtà italiana è ancora più marcato in “Acciaio” che pare alludere alle vicende relative all’ILVA di Taranto, anche se si potrebbe allargare la visione a tutte le industrie che deturpano la nostra nazione; da evidenziare come, ed è un’altra cifra stilistica de L’Erba Sotto L’Asfalto che dovrebbe essere fatta propria da qualsivoglia band, è quella di sottolineare il moto del pensiero con l’incidere della musica.

In “Voglio vivere nella civiltà occidentale”, il protagonista è un soldato mediorientale (lo si intuisce dai ritmi “arabeggianti” della chitarra) che esprime il suo desiderio d’inserirsi nella tanto agognata civiltà occidentale che appare come una sorta di “Paese di Cuccagna”, dove tutto si può comprare e dove tutto si può realizzare.

All’esatto centro del disco si colloca il brano “Quando sei nato non puoi più nasconderti” che si presenta come una sorta di “manifesto” del pensiero de L’Erba Sotto L’Asfalto sulla vacuità della nostra società, sempre più persa dietro a dettagli marginali e che svuota le persone, riducendole a dei fantocci senz’anima, le “bambole di pezza” più volte citate nel corso della canzone. Il pezzo è arricchito e impreziosito dalla presenza delle chitarre di Giuseppe Fontanella dei 24 Grana.

Siamo Tutti Pazzi, la recensione “tardiva, ma di cuore”

Proseguendo nell’ascolto troviamo “Torni a bordo signor capitano”, in cui compaiono il sassofono di Sergio Maglietta e le chitarre di Elio Manzo, fondatori dei BISCA. Il testo, partendo da una frase divenuta tristemente celebre per una vicenda di cronaca che non staremo qui a ripetere, verte sulla necessità della presenza di un guida che, più che fisica, sembra essere di natura etica o che, più semplicemente, è dentro ognuno di noi e dobbiamo solo avere il coraggio di mostrare al mondo: quel “De Deo Socratis” di cui ci ha lasciato testimonianza scritta il latino Apuleio.

“Resistete!” è, invece, incentrata sui media e, soprattutto, sulle storture di un certo tipo di televisione e di giornalismo, fatto più di scena, di servilismo, di luoghi comuni, piuttosto che di vera e genuina informazione.

Giungendo a “Lo stato della cose” il ritmo della chitarra c’introduce in una sorta di riflessione su quella che è, come dice il titolo stesso, la situazione attuale: una sequenza di frasi fatte formano il testo e paiono voler trasmettere il sentimento di vuoto che accompagna la società odierna.

“Carissimo Francesco” presenta un testo che rielabora alcune dichiarazioni rese dal Santo Padre ai mezzi d’informazione: la canzone verte sul consumismo e sul “dio denaro” con una scrittura che mette a nudo le ipocrisie dei “cristiani di facciata”, ma che, nel suo sviluppo, s’incentra pure sulla scena politica italiana dove il popolo è sovrano, ma soltanto sulla carta.

L’album è chiuso dal brano “L’Erba Sotto L’Asfalto” che è decisamente programmatico perché ci lascia un messaggio netto e preciso: al di là di tutti gli elementi vani di questo mondo che sono destinati a cadere, ci restano le piccole e semplici cose a cui ritornare per riappropriarci di una vita genuina e, soprattutto, vera.

Siamo Tutti Pazzi – Uno sguardo complessivo

In definitiva, “Siamo Tutti Pazzi” è un viaggio nelle storture, nelle contraddizioni e, per certi versi, nella pazzia della civiltà occidentale che si rappresenta, in maniera poliedrica e sfaccettata, nelle undici canzoni che formano l’album.

Un’interessante evoluzione per i ragazzi de L’Erba Sotto L’Asfalto (Gianni Tramontano alla batteria, Roberto Panzella al basso, Luca Tramontano alla chitarra, Giovanni Tierno alla voce) che mostra una decisa accelerata verso una tipologia ben determinata di musica che si apre a tematiche importanti, mostrando, allo stesso tempo, un forte radicamento in idee che sono alla base del progetto e che sono ben chiare nella mente della band perché, alla fine (come raccontava una serie tv che non è piaciuta ai più, ma tantissimo al sottoscritto): “Qualsiasi bella cosa ha delle solide fondamenta: i sonetti di Shakespeare, le librerie e il fot***o Empire State Building”.

Ad maiora ragazzi!

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Laureato in Lettere, curriculum Pubblicistica, il 25 maggio 2010 e poi in Filologia Moderna il 13 marzo 2013, Gerardo inizia la sua collaborazione con ZerOttoNove nel giugno 2013 occupandosi della cronaca e delle vicende politiche di Calvanico (sua cittadina di residenza), trattando dei più svariati eventi e curando la rubrica CanZONando che propone, di volta in volta, l'attenta e puntuale analisi dei migliori brani della storia della musica. Ex caporedattore di ZerOttoNove.it e di ZON.it, WordPress & SEO specialist, operatore video e addetto al montaggio (in casi estremi), Gerardo ha molteplici interessi che spaziano dallo sport alla letteratura, dalla politica alla musica all'associazionismo. Attualmente svolge l'attività di docente, scrittore e giornalista pubblicista.