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Peppe Servillo danza sul virtuosismo del Solis String Quartet

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Peppe Servillo danza sul virtuosismo del Solis String Quartet

Come un ballerino Peppe Servillo incontra la tradizione della canzone napoletana nei virtuosismi sonori del Solis String Quartet

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Ci sono autori che hanno un approccio poetico con l’arte, che misurano la propria esistenza con i grandi maestri. Non si soffermano ad interpretare, ma rivivono qualcosa di molto intimo della tradizione. Incorporano e somatizzando elementi puri, cercano e ricercano l’essenziale per riportare alla luce l’energia che ha ispirato, composto, creato, immortalato. Peppe Servillo è come un esegeta sensibile al palpitante sentimento che rivela ciò che stiamo perdendo della bellezza; forse è nella forma di relazione con l’arte che si coglie l’anima del raffinato repertorio portato in scena dal Solis String Quartet accompagnati da una voce profonda, passionale, empatica.

Il progetto musicale è “Presentimento”, inserito nella programmazione de I Concerti del Lunedì che si è tenuto ieri sera sul porto di Marina di Pisciotta, che raccoglie brani che ha definito una tradizione della canzone napoletana che si sposta da testi più complessi ad altri ampiamente diffusi nell’immaginario collettivo (Tutta Pe’ Mme, M’aggia Curà, Canzona Appassiunata, Tarantella Segreta, Presentimento, Mmiez’o Grano, Palomma, So’ le Sorbe e le Nespole Amare, Mozartango, Scalinatella).

Peppe Servillo e Solis String Quartet compiono un lavoro di “levigatura” nella storia della canzone napoletana per far rievocare una recondita visione della vita, della realtà, dell’amore e della dimensione umana. La forza del repertorio scelto con cura risiede nella sua autentica riscoperta, che personale e intima arriva fino dentro le parole e le note dei testi. Presentimento è, dunque, “La condizione di chi ama e desidera“.

La voce di Peppe Servillo è un atto d’amore. Il suo corpo si dona alla variegata sonorità, sul suo volto si possono “guardare” le reazioni muscolari dell’interpretazione: rigidi, sereni, tragici, comici. Il mondo sentimentale napoletano rimane impressionato nel sudore della sua pelle, nelle vitali espressioni della tradizione.

Un corpo che è quello di un attore, elegante e perfettamente inserito nella scena, ma è anche un corpo che danza, in osmosi con le melodie, che accoglie i suoni per ridarli al pubblico attraverso il canto. Servillo non si limita ad interpretare, ma s’immerge nella dimensione artistica completamente (è di fatto un artista completo) determinando quello scarto che lo rende raro nel contesto italiano, non solo partenopeo.

I Solis, profondi conoscitori della musica napoletana, arricchiscono il concerto con virtuosismi che “scioccano” in termini positivi il pubblico. Con Tarantella del Vesuvio si presentano senza la voce di Servillo stravolgendo il tematismo musicale del brano in una rielaborazione talentuosa e straordinaria attraverso i vari generi (jazz, world music, pop e musica contemporanea).

Peppe Servillo così come un ballerino definisce il movimento musicale, lo accompagna e lo determina. Non ci sono sbavature nelle esecuzioni e tutto rientra in una visione raffinata dell’arte. La musica è tridimensionale, che si sofferma nell’aria e ne trasforma la percezione.

Il concerto tocca momenti sublimi e di grande partecipazione del pubblico con brani come “Te voglio bene assai”, “A’ Casciaforte” e “Dove stà Zazà”, lasciando subito la nostalgia di un momento incantevole.

Foto in copertina di Gioacchino Cavaliere (Licusati nel Mondo)

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