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Mario Somma, ecco la sua verità

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Mario Somma, ecco la sua verità

Dopo giorni di tensione e polemiche in seguito all’esonero mal digerito dalla piazza di Mario Somma, l’ormai ex allenatore granata ha tenuto una conferenza stampa in cui ha spiegato i motivi dell’addio consumatosi ancor prima di iniziare il campionato

mario sommaTroppo grande l’amore per la Salernitana ed i suoi tifosi per tacere, così  Somma, presentatosi in conferenza stampa con il suo legale e con la maglietta di quando giocava in granata, ha raccontato quanto vissuto nei suoi giorni da allenatore della Salernitana, puntando il dito non contro la società o i calciatori ma contro il direttore sportivo, Angelo Fabiani. Nonostante sia stato un fiume in piena, l’ex mister granata ha raccontato i suoi giorni sulla panchina granata, prima che in una calda domenica d’agosto il suo sogno venisse spezzato prima ancor dell’ inizio del campionato: “Vedo con grande piacere che siete tanti. Non è facile, non sono nato salernitano e non sono nato tifoso di questa squadra, lo sono diventato perché ho avuto la fortuna di conoscere una famiglia stupenda, quella di mia moglie, che mi ha trasmesso l’amore per questa maglia tramandato di generazione in generazione. Sono tre notti che non dormo perché credo di aver subito un grande torto, ma voglio spiegare bene quanto accaduto. Parto dal contratto, perché è per me qualcosa d’importante: accettando 30.000 euro l’anno ho fatto un gesto d’amore e di rispetto nei confronti della Salernitana intesa come colori e tifoseria. Le società passano, gli uomini anche e ciò che resta è sempre il nome. Nei confronti di questa maglia ho ritenuto opportuno sottoscrivere questo tipo di contratto sebbene non sia un uomo da 30.000 euro l’anno da un punto di vista tecnico. E’ stata una cifra formale, quando ho accettato non l’ho fatto per soldi e dal momento in cui non sono più l’allenatore della Salernitana, quella cifra non la voglio. Lascio quello che è dovuto e lo faccio non per riconoscenza a Salerno perché non credo che i salernitani abbiano bisogno delle mie elemosina, l’ho fatto perché per me allenare questa squadra era un sogno, non avevo bisogno di una panchina. Sono stato chiamato per portare la Salernitana in serie B, per far sì che questa squadra potesse essere vincente. Non posso pensare di arrivare il primo giorno e trovare otto ragazzi, otto! Guardandoli negli occhi ho visto tanta amarezza, così come era presente nello sguardo dello staff accanto a me, perché ci si rende conto che, quel giorno, noi dovremmo rappresentare una squadra che dovrà vincere il campionato e non c’erano le condizioni. Dall’alto della mia esperienza non ho fatto altro che portare un sorriso cercando di trasmettere serenità, in quello che in quel momento era uno sconforto generale, passando quasi per uno che potesse sembrare fuori luogo”.

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Ma prima dell’inizio del ritiro, c’è il cambio di location da Pizzoferrato a San Vito di Cadore, come racconta Mario Somma: “Mi dicono che dobbiamo andare a Pizzoferrato, con tutto il rispetto per i loro abitanti, ma una volta recatomi sul posto con Scarpellino, ho ritenuto opportuno chiamare il direttore per comunicargli di dover cambiare sede del ritiro, in quanto Pizzoferrato non era idonea, aveva un campo malmesso, improponibile. Faccio finta di niente e vado avanti, così cambiamo subito ritiro tra mille difficoltà, ma non ho mai perso il sorriso per trasmettere serenità alle persone che avevo accanto. Mi sono presentato a tutti gli allenamenti con il telefono in tasca, non si è mai vista una cosa del genere. Portavo con me il cellulare, ogni cinque minuti squillava, con il direttore che, dall’altra parte, mi proponeva giocatori, perché eravamo un cantiere aperto, ma avevo ben in mente chi potesse rappresentare degnamente la Salernitana. Quando abbiamo perso un giocatore che dal Perugia si è accasato al Benevento (Scognamiglio, ndr) e, dopo la comparsa di uno striscione nei confronti della società, vengo chiamato dal signor Fabiani per rilasciare dichiarazioni al sito in modo tale da calmare le acque. Io, mediaticamente parlando, non ho bisogno che nessuno mi venga a dire ciò che devo dichiarare, ma lo faccio sempre per trasmettere serenità alla piazza. Detto questo qualche giocatore è arrivato ma, nel frattempo, siamo partiti per il ritiro in cui dovevamo preparare una squadra sotto molti aspetti, da quello psicologico a quello tattico, ma come possiamo prepararci per vincere quando legalmente non abbiamo il numero per giocare? Hanno detto che avevo la squadra contro, ma con tutti i giocatori ho avuto lo stesso rapporto, nessuno escluso. Intanto alcuni calciatori arrivano ma non sono allenati e dobbiamo utilizzarli con il misurino perché non possono rompersi, per fortuna tranne Giacomini nessuno è stato fermo ai box, grazie allo staff  che ha lavorato con grande professionalità. Probabilmente il mio modo di affrontare tutto con il sorriso è stato visto come superficialità, ma era qualcosa che veniva trasmesso dal punto di vista della serenità”.

Io sono partito con coefficiente di difficoltà 100, sono stato mandato via dopo trenata giorni con coefficiente di difficoltàms 30, questo vuol dire che un poco alla volta stavamo risolvendo i problemi facendo un grande lavoro” – continua Somma – “Lascio una squadra competitiva, organizzata, con spirito di sacrificio ed un’identità ben precisa. Intanto, in quest’arco di tempo, mi vengono fatte delle pressioni, mettendo addirittura in discussione il sistema di gioco passando per i giocatori che dovevo schierare. Per me, però, non esistono figli e figliastri, gioca chi corre, chi suda. Se giocava l’amico degli amici giocava mio genero, Manuel Ricci, e quando Lotito mi ha detto che non si poteva, gli ho dato giustamente ragione. Tra le altre cose sono 35 anni che faccio questo lavoro e non mai visto di dover chiedere il permesso per lasciare dichiarazioni post gara, è assurdo. Preciso che se qualcuno pensa che possa parlare male di Lotito o Mezzaroma si sbaglia, con me sono state due persone perfette; io racconto i fatti e parlo per me, consapevole di quello che dico perché l’ho vissuto sulla mia pelle. Posso dirvi che la proprietà ha messo a disposizione un budget importante per la categoria. La mia formazione tipo era Gori, Colombo, Lanzaro, Trevisan, Giacomini, Pestrin, Giandonato, Nalini, Gabionetta, Cani, Sfrozini. Io stavo facendo le prove per arrivare a questo. Adesso vi racconto un aneddoto su Cacia: sempre dopo aver chiesto il permesso ho, per tre notti di seguito, chiamato Daniele per convincerlo ad accettare la Salernitana e ci ero riuscito. A quel punto bisognava fargli firmare solo il contratto. Dicendo ciò rischio di mancare di rispetto a Mendicino e Ginestra ma non è così, perché con loro noi avevamo il meglio della categoria e non c’era bisogno di acquistare calciatori di pari livello. Quando a giugno mi è stato detto che alcuni calciatori non rientravano nel progetto tecnico, e tra questi Ginestra, ho risposto che sì probabilmente Ciro non reggeva 38 partite, è un giocatore che può avere qualche difficoltà ma quando si gioca in casa a mezz’ora dalla fine è quello che ci fa vincere le partite. Per me, se vuoi vincere il campionato è ciò che serve. Lui è parte integrante e capitano, e lui aveva apprezzato il mio discorso. Io, con i calciatori, non avevo nessun problema. La squadra è stata messa in mezzo per raggiungere l’obiettivo. Chi mi ha voluto a Salerno? Un amico comune ha fatto il mio nome al direttore. Il caso Paletta? Sono stato multato, 3.900 euro di multa su 30.000 euro di contratto per aver difeso un mio giocatore, per aver dato un segnale, non mi sono fatto i fatti miei, non ho portato acqua al mio mulino, e cosa mi ritrovo? Un multa di 3.900 euro; avrei preferito pagare una cena alla squadra. Per il bene comune di tutti andiamo avanti, fino ad arrivare a domenica alle 14.30. Sono in treno, mi trovo all’altezza di Formia quando mi arriva un messaggio. Era Fabiani che voleva sapere dov’ero e tra quanto rientravo perché doveva parlarmi. Sono due mesi che ci conosciamo e viene a casa mia, penso subito sia successo qualcosa ma non riesco a capire cosa. E’ venuto a casa mia e mi ha detto <<Sei esonerato>>. Il motivo? Non lo so! Mi ha detto che ci sono giocatori che non sono contenti ma, fidatevi, io con la squadra non avevo nessun problema. Detto ciò io farò l’abbonamento, bisogna stare vicini alla squadra e Menichini. Noi siamo granelli di sabbia su una spiaggia, la Salernitana non è Mario Somma e bisogna sostenere questi colori. Sottoscrivete anche voi l’abbonamento, la Salernitana è l’unica che non passerà”.

La replica della Salernitana è affidata a questo comunicato:

L’U.S. Salernitana 1919 pur comprendendo l’amarezza per l’epilogo alla guida tecnica della prima squadra del Sig. Mario Somma non comprende altresì il maldestro tentativo mediatico di apportare giustificazioni prive di qualsivoglia fondamento articolandole in modo approssimativo e confusionario, screditando l’operato della Dirigenza. A tal proposito la Società comunica che, avendo ricevuto nei giorni scorsi da parte di tesserati e in particolar modo da un calciatore, dichiarazioni prima verbali e successivamente scritte dove si configurano gravi ed ingiustificati atteggiamenti da parte del Sig. Somma, tutti ovviamente da verificare dalle autorità competenti, si è necessariamente addivenuti a risolvere il rapporto.

Tale sofferta decisione è stata presa per motivi di opportunità ai fini di salvaguardare eventuali responsabilità in seno alla Società“.