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La nostra decadenza, io non festeggio

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La nostra decadenza, io non festeggio

Vent’anni di antiberlusconismo, vent’anni di decadenza della politica italiana, vent’anni son bastati per disegnare, scardinare e consacrare la figura dell’italiano nel mondo. Anche i Simpson hanno cambiato idea.

Non me la sento di festeggiare. Non me la sento di esultare per un’opera compiuta dalla magistratura, quando l’ineleggibilità e il conflitto d’interesse sono sempre stati il cardine dell’impauperimento della  politica dei nostri tempi.

La spettacolarizzazione di questa politica è un altro dei tanti errori da imputare al Senatore decaduto e per averne una prova tangibile basta osservare l’operato del nuovo Movimento o dei nuovi e camuffati sinistroidi. Modelli sbagliati, promossi e perpetuati da un controllo dell’informazione che va oltre il berlusconismo, ma che tuttavia trova espressione nel Falchetto di turno o da qualche inglesismo usato ad hoc per la comunicazione mediatica.

Perché decade solo ora?

La magistratura, dunque, perché si pronuncia solo ora?

Le larghissime intese di stato iniziarono qualche tempo fa?

Magari vorreste la nostra esultanza?

Non me la sento!

L’operato del Senatore decaduto ha marcato in maniera indelebile la vita delle nuove generazioni, trasformando il concetto di uomo politico e creando disorientamenti nella società civile che ormai confonde la politica con il politico, il simbolo con il bene comune.

Scusatemi tanto, io non me la sento; lascio a voi questi calici per i festeggiamenti.