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I dati ISTAT e l’incidenza degli stranieri sulla situazione del lavoro in Italia

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I dati ISTAT e l’incidenza degli stranieri sulla situazione del lavoro in Italia

L’Istituto Nazionale di Statistica nell’ultimo Rapporto sulla situazione del lavoro in Italia segnala 150mila posti di lavoro disponibili per impieghi che nessuno cerca o vuole fare.

Spesso si tratta di lavori manuali, faticosi ed anche notturni: i cosi detti “lavori o posti in piedi”.

Una gran percentuale delle posizioni aperte ma non ricoperte sul totale delle richiesta è quella referente al mercato degli infissi. Di fatto il 46% dei posti vacanti sono relativi al ruolo di installatori d’infissi, seguono con il 17% i falegnami, i panettieri con il 15%, i baristi e camerieri con l’11% cosi come i pasticcieri.

Percentuale relativamente veritiera poiché su queste ultime categorie, in particolar modo, incide il lavoro nero svolto da ragazze e ragazzi – a volte universitari, italiani e stranieri – che sempre più spesso per andare incontro alle esigenze monetarie “arrotondano” ricoprendo tali posizioni.

Lavori che nessuno vuole fare non solo per gli orari e la stanchezza fisica lamentata, ma anche perché offrono sempre meno tutele contrattuali e pagamenti sotto i minimi sindacali. Ad esempio il Contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti da aziende del settore turismo fissa la paga lorda a 1240,45€ secondo l’articolo 274 del 22 gennaio 1999 (Parte 6).

Ci sono poi altre professioni di difficile reperimento che sono legate a percorsi formativi specifici. Tra di queste gli infermieri, i tecnici informatici e gli operai specializzati.

Nel 2012 c’è stata una richiesta di 22mila nuove unità nel comparto infermieristico ed il numero programmato imposto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) prevede soltanto 16mila nuovi studenti annui alla triennale in Scienze Infermieristiche. In questo modo, la poca attrattiva nei confronti della tipologia d’impiego ed il “contributo” del MIUR, hanno imposto il ricorso all’utilizzo di moltissimo personale straniero.

Anche in ambito agricolo stiamo vivendo un’inversione di tendenza dove l’offerta supera la domanda di lavoro, ma in molti casi parliamo di lavoro sommerso ed irregolare svolto da immigrati vittime delle reti dei caporali; ed il rapporto ISTAT non registra niente in materia (per un approfondimento si segnala: “La resistibile ascesa del lavoro flessibile. Incidenti e morti sul lavoro”, Grazia Moffa, Ediesse, 2012).

Ma il dato sconcertante rimane quello relativo all’inattività nella ricerca del lavoro degli italiani. Circa tre milioni di persone nel 2012 si dichiarano disposte a lavorare e poi di fatto non cercano un’occupazione: i cosi detti “inattivi” (in aumento rispetto al 2011).

Di certo il rapporto ISTAT pone interrogativi su formazione, percorsi scolastici, informazione e migrazioni.

Inoltre secondo la Caritas e l’ISTAT, l’anno scorso la Campania, dopo il Lazio, risulta essere la seconda regione in Italia per tasso di crescita delle imprese guidate da stranieri: nel 2012 sono cresciute del 8,63%, 2.172 unità le imprese fondate da imprenditori stranieri nella regione. Sono complessivamente 27.423 i titolari d’impresa stranieri, cifra che rende la Campania prima al Sud e settima in Italia per numerosità del fenomeno (dopo Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte). Le province in cui il fenomeno è più marcato sono Napoli (10.444), Caserta (7.328) e Salerno (5.936)

Nei luoghi dove si è presentato, le varie Camere di commercio preposte segnalano che il trend positivo sopperisce alla crisi congiunturale, anche se in maniera relativa.

Che siano fannulloni, cervelli in fuga o “semplicemente” anime migranti, appare diffusamente complicato districarsi in questo panorama, dove formazione ed informazione di qualità rappresentano la chiave di volta per comprendere cosa il mercato vuole e quali direzioni prendere.