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Droga e inchiesta “Hair Coffee”, terminato il processo

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Droga e inchiesta “Hair Coffee”, terminato il processo

Droga e caso “Hair Coffee” a Cava de’ Tirreni, si è concluso il processo per gli accusati dello spaccio in via Montefusco

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Hair Coffee in via Montefusco, alle spalle delle Poste centrali e a due passi dai portici luogo della movida cavese

La sentenza del 13 febbraio del caso Hair Coffee, dal nome del bar coinvolto nel traffico di droga in via Montefusco a Cava de’ Tirreni , ha condannato Antonio Benvenuto e Gennaro Scirpola a quattro anni e sei mesi di reclusione; questi ultimi saranno inoltre tenuti a pagare una multa di 24mila euro. Secondo quanto riporta La Città, Umberto Della Corte, Raffaele De Martino, Pasquale Giuliano, Carlo Lamberti, Claudio Mazzotta, Carmine Medolla, Arianna Villani, Carmela Bisogno, Deborah Abbamonte, Maria Elena Dominique Guidotti Di Montegualtieri sono stati condannati a tre anni e due mesi di reclusione e sanzionati per 18 mila euro.

La sentenza del Gup Giovanna Pacifico del Tribunale di Nocera Inferiore ha visto un ribasso della pena dei condannati , una decisione che ha bocciato la richiesta di un aumento pena a 84 anni di reclusione per gli imputati da parte del pm Ernesto Caggiano della Procura di Salerno.

Il caso

Antonio Benvenuto, 50enne di Cava ma residente a Nocera Inferiore, gestore di un bar al centro della città e Carmine Medolla, proprietario di negozio della zona, erano indagati per la gestione di due gruppi di spaccio composti da persone in vincolo di parentela.

Gli inquirenti hanno individuato l’attività di traffico di sostanze stupefacenti attraverso le intercettazioni telefoniche per le consegne e le ordinazioni di cocaina, hashish e marijuana, sostanze che nascondevano perfino nelle tazzine di caffè, per i clienti della movida cavese e assuntori della Costiera Amalfitana, molti di Vietri sul Mare.

A completare gli accertamenti c’erano le attività info-investigative e gli appostamenti in abiti borghesi, i controlli agli assuntori con interrogatori per risalire alle fonti e avere conferme, incluso il sequestro degli stupefacenti. La merce arrivava da Boscoreale, Torre Annunziata e Pompei , con il ruolo di Giuliano a fare da raccordo.

Il linguaggio criptico convenzionale adoperato per le chiamate non ha impedito le attività della Procura di Nocera, impegnata nel coordinamento investigativo diretto dal pm Giuseppe Cacciapuoti. Nonostante le prove e le attività di investigazione del caso, le pesanti richieste di condanna effettuate nelle scorse udienze sono state respinte.

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