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CortoEuropa, i corti in concorso a Linea d’Ombra. Prima proiezione

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CortoEuropa, i corti in concorso a Linea d’Ombra. Prima proiezione

Siamo alla prima proiezione dei corti in concorso per CortoEuropa e il livello dell’offerta si rivela già altissimo (segui l’evento su FB!)

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Salerno culturalmente vive, fiorisce in una miriade di interessanti eventi di particolare spessore artistico.
CortoEuropa è una perla di Linea d’Ombra, festival Culture Giovani.
In questa prima serata di proiezioni c’è da ammettere che i primi 5 corti dei 21 in gara sono già un’esplosione di qualità e di estro: cortometraggi di cui essere grati alla Direzione Artistica per averli scelti.
Conosciamoli a grandi linee.

A New Home
Ziga Virc, Slovenia, 2016, 14′

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A New Home – CortoEuropa

A New Home è il corto che ha aperto le danze e lo ha fatto riscuotendo un grande successo.
Con un incipit che gioca sulla suspense e utilizza magistralmente i parametri del thriller per attirare l’attenzione, è un prodotto che fonda sul pregiudizio. Con una narrazione fluida e non priva di colpi di scena, capace di generare tensione, A New Home tiene banco tra il possibile e il possibilistico, tra la naturale (e sana) paura che può scaturire da determinate circostanze e  l’insano terrore che degenera a causa del pregiudizio.

Il tema dell’immigrazione diventa la più semplice chiave di lettura, ma forse si potrebbe scivolare sul semplicistico rimanendo ferma a questa. Se l’accoglienza può essere la scelta più sana – sembra voler dimostrare il regista – c’è anche l’oggettiva solitudine di cui siamo più o meno feriti tutti.
Tralasciando qualche incoerenza interpretativa col piano psicologico del personaggio, atteso che forse non sarebbe dispiaciuto un finale per quanto più prosaico, A New Home ha un ottimo ritmo narrativo e una buona sceneggiatura. Un linguaggio accuratamente delineato da essere perfettamente coerente al registro scelto. Discreto.

Como Yo Te Amo
Fernando Garcia-Ruiz Rubio, Spagna, 2016, 15′

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Como Yo Te Amo – CortoEuropa

Fenomenale. Un cortometraggio di grandissima ironia, che riesce a bilanciare con adeguata moderazione e alla perfezione, un chiaroscuro tra il piano narrativo e il flusso di coscienza del narratore. Un mix molto spiritoso che potrebbe voler giocare sulla sproporzione tra ciò che l’amore offre e quanto si soffre ma, col suo climax dell’assurdo, fa ridere senza che pesi mai l’accuratezza del lavoro sotteso. Sono molti i richiami alla cinematografia dei polizieschi degli anni ’80 ed è comunque fresco il taglio scelto dal regista: un ritmo adeguatissimo persino per il web.
Ottimo: di una riuscita commovente.

The Age of Reason
Mathilde Petit, Francia, 2016, 16′

the age of reason cortoeuropa
The Age of Reason – CortoEuropa

E se tutti potessimo fare il lavoro che abbiamo sognato da piccoli?
Una colonna sonora che tocca il cuore accompagna questa bella e fantasiosa ricostruzione della nostra società nell’espressione dei ruoli sociali quali capriccio di massa.
Il lavoro diventa così la lente di tante problematiche che in una certa misura conosciamo tutti.

Il corto dimostra come l’oberazione del sistema occupazionale sia dovuto ad una scelta non ponderata, basata più sul desiderio che sulla programmazione a lungo termine: non a caso, in The Age of Reason, l’età per scegliere il proprio impiego è 7 anni, la più rosea fanciullezza. Anche gli adulti, invero, offrono una scelta che non considera le necessità della collettività (e dunque l’utilità, l’occupabilità).
Il pregio di questa pellicola sta nella scelta dell’assurdo logico di una perfetta occupazione: tutti hanno il proprio impiego, a prescindere dal talento, azzerando così la meritocrazia ma non impedendo a nessuno l’ingresso nel mondo del lavoro. Il risultato è il patetismo, sterile e infelice, dell’inutile: un po’ come quando il pubblico di una compagnia teatrale che pensa di contare qualcosa sia in realtà costituito da mamme e prozie.
Un prodotto che si attesta sulla sufficienza perchè ha molto, forse tutto, ma non decolla.

In attesa di Harry
Antonio Benedetto, Italia, 2015, 14′

in attesa di harry cortoeuropa
Waiting for Harry – CortoEuropa

Bisogna essere davvero maliziosi per credere che Waiting for Harry faccia riferimento sin dal titolo al colosso Harry ti presento Sally. A pensar male si fa peccato ma questa volta non si sbaglia: non ci si aspetterebbe, guardando il corto, che al centro della narrazione ci sarà un così chiaro e maldestro riferimento a un simile classico della cinematografia. La sceneggiatura non è abbastanza forte per resistere ad una simile citazione che sarà l’occhio di un ciclone che spazzerà tutto il resto come case di carta.
Si prova ad accompagnare il piano emotivo della narrazione con adeguate scelte di regia, ma il risultato è grossolano. Riprese a volte eccessivamente incerte per non pensare che sono sfuggite di mano.
Salvano il narrato le scelte musicali ma non lo redime neanche la conclusione.
Non c’è colpo di scena che tenga: al finale si arriva con le polveri bagnate e non ci si emoziona.

Second Skin
Charlie Manton, Inghilterra, 2016, 20′

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Second Skin – CortoEuropa

Second Skin è di forte impatto emotivo, un corto molto intenso: tanto più orrorifico quanto più il complesso offre una dimensione realista. Pare immediato il senso della prostrazione psicologico che adduce la dismorfofobia adolescenziale. Nel periodo in cui i dismorfismi sono oggetto di programmi televisivi, questa pellicola ben descrive il senso di solitudine dell’umano, oltre che l’adolescente. Spesso, dimostra il regista, è solo l’altro che inaspettatamente ci aiuta a scegliere di sgretolare il dedalo di cartone in cui ci siamo ingabbiati.

C’è moltissima psicologia in questo prodotto cinematografico; il percorso di crescita interiore, la scoperta dell’altro, l’impatto con il mondo esterno sono elementi che colpiscono lo spettatore con forza, cercando di passare principalmente per il piano emotivo, risultando spesso poco intellegibili. Una scelta scaltra, se consideriamo che in questo modo si apre un ventaglio di interpretazioni che comincia dalla diversità ma può illuminarsi in tanti altri spettri.
Forse non eccelle l’interpretazione ma sicuramente il prodotto è riuscito discretamente.

Heading South
David Eilander, Olanda, 2016, 19′

Heading south cortoeuropa
Heading South – CortoEuropa

La storia di un’amicizia raccontata attraverso la lente di un incontro fortuito, una passeggiata dopo diversi anni di lontananza. Una lente incrinata da una comunicazione spezzata, forse accentuata da qualche amarezza che ha tinto il tempo trascorso e la distanza.
Un ragazzo buono macchiato da una scelta sbagliata (quale?) che forse non ha saputo cogliere le opportunità migliori che la vita gli ha offerto.

Una narrazione lenta, con tempi dilatati e qualche scena intrisa di particolare significato, rendono Heading South un prodotto noioso per chi non è abituato alle introspezioni e ai dialoghi interrotti, da cui non ci si potrebbe aspettare di più che questa melensa poetica nel confronto di un’amicizia tra due bambini che non vanno oltre l’essenziale e un’amicizia da quei due bambini oramai adulti che hanno vissuto abbastanza da aver perso di vista ciò che è importante per una vera amicizia: l’accoglienza dell’altro nella propria vita.

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