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Autismo: problematiche culturali, sociali e sanitarie

Autismo: problematiche culturali, sociali e sanitarie

Blu come il cielo, come la profondità del mare,  come lo spazio infinito, come il pezzo di un puzzle complesso che ha bisogno di tutte le altre tessere per potersi esprimere ma che a sua volta è indispensabile per comporre il mosaico nella sua interezza, una tessera simbolo di un’intelligenza diversa, emblema dell’autismo

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Blu è il colore di cui si sono tinti i principali monumenti delle città di tutto il mondo nella decima giornata mondiale sulla consapevolezza dell’autismo, che si è celebrata il 2 aprile scorso, come sancito dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare il pubblico rispetto alle problematiche legate a questa patologia.

autismo
prof. Francesco Di Salle

Attorno a questa data continuano le iniziative di sensibilizzazione sul disturbo dello spettro autistico. A tal proposito il prof. Francesco Di Salle, docente dell’Università di Salerno e Direttore del Master in Analisi del Comportamento Applicata, BCBA, con il patrocinio del Comune di Salerno, ha organizzato per il giorno 11 aprile 2017, presso la Sala del Gonfalone del Palazzo di Città,  il convegno dal titolo “Autismo:  problematiche culturali, sociali e sanitarie”.

L’incontro si aprirà con i saluti istituzionali dell’avv. Antonio D’Alessio, Consigliere Comunale;  del prof. Mario Capunzo, Direttore del Dipartimento di Medicina, Università di Salerno; del dott. Nicola Silvestri, Direttore Sanitario Azienda Ospedaliera Universitaria “Ruggi D’Aragona” di Salerno.

Seguiranno gli interventi  del prof. Francesco Di Salle, docente dell’Università di Salerno, Direttore del Master in Analisi del Comportamento Applicata e BCBA  che terrà la comunicazione dal titolo “Analisi del comportamento e autismo”; del dott. Giulio Corrivetti, psichiatra, dirigente del Dipartimento di Salute Mentale ASL di Salerno  con la comunicazione “Autismo ed Organizzazione dei Servizi: Equità, Sostenibilità, Efficacia”; del prof. Maurizio Sibilio, Direttore del Dipartimento di Scienza della Formazione, Università di Salerno, con la comunicazione “Autismo e Pedagogia”; della prof.ssa Paola Aiello, docente  del Dipartimento di Scienza della Formazione, con la comunicazione “Autismo a scuola. Una sfida per il docente inclusivo”; del dott. Michele Ianniello Analista del Comportamento, psicologo – psicoterapeuta, con la comunicazione “I comportamenti disadattivi”; della dott.ssa  Elena Pappalardo, Analista del Comportamento, con la comunicazione “Problematiche relative all’insegnamento di abilità”. L’incontro sarà moderato dal prof. Palmiero Monteleone, docente di psichiatria dell’Università di Salerno.

L’autismo rappresenta sicuramente una delle sindromi più angoscianti e difficilmente spiegabili dell’età evolutiva. La sua fenomenologia, infatti, si manifesta mediante una vasta ed articolata gamma di sintomi, che ne rendono complessa anche la classificazione diagnostica. Attualmente si tende a convergere nella considerazione dell’autismo come disturbo generalizzato dello sviluppo, caratterizzato da una compromissione qualitativa ad origine precoce (nei primi tre anni di vita) dell’interazione sociale, della comunicazione e del repertorio comportamentale. Il disturbo viene definito generalizzato, in quanto interessa lo sviluppo percettivo e discriminativo, dell’attenzione, della motricità, dell’intelligenza, della memoria, del linguaggio, dell’imitazione e, più in generale, dell’adattamento all’ambiente.

Per quanto concerne le cause, l’autismo è stato in un primo momento considerato di origine prevalentemente psicosociale o psicodinamica, ma le evidenze che si sono accumulate negli ultimi anni hanno fortemente ridimensionato questa posizione e vanno sempre più chiarendo l’aspetto predominante del substrato biologico nel determinismo del disturbo.

Non esiste una cura per l’autismo, è però possibile mirare ad un fortissimo miglioramento delle capacità di adattamento delle persone, secondo il prof. Francesco Di Salle, uno dei massimi esperti mondiali di disturbi dello spettro autistico, «l’autismo non è una malattia guaribile ma è molto curabile, conosciamo quali sono gli strumenti di cura efficaci per ridurre quanto più possibile le disabilità e per avvicinare il più  possibile, i ragazzi che soffrono di questa malattia, a livelli di vita simili a quelli dei loro coetanei e a livelli di apprendimento, di socializzazione e di inserimento nel lavoro simili a quelli dei ragazzi normotipici. Credo sia nostro dovere perseguire queste possibilità di cura».

Grossi passi in avanti sono stati fatti se si pensa all’ottenimento della Linea Guida 21 del 2011 (Ministero della Salute, Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti, 2011), alla Legge per l’autismo n. 134 del 2015 (Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie) e finalmente all’inserimento, nel marzo 2017,  dell’autismo tra i nuovi LEA –  Livelli Essenziali di Assistenza che segna un momento fondamentale per l’applicazione di questi interventi: l’articolo 60 del decreto legge istitutivo recita “il SSN garantisce alle persone con disturbo dello spettro autistico le prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato mediante l’impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche”.

Autismo/ABA

La comunità scientifica internazionale è d’accordo che l’intervento d’elezione in autismo debba essere precoce, intensivo, globale e fondato sull’Analisi del Comportamento Applicata (Applied Behavior Analysis /ABA).

I programmi educativi comportamentali mirano a far acquisire ai bambini con Disturbi dello Spettro Autistico competenze nelle diverse aree di sviluppo (cognitiva, comunicativa, della motricità fine e grossa, dell’imitazione) attraverso tecniche educative specifiche come l’uso di facilitazioni (prompting), e la loro progressiva scomparsa (fading), il modellamento (shaping) o il concatenamento anterogrado e retrogrado (chaining). Da questo modello generale derivano altri programmi strutturati specificamente creati ed adattati periodicamente allo sviluppo delle singole abilità di ogni bimbo.

Attualmente le tecniche ABA per l’analisi del comportamento, individuano  le variabili che contribuiscono ad evocare (antecedenti), mantenere ed ampliare (conseguenze) i comportamenti, ed offrono ai genitori ed ai professionisti degli strumenti preziosi per aumentare i comportamenti adattativi e le competenze dei bambini e per ridurre ed eliminare i comportamenti disadattivi e problematici. Attraverso lo studio scientifico di parametri quantitativi dei comportamenti nei diversi contesti di vita , degli antecedenti e delle conseguenze del comportamento preso in esame in ambito domestico, scolastico ed extrascolastico, è oggi possibile comprenderne la funzione e proporre un intervento educativo efficace, in grado di insegnare al bambino o al ragazzo comportamenti più adeguati e alternativi che sostituiscano nel repertorio comportamentale, quello problematico (Istituto Superiore di Sanità, 2011).

Gli interventi educativi devono procedere nel totale rispetto della individualità delle singole persone con autismo, senza rinunciare nel contempo alla necessità formativa ed educativa universale che la scuola possiede.

Concludo questo report con un pensiero molto significativo di Jim Sinclair, un ragazzo autistico di grande intelligenza che ha scritto un capitolo di rilevante spessore nel libro di Schopler e Mesibov dedicato alle persone autistiche ad “alta funzionalità” (Schopler , Mesibov, 1992).

“Essere autistici non significa non essere umani, ma essere diversi. Quello che è normale per altre persone non è normale per me e quello che io ritengo normale non lo è per gli altri. In un certo senso sono mal equipaggiato per sopravvivere in questo mondo, come un extraterrestre che si sia perso senza un manuale per sapere come orientarsi. Ma la mia personalità è rimasta intatta. La mia individualità non è danneggiata. Ritrovo un grande valore e significato nella vita e non desidero essere guarito da me stesso. Concedetemi la dignità di ritrovare me stesso nei modi che desidero; riconoscete che siamo diversi l’uno dall’altro, che il mio modo di essere non è soltanto una versione guasta del vostro. Interrogatevi sulle vostre convinzioni, definite le vostre posizioni. Lavorate con me per costruire ponti tra noi” (p.102).

 

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