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Autismo: problematiche culturali sociali e sanitarie, il convegno a Palazzo di Città

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Autismo: problematiche culturali sociali e sanitarie, il convegno a Palazzo di Città

Autismo: problematiche culturali, sociali e sanitarie. Quali sono i trattamenti, gli scopi, le strategie e gli obiettivi ABA

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Si è svolto ieri, Martedì 11 Aprile, ore 16.30 presso la Sala del Gonfalone, Comune di Salerno, il convegno sull’autismo. Ad aprire gli interventi, Francesco di Salle, Professore ordinario di Neuroscienze e direttore di master ABA dell’Università di Salerno.

L’autismo, come ben sappiamo, è un disturbo del neurosviluppo, caratterizzato dalla compromissione dell’attività sociale e da deficit della comunicazione verbale e non. A tal proposito, il Professor Francesco di Salle, ha tenuto un  discorso dal titolo  “Analisi del Comportamento e Autismo” sostenendo che secondo l’analisi del comportamento autistico svolto da centri statunitensi, il problema è numericamente importante.

Cresce costantemente dal 2000-2010 e un ulteriore incremento del 30% della malattia nel biennio 2008-2010. Il numero aumenta se si pensa che negli uomini la malattia è più frequente rispetto alle donne.

Secondo il Prof di Salle, il problema dell’autimismo, non è solo da attribuire alla genetica, ma anche ai fattori ambientali e i prodotti chimici, che hanno la capacità d’influire sulle caratteristiche genetiche.

Ma quali sono i presupposti sociali per un intervento? Basti pensare che per ogni individuo servirebbero 4 milioni di euro tra costi scolastici, ricoveri, assistenza e terapie. Bisognerebbe dunque rendere sostenibile un’intervento della scuola, della sanità, che possa fare capo alla malattia.

Ha proseguito elencando i falsi miti dell’autismo, quali: autismo causato dallo scarso affetto dei genitori; causato dall’accumulo di metalli pesanti; con l’intervento psicoanalistico si può curare il bambino effetto da autismo; l’autismo passa con la crescita; è un dirturbo molto raro; se un bambino parla, non può essere autistico: frase del tutto falsa, poichè il 60%-70% dei casi conserva l’uso della parola. Infine, che ad un bambino autistico basta l’amore: quest’ultimo è assolutamente necessario, ma purtroppo da solo non basta.

Il Professor Francesco di Salle ha continuato il suo intervento mostrando alcuni video e spiegando come si presenta un bambino autistico. Spesso con l’età e l’adolescenza la sindrome si complica, sfociando in atteggiamente aggressivi, tanto da non riuscire più a gestirli, causando così l’isolamento.

Trattamento ABA (Applied Behavior Analysis): il loro trattamento è basato sulla leva della motivazione, sulla gratificazione come motore dell’apprendimento

Come applicare tale trattamento? Sicuramente in famiglia, ma altro ente sociale importante per favorire tali miglioramenti è la scuola.

Indagando tra gli insegnanti, il 60% si dichiara incapace di insegnare ai ragazzi autistici. Tuttavia, l’analisi del comportamento applicato all’insegnamento ha riscontrato, esaminando 75000 studenti americani, come l’insegnamento sia efficace e di aiuto per ottenere risultati migliori. Dunque, un maggiore coinvolgimento della scuola.

Quali sono gli interventi possibili sull’autismo: gli interventi comportamentali ABA includono interventi mediati dai genitori. La strategia è quella di creare chiavi di lettura idonee alla comprensione del bambino. L’effetto dele applicazioni di queste metedologie sono soddisfacenti: il bambino inizia a sorridere e sviluppa l’attenzione.

L’UNISA e l’ABA: vi sono Master universitari in ABA e autismo; corsi di perfezionamento in ABA e di formazione per l’insegnamento; cento di terapia comportamentale e di ricerca (Centro GEMS Ateneo) convenzionato con l’ASL.

Ha preso poi parola il Dott. Giulio Corrivetti, trattando dell’ “Autismo ed Organizzazione dei Servizi; Equità, Sostenibilità, Efficacia” e la Prof.ssa Paola Aiello con: “Autismo a scuola. Una sfida per il docente inclusivo“.

“Le difficoltà sono incotrate non solo dal docente di sostegno, ma anche curriculare”. ha sostenuto la Prof.ssa Aiello. “Le azioni che si compiono nella classe sono fondamentali per i processi di inclusione”. Il profilo del docente, dunque, prevede che interiorizzi i valori d’inclusione.

Ha proseguito il Dott. Michele Ianniello con “I comportamenti disadattivi“. Bisogna innanzitutto spiegarne il significato: i comportamenti disadattivi sono comportamenti che causano danno o pericolo a chi li mette in atto e all’ambiento circostante.

A concludere il convegno, la Prof.ssa Elena Pappalardo, trattando delle “Problematiche relative all’insegnamento di abilità“. Possiamo racchiudere il suo intervento in tre step: gli obiettivi dell’insegnamento; cosa insegnare e come insegnare.

Gli obiettivi sono innanzitutto l’inclusione sociale, a partire da quella scolastica. Favorire dunque la crescita armonica ed omogenea delle abilità dell’alunno. Bisogna insegnare attività idonee, appropriate alle sue abilità; abilità che permettono all’alunno di essere parte integrante della società in cui vive. Ma come farlo? Le procedure devono essere valide ed efficaci socialmente; devono dunque essere appropriate al momento. Stilare programmi specifici per l’alunno dopo averne studiato il comportamento.

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